Un pezzo di Tortona che ormai non esiste più con capannoni in disuso e veri e propri residuati di un’archeologia industriale, però molto importante, perché all’interno ci sono i due “Capannoni del Sale” realizzati da Pierluigi Nervi.

Questa è la “Zona Alfa” che è stata ricordata ieri, con l’inaugurazione della mostra “Acciaio, sale e tabacchi” che ripercorre la storia dello stabilimento al di là della ferrovia in via Bengasi. Una mostra documentale come è solito fare il Comune di Tortona negli ultimi anni, per ricordare la storia della città.


La rassegna che si svolge a palazzo Guidobono e resterà aperta fino al 31 marzo è stata inaugurata dal sindaco Gianluca Bardone che ha ripercorso a grandi linee la storia della “Zona Alfa” e l’importanza strategica che lo stabilimento ha avuto per la città.

Poi la parola è passata l’assessore alla cultura Marcella Graziano, che ha ringraziato per l’apporto storico Armando Bergaglio prima e Roberto Gabatelli, poi, dipendente comunale curatore della rassegna, che insieme a tanti altri tortonesi ne hanno effettuato la realizzazione.

Marcella Graziano ha messo in evidenza la particolarità dei capannoni realizzati da Pierluigi i Nervi che ha realizzato, tra l’altro, anche diverse sale pontificie.

Roberto Gabatelli ha spiegato che per la prima volta è stato realizzato un plastico in 3D che raffigura una porzione dei capannoni del sale. Un grafico realizzato grazie video effettuati mediante utilizzo di droni e la rassegna è piena di fotografie scattate appunto dai droni.

Stiamo parlando di una mostra importante che avrà anche un catalogo con immagini inedite, realizzato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.

La parola poi è passata a Federica Stella del politecnico di Torino, astigiana esperta della vita e delle opere di Pierluigi Nervi che ha sottolineato la rilevanza internazionale dei capannoni del Sale, realizzati con la stessa struttura a cassettoni di Torino-esposizioni.

L’inaugurazione si è conclusa con il lungo intervento di Cesare Raviolo esperto di storia tortonese, che ha raccontato i passi salienti della trasformazione di questa importante struttura nata nel 1907 e contava all’inizio 260 dipendenti, poi diventati 630 nel 1930.

Dal 1935 lo stabilimento è passato l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e ha iniziato a raccogliere il tabacco greggio. Poi dal 1978 è stato realizzato impianto di raffinazione del sale.

Il Deposto Tabacchi greggi di Tortona che è rimasto in funzione fino al 2004, aveva anche un reparto di tabacchi lavorati, cioè sigari e sigarette pronte per la vendita che arrivavano a Tortona dalle manifatture e poi venivano smistati nei vari Magazzini della zona.

Una storia importante per la città di Tortona, in un’area molto vasta oggi in piena decadenza, e chissà mai, se in un futuro prossimo venturo, l’area potrà recuperata.

Negli anni scorsi ci fu un progetto di realizzazione di un insediamento residenziale con annesse strutture (anche commerciali) che però non ha mai visto la luce a causa della crisi internazionale che si è abbattuta in gran parte del mondo occidentale.

All’inaugurazione della mostra hanno preso parte tante persone, fra cui vari politici ma anche una dozzina di ex dipendenti del Deposto Tabacchi Greggi.

La mostra interessante perché inizia dal 1907 con le prime immagini e documenti fotografici, fino arrivare agli ultimi anni dove si vede tutta la decadenza della struttura

Forse lo sapevano in pochi ma il Deposito Tabacchi Greggi di Tortona era il più grande d’Italia e raccoglieva foglie di tabacco, non solo provenienti dalle varie coltivazioni sparse nella Penisola ma anche a livello locale che venivano coltivate la periferia di Tortona e a Sale.

Le foglie di tabacco venivano immagazzinate in grandi botti del peso di diversi quintali o in grandi cartoni e poi venivano spedite alle varie manifatture sparse in tutta Italia.

Le manifatture producevano le sigarette e parte di queste e venivano poi caricate su vagoni ferroviari e inviate al Deposito di Tortona in particolare al capannone “L” dove venivano successivamente caricate su camion e portate ai Magazzini vendita sparsi in tutto il Piemonte, in Liguria e parte della Lombardia. Da Magazzini vendita, gestiti da soggetti privati (Il Deposito, invece, era gestito dallo Stato) venivano poi inviate alle tabaccherie.

Negli anni sessanta il Deposito tabacchi Greggi di Tortona, insieme alle altre maggiori industrie della zona come La Graziano, La Liebig e altre, era regolarmente visitato dalle scolaresche cittadine: gli insegnanti portavano gli alunni a vederle, per far acquistare loro una conoscenza locale delle industrie presenti sul territorio.

Negli ultimi anni per rilanciare un po’ il Deposto di Tortona è stato anche realizzato un impianto di trasformazione del tabacco espanso.

Alla fine degli anni novanta con la privatizzazione della branca di produzione dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di stato che comprendeva appunto manifatture e depositi, parte dei dipendenti vennero trasferiti ai privati oppure in altre Amministrazioni Pubbliche.

Il Deposto Tabacchi Greggi di Tortona subito un lento declino fino appunto al 2004 quando è stato abbandonato perché i privati hanno scelto altre strutture.

Una decina di anni fa c’era un progetto di trasformare in struttura residenziale l’ex deposito con la costruzione anche di una moderna passerella che collegava la “Zona Alfa” all’altra parte di Tortona ma poi la crisi internazionale del 2008, ha mandato a monte questo progetto.

Ora non si sa quale sarà il futuro di questa grande struttura.

Di sicuro i capannoni del Sale realizzati da Pierluigi Nervi avrebbero dovuto devono essere sicuramente tutelate rientrano nell’ambito della cosiddetta “archeologia industriale ma si trovano situati proprio vicino ad altri capannoni in disuso che andrebbero invece demoliti. L’area è di proprietà dello Stato poi data in gestione una società privata mista per il recupero il progetto appunto che non è mai stato realizzato.