Trentuno anni l’11 luglio e una biobibliografia già ricca di storia, passioni e riconoscimenti, nonché densa di complesse esperienze di vita interiore tra lettura, scrittura, cinema, viaggi ed immersioni in ogni sfumatura Arte.

Questa è Giulia Quaranta Provenzano, della quale a giugno 2020 è uscita la Silloge poetica intitolata “Per via” – edita da Aletti Editore. Una raccolta appunto di poesie, codesta, che vede versi scritti nel 2017 ma che soltanto tre anni dopo la loro composizione hanno avuto pubblicazione.


<<Sono riservata, riflessiva ed introversa tuttavia altresì estemporanea: se capisco di non voler e poter pubblicare subito i frutti delle mie emozioni, dei mie sentimenti, delle mie riflessioni poi non li riesco a “riagganciare” successivamente e me ne disinnamoro, finendo per non sentirli più miei e dunque trascurandone ogni ulteriore urgenza di condivisione>> ha esordito la giovane donna.

Giulia poi, però continua <<Nonostante ciò, non sono mai solita rinnegare alcunché del portato avanti e del provato pur se solo per un certo periodo: sarebbe una vigliacca finzione ripudiare il trascorso che, appunto, come ito non è più in atto benché tuttavia lo sia stato …ecco pertanto che risulterebbe poco dignitoso, e parimenti insensato, negare che il passato abbia plasmato e condotto all’oggi. Ebbene, dunque, più di trecento componimenti non è ammissibile ignorarli, non è giusto sconfessare che abbiano significato qualcosa di importante sebbene, probabilmente più che altro, in una certa stagione della vita…>>.

Infine la poetessa ligure ha concluso <<Non mi resta perciò che ringraziare la nota Casa Editrice soprannominata che, ancora una volta, ha apprezzato e dato seguito alla mia forza di volontà nel non demordere tra le difficoltà di farmi spazio in mezzo ad un’incontrollata proliferazione di eccessivamente democratico accesso al titolo d’artista; sfrenato accesso che non di rado scalza coloro che di vuoti abissali regalano e ricercano valore e che proprio per tale certosino e continuo formativo interrogare sono emarginati da una società che si è assuefatta da tempo all’immediato e superficiale ad alimentare stordente lontananza e distacco da sé, dagli altri>>.

Ecco, a seguire, una rappresentativa lirica della Quaranta Provenzano, ovverosia “Fotografia in negativo”: “Sono io quella/ figura triste e scura, sconosciuta/ che (dietro) dà le spalle mentre/ m’incammino a testa bassa/ sotto la pioggia infuocata?// Cara me,/ non ti conosco davvero/ perché, se fosse, starei sorridendo/ orgogliosa dei colori arcobaleno// un poco più in là.”.

Ed ancora, “Scelte”: “Coda di rondine/ mostra la via: è/ questione di scelte.// Ogni volo un riflesso,/ una biforcazione smarrente,/ se persa la speranza.// Quel filo sottile/ strappato a mani avare, avide,/ deve essere! La penna, la mia spada/ mai di sangue bagnata/ il brutal tormento/ solca però ora mari profondi,/ percorre e traccia brulla terra di frontiera”.

E in avvio di conclusione, a pag. 326, “Un cielo d’agata fuoco”: “Oltre la rabbia del dì/ il sole ritira il suo manto;/ dietro sfrangiati perché e/ un cielo d’agata fuoco.// La sera presto regina, già,/ superba, veste di scuro broccato/ i mali del mondo.// … Potessi/ sfidare quel volto maligno,/ fanciulleschi però i solchi marcati,/ non vi sarebbe più alcun dolore quale pendolo/ tra un tempo e troppa distanza!/ Acceso falò il mio sguardo// nello spazio dei pensieri./ Atteso battito d’—ali.// Mal, sopra(v)vivo”.