Da più parti si parla del problema della riapertura della scuole e ci si interroga se – viste le distanze che dovranno tenere gli alunni e le classi quasi dimezzate, sarà possibile garantire un anno scolastico seguendo le misure imposte dal Governo.

Ebbene a Tortona sembra proprio di sì, ma anche grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona che ha stanziato 35 mila euro per consentire di effettuare i primi interventi.


A dare l’annuncio è il Sindaco Federico Chiodi.

“Per quanto riguarda la questione delle scuole ed in particolare le modalità di riapertura a settembre dei comprensivi che sono di diretta gestione comunale – dice il primo cittadino di Tortona – abbiamo svolto in questi giorni svariati incontri con le rappresentanze degli istituti comprensivi e con i tecnici del Comune.”

Incontri importnati dai quali è emerso, per ciò che concerne il Tortona A, gli immobili attualmente a disposizione della scuola sono sufficienti e saranno necessari soltanto alcuni lavori di adattamento per ampliare i locali più piccoli.

“Per quanto riguarda l’istituto Comprensivo Tortona B – ha detto Federico Chiodi – la dirigenza richiede spazi aggiuntivi, comunque in numero limitato, che verranno realizzati temporaneamente in immobili comunali una volta appurate le concrete necessità.  In ogni caso le scuole dovranno essere pronte per la riapertura a settembre.”

“Ci auguriamo – ha aggiunto Chiodi – che i fondi promessi dal Governo vengano effettivamente erogati, anche se si tratta di una cifra proporzionalmente limitata che potrebbe arrivare, forse, per Tortona, a 110 mila euro e devo ringraziare la Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona per il suo tempestivo contributo di 35 mila euro che ci mette in condizione quantomeno di iniziare i lavori.”

Il Sindaco di Tortona, però si toglie un sassolino dalla scarpa: “Continuo a ritenere – conclude – che questi interventi comportino una spesa che si sarebbe potuta evitare se il Governo centrale avesse valutato diversamente la situazione epidemiologica nel nostro Paese. Non biasimo certo i dirigenti dei nostri plessi che si devono attenere alle normative ministeriali, ma francamente mi domando per quanto tempo si vorrà tenere uno stato di emergenza che non ha più i presupposti di esistere, osservando la situazione dei ricoveri ospedalieri e delle positività sul nostro territorio. Non siamo più di fronte a una pandemia, ma a una endemia, e non credo che sia eticamente e scientificamente accettabile attendere il momento del “rischio zero” per ritornare ad una vita normale.”