Alziamo le mani, stavolta non siamo stati noi, lo giuriamo: non intendevamo assolutamente “sputtanare” tutti quei colleghi che non trovando notizie di rilievo, trascorrono disperatamente gran parte della loro vita su Facebook alla ricerca di qualcosa di interessante da pubblicare con lo scopo di contrastare, in qualche modo, quei giornali che di materiale ne hanno a iosa o per cercare di accaparrarsi qualche lettore in più, perché – si sa – più lettori significano più potere, più sponsor, più soldi.

E d’altro canto canto, cosa devono fare tutti quei “poveri” giornalisti che, vessati dai Capi servizio o dai Direttori di turno, sempre alla ricerca di scoop e di notizie da prima pagina, li pressano in continuazione?


Parliamo a ragion veduta perché sappiamo come funzionano certe cose, avendole vissute per qualche tempo in prima persona e siamo coscienti della situazione, tuttavia, cari colleghi, vi invitiamo a non spacciare lucciole per lanterne e quando fate un servizio giornalistico strappalacrime, palesemente copiato da un post su Facebook (peraltro non pubblico ma condiviso solo con gli ‘amici’), di avere almeno la compiacenza di segnalarlo, perché altrimenti, tanta gente che legge l’articolo crede erroneamente che quella (con tanto di fotografia sempre presa da Facebook) sia un’intervista esclusiva del giornale e non qualcosa che invece risale ad un post su Facebook peraltro anche datato perché l’autrice lo ha scritto una settimana prima!

Non sappiamo se chi ha realizzato “l’intervista” abbia preventivamente chiesto all’autrice del post di pubblicarlo ma abbiamo qualche dubbio visto che dopo averlo visto su quel giornale, la tortonese che lo ha scritto lo definisce “Una gran bella sorpresa”.

Poco importa, però, perché il nostro intento è quello di spiegare a tutti i lettori come funziona, oggi, il mondo del giornalismo e stavolta a segnalarcelo è una lettrice con una bellissima lettera che pubblichiamo a fine articolo.

Noi non ce ne eravamo accorti. E d’altro canto, come scriviamo spesso, non solo leggiamo di rado quello che scrivono i colleghi ma passiamo davvero pochissimo tempo sui social perché abbiamo cose più importanti e interessanti da fare.

Abbiamo omesso i link di riferimento segnalati dalla lettrice grazie ai quali emerge tutta la verità e la fonte dell’articolo, così come non scriviamo quale giornale e quale giornalista abbia scritto il pezzo, perché a noi non interessano i soggetti, ma illustrare i fatti, raccontando come cambia questa società e come, a volte, ciò che appare non sia completamente giusto e corretto.

Ci perdonino i colleghi o i giornali che si sentono chiamati in causa, ma noi crediamo che una persona che fa il nostro mestiere, cioé un Giornalista, debba soprattutto raccontare la verità e informare i propri lettori dei cambiamenti in atto nella società attuale. Fra questi cambiamenti, ovviamente, è compreso anche il “nuovo” modo di fare giornalismo grazie al web, molto diverso da quello di 40 anni fa, nel quale chi scrive, ha mosso i primi passi.

Perdonateci e abbiate tutti comprensione, lettori compresi, ma Il nostro scopo è solo quello di raccontare la verità, come sempre.

Nessun’altro.

L’EMAIL DELLA LETTRICE CHE CI SEGNALA L’EPISODIO

Fioco amico
Il giornalismo del 2020 mutua l’appetito di protagonismo insito nella specie umana con la pigrizia del giornalista indolente, quello che non è mai stato sul campo per respirare la notizia, gli umori, le verità nascoste, accontentandosi dei copia incolla apparenti.
Ed è così che nascono i grandi articoli di queste firme semiserie: da un copia incolla.

Che venga dal pezzo di un collega, da un comunicato stampa o dalla bacheca Facebook altrui, il copia incolla regna sovrano nell’informazione del terzo millennio.
A volte autorizzato dall’autore, più spesso utilizzato in maniera impropria, facendolo passare come intervista esclusiva, sovente stravolto nei contenuti e attribuito con le pudiche virgolette a una esternazione del malcapitato, che si vede attribuire delle frasi estratte da un contesto, arrivando a far apparire tutto un altro significato rispetto al “post” originale e al suo pensiero, candidamente espresso su un social network e condiviso tra gli amici.

Vien da domandarsi quale sia il grado di percezione di quel nobile sentimento chiamato, spesso a sproposito, “amicizia”, se per i pochi denari con cui l’editore paga un articolo si arriva a manipolare e stravolgere i contenuti di un “amico”.
Stay hungry, stay foolish diceva Steve Jobs. Siate affamati, siate creativi.

Pare che il messaggio sia arrivato a tanti giornalisti di oggi, ma è stato recepito nella declinazione peggiore
e negativa.

Meglio, piuttosto, stay asocial. State lontani dai social network, che là fuori ci sono lupi affamati, e “creativi”.

Lettera Firmata