I lettori mi perdonino se per una volta scrivo un articolo di cronaca politica come fosse una storia ma in fondo quella di Gianluca Bardone è una storia e io ci sto prendendo gusto a scrivere Storie….

Lunedì 27 maggio ore 22,30 il nuovo sindaco Federico Chiodi insieme ad oltre 150 persone del Centro destra hanno festeggiato una vittoria che dopo il voto delle Europee era quasi scontata.


La caciara in via Emilia, nel cuore di Tortona, era arrivata circa un’ora prima, seguita dai festeggiamenti con le bandiere e il corteo che si dirige verso il Duomo passando davanti alla sede di Bardone, ma Chiodi che è un signore, non infierisce: non passa sotto i portici ma in mezzo alla strada.

Si festeggia ad alta voce in via Emilia e le poche sparute persone che erano all’interno della sede di Bardone non possono non aver sentito, ma stanno dentro, non escono e fanno finta di niente come se non esistessero.

Ritorno dalla festa e mi dirigo a casa per scrivere l’articolo sul successo di Chiodi; ormai lo spoglio è quasi concluso: mancano tre seggi e immagino che la sede di Bardone sia chiusa.

Mi sbaglio: le luci sono accese.

“Staranno chiudendo baracca e burattini” penso ma mi sbaglio ed entro.

Il sindaco Bardone (lo è ancora fino al giorno dopo quando Chiodi verrà proclamato ufficialmente primo cittadino) è ancora lì.

Lo avevo visto alle 18 quando non erano ancora iniziati ad arrivare i risultati delle Comunali e non lo avevo visto bene: era teso e preoccupato ma adesso non più. Sembra rilassato, come se si fosse tolto un peso.

Gli vado incontro e lo saluto: “Ciao Gianluca, mi dispiace”

“Non si poteva fare di più – mi dice – i risultati delle europee erano un’ondata troppo difficile da arginare, abbiamo fatto il possibile, me lo aspettavo dopo lunedì.”

In realtà la sconfitta non nasce solo dal giorno prima, ma ha origini antiche e forse gran parte si deve al depauperamento dell’ospedale: se Chiamparino avesse mantenuto le promesse e non avesse smantellato l’ospedale tre anni fa oggi non avremmo festeggiato un Sindaco al primo turno e Bardone sarebbe andato almeno al ballottaggio e probabilmente con una percentuale molto più alta di quella ottenuta adesso.

Ci sarebbe stata una vera competizione elettorale e non una che, in fondo, non è mai iniziata, perché si è capito subito che Chiodi aveva i favori del pronostico.

Ai collaboratori di Oggi Cronaca, e non soltanto a loro, ho sempre detto che per la prima volta Tortona aveva la possibilità di fare il sindaco al primo turno e non mi sbagliavo.

Una delle cause era che Chiamparino ha tradito: era venuto a Tortona per sostenere Bardone promettendo di salvare l’ospedale ma non l’ha fatto.

Il sindaco di Tortona ha cercato di smarcarsi: ha stracciato la tessera del PD, è uscito dal partito e si è avvicinato alla Chiesa ma non è stato sufficiente perché in Consiglio comunale il PD aveva la maggioranza assoluta dei seggi e tutti sapevano fin dall’inizio che se Bardone governava era solo per merito di quel partito.

Bardone ha cercato di fare anche una politica quasi vicino alla destra sulla sicurezza e sull’immigrazione, ha cercato di smarcarsi dall’ideologia di centro Sinistra avvicinandosi quasi ad una Democristiana ma non è servito perché l’etichetta di uomo del PD gli è sempre rimasta appiccicata addosso.

Come uomo e persona ha fatto quel che poteva: ha puntato sulla cultura per cercare di recuperare il terreno perduto con l’ospedale e ha quasi “litigato” con la Regione, Saitta e Chiamparino sulle vicende sanitarie ma quelli sono uomini del PD e lui, Bardone, più di tanto non poteva andare contro il partito che per cinque anni ha comandato in città.

Così ha cercato di sopperire con altro, offrendo ai tortonesi qualcosa di diverso ma non è stato sufficiente.

Ha cercato di smarcarsi dal passato ripresentandosi “nel segno della continuità” ma forse non è stato lo slogan giusto perché i tortonesi non volevano la continuità ma qualcosa di diverso.

Credo che qualsiasi cosa si sarebbe inventato, Bardone avrebbe perso perché spesso il voto amministrativo a Tortona rispecchia la situazione nazionale ed è difficile ribaltarla.

