“La situazione non e’ ancora risolta.Siamo nell’occhio del ciclone: il tempo intorno a noi e’ sereno, non c’e’ vento e non ci sono temporali, ma siamo circondati da casi. Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, pero’ il Covid-19 non e’ scomparso”. Cosi’ il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, interpellato dall’agenzia Dire in
merito ai nuovi casi di importazione di Covid-19 a Roma.

“Non e’ una situazione nuova per noi- prosegue Magi- anche la prima volta il virus e’ stato importato, in quel caso dalla Cina. Il problema e’ che si formano focolai e, finche’ non avremo un vaccino o una cura, dobbiamo cercare di inseguirli e isolarli. Ma piu’ apriamo le frontiere piu’ sara’ complesso perseguire questo obiettivo”.


Per Magi non e’ necessario “chiudere di nuovo l’Italia” o fare “passi indietro”, ma senz’altro “se vogliamo salvaguardare il nostro Paese- sottolinea- serve massima attenzione e soprattutto e’ necessario fare controlli alle frontiere, facendo tamponi
negli aeroporti a chi arriva in Italia. Non dobbiamo dimenticare che il virus e’ partito da una persona ed e’ stato in grado di infettare milioni di persone nel mondo”.

Secondo il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, quindi, non si deve “abbassare la
guardia, altrimenti in autunno i venti cominceranno a tornare forti”.
“Non si puo’ far finta che l’emergenza non ci sia stata- commenta Magi all’agenzia
Dire- alcuni pensano che si sia trattato solo di una lunga vacanza di qualche mese, ma non e’ cosi’. I ragazzi devono essere coscienti del fatto che il problema ancora esiste e che il virus si diffonde rapidamente. Ma non mi pare che la lezione sia stata recepita: ne ho visti tanti, in giro, scambiarsi bottiglie di birra e questo non va per niente bene. Dovrebbero essere piu’ prudenti e farlo prima di tutto nel rispetto dei loro familiari,
dei loro genitori e dei loro nonni”.

Bloccare di nuovo l’Italia sarebbe poi “disastroso” non solo a livello economico, ma “prima di tutto per i ragazzi stessi- aggiunge Magi- e per le loro prospettive di studio e lavoro”.