Pubblichiamo di seguito la lettera di un Operatore Socio Sanitario (Oss) tortonese corredata di link alle fonti che mette in risalto una situazione potenzialmente pericolosa riguardo al Coronavirus che può interessare tutti coloro che hanno a che fare con gli anziani ma anche la gente comune che va a gettare la spazzatura negli stessi cassonetti dei rifiuti in cui sono stati gettati pannoloni.

Egregio Direttore,


Le notizie sui contagi da Coronavirus si rincorrono ed incalzano attraverso TV, giornali, siti, catapultando all’insù il livello di attenzione riguardo, soprattutto, le modalità di trasmissione del virus. La fibrillazione è continua, il “nemico” è invisibile, i dubbi sono tanti.

Sono solo un operatore socio sanitario, non un medico, tantomeno un virologo. Vorrei semplicemente evidenziare una mia osservazione riguardo un potenziale veicolo di diffusione delle infezioni da coronavirus.  In Cina, dove lottano contro il Coronavirus da ben più tempo di noi, le autorità sanitarie locali hanno recentemente aggiunto il contatto con le feci e le urine contaminate come ulteriore modalità di trasmissione del contagio; il contagio potrebbe avvenire anche con la trasmissione aerosol di piccole particelle di feci o urine contaminate e la conseguente inalazione da parte dell’uomo.  La notizia è del 4 marzo scorso, pubblicata in origine sul South China Morning Post(1)e ripresa da più siti nazionali in Italia, tra cui La Stampa (2).

Se i cinesi, che hanno quasi totalmente arginato l’espansione del virus, sono giunti a questa conclusione, l’enunciato dell’NHC (la Commissione Nazionale della Sanità cinese) rappresenta una informazione da tenersi in forte considerazione.  Nel  frenetico momento di allerta attuale, questa notizia mi fa particolarmente riflettere, in quanto interessa prassi operative quotidianamente in uso nelle case di riposo, effettuate nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza dettati dalla ASL AL, ma antecedenti alla pandemia del Covid-19. Protocolli sui quali mi domando sia il caso di apportare dei correttivi per garantire una maggiore tutela e sicurezza nel controllo della diffusione del virus.

Mi riferisco alle procedure di corretta gestione dei rifiuti prodotti in ambito sanitario(3) adottate in istituti di ricovero, case di riposo e simili, nello specifico per i pannoloni.  Questa tipologia di rifiuti sanitari sono assimilati agli urbani (RSAU) e vengono smaltiti nel normale sacco nero (o grigio), conferiti poi nei cassonetti posti a bordo strada.

Normalmente, i pannoloni sono rifiuti derivanti da attività sanitaria che non presentano rischio infettivo,  esclusi quelli dei degenti  chiaramente dichiarati infettivi. La perplessità è questa: nella fase attuale, con una diffusione esponenziale del Coronavirus, i degenti considerati sicuramente infettivi sono coloro che, sottoposti a tampone faringeo, hanno avuto un esito positivo. I loro pannoloni però, fino al momento della diagnosi di quella positività, erano stati regolarmente smaltiti nei cassonetti? Probabilmente sì, impiegando sacchi neri chiusi, però sicuramente non sigillati ermeticamente o messi sotto vuoto. Un cassonetto esposto al sole, alle temperature tiepide dei giorni scorsi, è altamente probabile che generi vapori ed aerosol, contenenti un potenziale veicolo infettivo, almeno secondo lo studio dei cinesi. Ogniqualvolta quel cassonetto viene aperto, l’aerosol può andare in dispersione nell’aria circostante, arrivando alle vie respiratorie di chi si avvicina per gettare, a sua volta, dei rifiuti.

Per  pura ipotesi, se vi fossero cassonetti di raccolta dei pannoloni ad uso comune tra il centro Mater Dei e la Casa Madre delle suore orionine, il passaggio del virus tra l’una e l’altra struttura potrebbe essere avvenuto, in linea astratta, in questo modo, contagiando degli operatori inconsapevoli del pericolo mentre stavano smaltendo dei rifiuti secondo protocolli assolutamente regolari.

Ora, una riflessione ulteriore.  E i pannoloni  di tutti quei pazienti che, pur manifestando sintomi di infezione da Covid 19, non sono stati sottoposti a tampone e quindi non si sa per certo se siano positivi?

Ad esempio, i pannoloni usati da chi si trova al proprio domicilio, normalmente smaltiti nei cassonetti stradali, possono rappresentare un veicolo di potenziale contagio? Possono rappresentare un pericolo per la diffusione?

Pensando all’infezione da coronavirus vengono subito alla mente problemi respiratori e soprattutto la polmonite, però -attenzione- i risultati di due studi pubblicati su un sito specialistico(4) evidenziano che questo virus può manifestarsi anche con sintomi gastrointestinali e che è possibile anche una trasmissione oro-fecale. I dottori cinesi hanno scoperto che, su 73 pazienti ospedalizzati positivi al Coronavirus, 39 pazienti (25 maschi e 14 femmine, con una età compresa tra 10 mesi e 78 anni) si sono trovati casi positivi al virus anche nelle feci. Ci sono anche stati 17 pazienti che sono rimasti con feci positive (quindi con presenza del virus eliminato per via rettale) anche dopo aver dimostrato negatività nei campioni respiratori. Queste scoperte spiegherebbero l’ulteriore cautela imposta dal massimo istituto per la sanità cinese, riguardante anche la possibile trasmissione via aerosol di particelle correlate a urine e feci. E il giro si chiude nuovamente sui pannoloni e come vengono smaltiti…

Non sono io che posso fornire risposte. Io posso unicamente formulare domande che attraverso un organo di informazione auspico arrivino a chi può assumere maggiori informazioni, dando, conseguentemente, adeguate risposte, e, nel caso, facendo adottare opportuni  comportamenti.

Un OSS del Tortonese

Fonti: