Il 7 aprile è la Giornata mondiale della salute e mai come ora si desidererebbe goderne in ogni angolo della Terra. Spesso al mattino, già appena svegli, ci si alzava imbronciati mentre un sorriso si rivela invece adesso essere il saluto più prezioso ed importante con cui accogliere il nuovo giorno.

Questo il pensiero della Trentenne dianese Giulia Quaranta Provenzano che prosegue con alcune interessanti considerazioni.


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Il perpetuo oggi è incurante di tutto, o di nulla se si preferisce – che tal son solo termini vuoti: esso rivela sempre e soltanto il vero piuttosto. Nessuno avrebbe immaginato un presente quale quello attuale eppure lui, l’oggi appunto, non ha sosta e nel suo non previsto riposo ha smascherato ogni cosa e ciascun uomo, donna fino a render chiaro come il nostro comune è un suolo calpestato da tutti ma non di alcuno in verità. Il ricco, quanto il povero sta conoscendo la paura, il timore, la sofferenza e benché forse i primi più auto-centrici e con qualche risorsa maggiore in termini di materiale possibilità di difesa, non v’è chi possa scongiurarla davvero coll’avere ché non si sradica questo male né con oboli né con fortune.

Il presente dì, dì in nome della salute è strano e surreale saperlo essere dedicato proprio a ciò che purtroppo, diffusamente è venuto meno ovunque e per troppi – eppure non di meno risulta doveroso ricordarlo, perché il più piccolo gesto ed attenzione non è e mai avrebbe dovuto essere scontato. Ce ne si accorgerà probabilmente meglio al momento che baci, abbracci e carezze si sono ridotti a veleno e negarli è divenuto antidoto, un doloroso gesto d’amore autentico allorché è la premura e responsabilità nel prevenire con la lontananza fisica, giammai dell’anima comunque misura d’affetto e bene.

Eccomi dunque nuovamente, ancora a scrivere poiché voi possiate leggere. Leggere che è una delle cose di superiore bontà che si possa fare in codeste circostanze delicate e d’umana immobilità in siti che, chissà, appaiono prigioni e gabbie ma che sono in realtà case accoglienti e non luoghi di reclusione e confinamento – dimore protette che non devono vestire gli abiti di impietose isole bensì, al contrario, salvagente in un oceano di sofferenza ove il visto, l’ascoltato, il letto, il pensato diviene formativo ed esperienza speciale di una più solidale e generosa cultura della cura reciproca ed attenzione disinteressata.

Cos’è quindi la salute, che sapore e cosa significa adesso un termine tanto prima abusato o all’opposto persino sottovalutato nella sua imprescindibile importanza? La salute è un regalo, un omaggio del quale avere riguardo nel quotidiano innanzitutto poiché il benessere non è in primis quello pecuniario, bensì fisico e psichico. La salute è quello stato di unica perfezione possibile consistente nella funzionalità dell’organismo e che è salvezza là dove, in sua mancanza, qualsiasi altra possibilità abortisce e perde colore ed intensità. Un proverbio giapponese recita <<La necessità è la madre dell’invenzione” ed in un certo qual senso è vero perché è essa a stimolare l’ingegno, però d’altro canto credo pure che ora prioritariamente sia necessario ricomporre quei frammenti del sé e del circostante che si sono abiurati ed ignorati nella fretta ed ingordigia d’un trascinarsi a caccia del profitto, preferibilmente poco impegnativo, e del superficiale svago. Ecco, salute è conseguentemente inoltre perdonare e perdonarsi per tutto questo ché non è tanto questione di “scagionarci” dal male inflittosi ed inflitto quanto per la maggiore liberare e nettare il petto dall’amarezza per ciò che avrebbe potuto essere, quello che avrebbe dovuto essere e però non è stato così da non rinunciare più alla speranza per non aver avuto e contribuito ad un passato migliore – che del resto è passato appunto e quindi cenere su cui risorgere con rinnovata consapevolezza dello straordinario dono che è l’esistenza.

A presto, un caro saluto.

                                                                                                                                         Giulia Quaranta Provenzano