Bardone forse lo sapeva ma ha cercato di inventarsi una campagna nuova e l’idea delle due liste civiche, una con Bianchi e Pacquola e l’altra fatta di giovani è stata successo perché alla fine portano a casa tanti consiglieri come il PD ma, senza un partito dietro (Ronchetti docet) non si va da nessuna parte e così, suo malgrado, Bardone non poteva fare a meno del PD e il PD a Tortona non è identificato come quello di Zingaretti ma quello di Chiamparino come provano i risultati delle attuali elezioni regionali.

Il colpo di grazia, però, a Bardone, gliel’ha dato proprio Chiamparino arrivando a Tortona per presentare il progetto dell’ospedale: una visita che ha rispolverato i tristi ricordi dei tortonesi convincendoli ancora di più a votare centro destra.

Non sono mancati, in questa campagna elettorale gli attacchi: alcuni pariti di centro sinistra che hanno preso gli slogan coniati inizialmente dal centro destra facendoli propri, poi sono arrivate alcune scaramucce sui social ed infine il tentativo di far apparire irrealizzabile il programma del centro destra con relativa risposta finale di Chiodi in una “lettera aperta ai tortonesi” che è stata la ciliegina sulla torta di una campagna elettorale magistrale.

Quella del centro sinistra, invece è stata una campagna elettorale meno buona, attuata con meno risorse della precedente, è vero, ma quasi tutte destinate verso un solo giornale cartaceo: una scelta che non ha pagato.

Non ha pagato per il centro sinistra ma non ha pagato neanche per alcuni candidati del centro destra che hanno scelto solo quel genere di pubblicità (per altro molto costosa) e non sono stati neppure eletti.

Oggi la comunicazione ha forme diverse rispetto al passato: l’entourage di Bardone se n’è accorto troppo tardi. Ha cercato di porvi rimedio ma non è servito.

Un’altra delle tante cause che ha provocato la sconfitta di Bardone, infine, è stata la scarsa comunicazione e la poca verve. Non sempre le notizie sono arrivate puntuali e alcune volte non sono state neppure inviate mentre per quanto riguarda la verve, il sindaco uscente è sembrato troppo compito, troppo remissivo e poco incisivo.

Se cinque anni fa questo suo modo di essere ha pagato, stavolta è stato controproducente.

Tutti questi pensieri mi passavano per la mente quando, dal municipio, alle 22,30 di lunedì 27 maggio dopo la festa di Chiodi, attraversavo i portici per raggiungere l’auto in piazza Duomo, recarmi a casa e scrivere l’articolo sullo storico successo del candidato del Centro destra sindaco al primo turno nella storia di Tortona.

Anche se i giochi sono fatti e tutto è finito nella sede di Bardone, però, trovo ancora diverse persone: Marco Picchi soprattutto. Dopo i trascorsi e le mancate querele non abbiamo mai avuto occasione di parlarci seriamente e lo facciamo per pochi minuti.

Poi vado oltre e incontro Davide Fara l’ex assessore ai lavori pubblici e davanti al pc a leggere i risultati diversi giovani che stanno raccogliendo le preferenze: un lavoro che non servirà a nulla e loro se sono coscienti, eppure sono lì che continuano e vanno avanti per finire il lavoro iniziato insieme.

Malgrado tutto per loro è stata un’esperienza unica: sarà anche vero che tutto è servito solo per far eleggere Federico Mattirolo, ma loro, gli altri giovani coinvolti da Mattirolo, a quanto pare si sono divertiti.

Alcuni, magari, l’hanno presa troppo a cuore, altri meno, tuttavia questa esperienza rimarrà per sempre nei loro ricordi perché non capita tutti i giorni di gettare anima e corpo in una campagna elettorale.

Mi volto e vedo Gianluca, il Sindaco che, malgrado tutto, sorride.

Mi viene incontro e mi stringe la mano.

“Ragazzi – dico rivolto a tutti – facciamo una foto per Oggi Cronaca? Dai sorridete ma non troppo, in fondo avete perso e dovete sembrare anche un po’ dispiaciuti.”

“Ma sì – risponde qualcuno – vedere un po’ di belle ragazze sul giornale fa sempre bene”.

Il clima è sereno, la battaglia è persa: l’astio e le divergenze con gli avversari sembrano placate ed è tornato il sereno. In fondo siamo tutti figli di un’unica città.

Angelo Bottiroli