Domenica 28 giugno alle ore 10,30 la piazza Vittorio Emanuele accoglierà i fedeli. L’altare sarà allestito sul sagrato e la piazza sarà interamente chiusa al traffico e vietata la sosta


Un rito pubblico per elaborare il lutto collettivo che ha colpito così tante famiglie. Abbiamo il dovere di “rivivere” in forma pubblica e privata la perdita dei nostri cari, nascosta in fretta. Perché non sarà possibile dimenticare se non ci sarà l’addio che i defunti  meritano. Tutti, non solo coloro che sono stati uccisi dal Covid – dice il Sindaco Gianni Tagliani – che, insieme al Parroco, Don Paolo Caorsi, ha organizzato per la mattina di domenica 28 giugno una Messa in piazza. È il cuore degli eventi,  un salotto d’epoca, stile medievale, la piazza di Castelnuovo Scrivia: una vera e propria cartolina dal centro-zona della Bassa Valle Scrivia. Varcato il “voltone” di via Solferino, lo sguardo si imbatte nella magnificente facciata della Collegiata Santi Pietro e Paolo; dall’altro lato si trova il castello – l’antico palazzo pretorio di periodo tardo-romanico -, la cui torre domina la piazza da un’altezza di ben 39 metri. E sarà proprio in questa prospettiva che verrà organizzato il momento di preghiera all’aperto.

Riguarderà sia coloro che hanno perso parenti, genitori, amici ma anche chi non è stato toccato dalla perdita ma la vive comunque come un dramma di tutti. La perdita di tante persone anziane pesa su tutta la comunità. Non stiamo parlando di numeri, ma di persone, di storie, di donne e uomini che hanno fatto la storia recente delle nostre comunità.  Sarà il parroco a prendersi l’onere maggiore quello di leggere i nomi del castelnovesi scomparsi in questi mesi che non hanno avuto un funerale. E’ un elenco straziante ma necessario per dare un nome a quelli che fino a oggi sono stati solo pubblicati sui manifesti.  I numeri di chi non ce l’ha fatta per il Covid e di chi, invece, non toccato dalla pandemia, se n’è andato in estrema solitudine.

E con la cerimonia pubblica l’occasione sarà anche quella dell’esposizione del Busto con le reliquie di San Desiderio e la benedizione del tricolore che verrà issato sulla torre. La tradizione che solitamente si svolgeva il 23 maggio, giorno in cui si celebra il Santo Patrono nell’ambito della festa medievale annullata per la pandemia. Una consuetudine centenaria del comune: ogni anno, viene portato il tricolore ornato da un mazzetto di gualdo (erba tintoria che fece la fortuna del paese), una boccetta con il sale e un crocifisso. Elementi che le leggenda indica per preservare i cittadini “dalla tempesta, dalla fame e dalle epidemie” come compare nell’antica scritta sulla bandiera. E che, purtroppo, è rimasta, in parte, negli intenti.

In piazza si assisterà alla Santa Messa in piedi. La protezione civile per gli anziani che hanno difficoltà allestirà un parterre di 50 sedie per non affaticare loro. Sarà totalmente chiusa al traffico e su tutta la piazza sarà in vigore il divieto di sosta con rimozione dalle 8 alle 13.