Una linea di ricerca dedicata al Covid: a seguito delle esperienze maturate e come frutto del lavoro della cabina di regia sul Covid, l’Azienda Ospedaliera intende dare avvio alla linea di ricerca Covid- 19, che si inserisce perfettamente nella mission delle patologie ambientali, differenziandosi dalle precedenti in quanto trasversale all’Azienda, non legata ad una specifica struttura e al singolo professionista.
Referente clinico della linea di ricerca è il dr. Guido Chichino, Direttore di Malattie Infettive, e il coordinamento delle attività, come per le altre linee di ricerca, è affidato all’Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione, diretta dal Dr. Antonio Maconi.
Ed è proprio il Dr Chichino che spiega che la presenza del virus nella nostra provincia può essere collegata a tanti fattori differenti, alcuni già noti, altri che potranno emergere a seguito di specifici studi successivi.

“Di sicuro va considerata la vicinanza geografica e gli intensi scambi commerciali, sociali e ludici con la bassa Lombardia ed il piacentino. L’incidenza della malattia nella nostra zona è pressoché sovrapponibile a queste province, che ci hanno anticipato nell’esplosione dell’epidemia di 1-2 settimane. In proposito va sottolineato come all’inizio siano stati riscontrati fra i pazienti dei casi inaspettati di contatto, per i motivi più disparati, proprio con il comune di Codogno”.
L’Azienda Ospedaliera ha riorganizzato le proprie attività nelle scorse settimane per accogliere numerosi pazienti Covid e il lavoro degli infettivologi è stato prezioso: “I virus sono dei parassiti che non riescono a sopravvivere in autonomia ma devono sfruttare ogni occasione favorevole per moltiplicarsi e diffondersi.


È chiaro che di fronte ad una malattia nuova, abbiamo iniziato a lavorare da subito con l’attivazione di numerosi studi e con la somministrazione di farmaci a livello
sperimentale. Va inoltre sottolineato – prosegue il Dr. Chichino – che la malattia COVID-19 si manifesta prevalentemente con una polmonite di tipo interstiziale; la radiografia tradizionale, esame standard e di primo livello per la sua diagnosi, è gravata da bassa sensibilità nell’identificare le alterazioni precoci polmonari e pertanto nelle fasi iniziali della malattia rischia di essere falsamente negativa. Nel corso di questa pandemia l’ecografia polmonare ha dimostrato di possedere una sensibilità diagnostica maggiore di quella dell’Rx tradizionale suggerendone l’utilizzo a scopo diagnostico, prognostico, di monitoraggio clinico e di ricerca scientifica. Si ipotizza ora l’utilizzo di uno strumento ecografico portatile, grazie alla Fondazione Solidal, che permetterà ora e nel futuro di affinare i risultati interpretativi in questa ed in tutte le altre patologie infettive, sempre al letto del malato, con importanti ricadute sia per la clinica che per la ricerca”