Fare una capriola ancor prima di nascere? Ora nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria si può.

È il rivolgimento fetale, una procedura collaudata che viene proposta alle donne che presentano il bambino podalico. Si tratta di una manovra esterna, quindi eseguita manualmente, che ha lo scopo di far girare il feto a testa in giù e permettere di conseguenza un parto naturale.


Una manovra che viene effettuata dal medico che induce il bambino a compiere – a tutti gli effetti – una capriola in utero. La prima di queste procedure per l’Ospedale di Alessandria è stata effettuata proprio qualche giorno fa, su una mamma che ora ha dato alla luce il suo bambino, che gode di ottima salute.

La posizione podalica, infatti, è una delle principali cause del taglio cesareo programmato che costituisce però un’operazione con potenziali rischi sia per la mamma sia per il bambino, legati alla chirurgia e all’anestesia per la mamma, alla nascita secondo un meccanismo non fisiologico per il neonato. Questa manovra, che viene generalmente eseguita attorno alla 37esima settimana di gravidanza per evitare che il feto sia troppo grande, non è un passaggio obbligato ma permette, in caso di successo, di iniziare il travaglio con il feto in posizione corretta, riducendo il rischio di eseguire un taglio cesareo.

Per poter eseguire il rivolgimento fetale, la mamma viene sottoposta a un’ecografia di controllo generale per verificare le condizioni del liquido amniotico, del cordone ombelicale e la posizione della placenta. “Si tratta di casi che vengono selezionati con attenzione – spiega  il Dott. Nicola Strobelt,  Direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria – e si gestiscono con maggior successo nelle donne che hanno già avuto altri figli. Il  tasso medio di successo è circa del 70%. Si tratta di una ulteriore offerta che viene proposta alle future mamme, con un buon profilo di sicurezza dato che  solo nell’1% dei casi si  verificano durante o dopo la procedura eventi che portano a dover eseguire comunque il taglio cesareo, per lo più alterazioni del tracciato del battito cardiaco del bambino. Per questo motivo preferiamo effettuare questa manovra con la paziente ricoverata e a digiuno, perché la sicurezza è un valore assoluto”.