«Una sola cosa mi è assolutamente necessaria alla vita, il pianoforte, appendice al mio cervello.», sono le parole scritte da Marco Gandini un grande della musica rimasto in silenzio

Nato in Alessandria sei anni antecedenti al secolo XX, si stabilisce definitivamente a Torino con nel cuore la sua Alessandria Il carattere di Marco Gandini è stato alquanto riservato, … una figura appartata di musicista compositore , come dice la figlia Rosa Maria, … radicato nell’ambiente culturale… ov’è accolto con profondo interesse.


La gioventù trascorsa fra le due guerre mondiali ha conosciuto, frequentato un gruppo di notevoli artisti, eccellenti intellettuali di Torino: Piero Gobetti, Felice Casorati, Massimo Mila, nonché tanti altri nomi illustri con cui ha condiviso un’aperta amicizia, forte di leale stima. I temi degli incontri hanno avuto discussioni sull’arte, sulla cultura; hanno parlato di politica, della società di quel tempo, tuttavia Marco è sempre stato un musicista: come tale ha vissuto l’esistenza da pianista, compositore sempre schivo nonostante le lusinghiere critiche, espresse da giornali di rilievo dai quali è stato definito: «tempra di musicista assai promettente», così s’espressa La Stampa nel 1917; l’Ordine Nuovo del 1921 ha riportato: «temperamento rigoroso di artista … preparato da studi silenziosi, maturi e profondi » .

L’esercito lo ha chiamato giovanissimo al fronte. Si ammala. È costretto a lunghi periodi di riposo durante i quali prosegue gli studi di giurisprudenza, continua nell’approfondimento della formazione musicale con insegnanti di rilievo. È salito sul podio in veste di direttore d’orchestra, chiamato a sostituire il Maestro Tullio Serafin al Teatro Regio di Torino, una vicenda purtroppo conclusa presto per i postumi d’una malattia contratta al fronte. Le giornate spensierate le trascorre a cavallo, fra le sue montagne in compagnia di amici sinceri, pur continuando a seguire l’arte dei suoni, mantenendo sempre gli opportuni contatti per continuamente aggiornare lo spirito musicale, nel contempo a scrivere musica. E, che musica! Pubblicata dall’Editore Bongiovanni di Bologna. Il padre, farmacista, lo desidera a fianco nella professione. Eccolo con la laurea in Farmacia in tasca, pronto a affiancare il genitore, Giovanni, poi sostituirlo completamente al suo decesso in avanti. La sua vita è condivisa, nel 1936, con Santa Vaudano, la sua sposa con la quale è genitore di cinque figli: insieme acquistano la farmacia di Viù, un paesino nelle Valli di Lanzo, poco discosto da Torino, un appagato periodo di tranquillità, la famiglia vive momenti sereni. Marco continua nella musica, sempre accanto al suo pianoforte fischiettando le sue composizioni; il suo diario annota: «Una sola cosa mi è assolutamente necessaria alla vita, il pianoforte, appendice al mio cervello.»

Franco Montaldo