Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer

Caro Direttore,

il mio pensiero di oggi va alla giovane fanciulla con la sacra fiamma dell’ideologia dell’Anpi, alla quale chiedo di ascoltare con pazienza e sopportazione il racconto di chi potrebbe essere suo nonno.

Le parlerò prima di Enrico Berlinguer: attivo nell’antifascismo sardo, nel 1943 si iscrisse al Partito Comunista. Venne eletto segretario generale del partito nel 1972 e mantenne tale ruolo fino alla prematura scomparsa, avvenuta dopo un malore sopraggiunto durante un comizio.

Poi le racconterò di Giorgio Almirante, iscritto al Partito Nazionale Fascista (fino al 1943), al Partito Fascista Repubblicano (1943-45) ed al Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (1946-1988).

Due personaggi estremamente diversi, due uomini agli antipodi. Eppure non li ho mai visti insultarsi in nessun programma televisivo, né in bianco e nero né a colori. Quando l’11 giugno del 1984 morì Enrico Berlinguer, colpito da un ictus durante un comizio per le elezioni europee, Giorgio Almirante si recò in Via delle Botteghe Oscure, allora sede del PCI, dove era stata allestita la camera ardente dell’avversario di sempre (mai nemico) per rendergli un commosso omaggio e si mise in fila, lui, ex-fascista, in mezzo agli altri comunisti. Pochi anni separavano quel momento dalle asprezze degli anni di piombo. Eppure non venne contestato. Nessuno lo contestò o lo scacciò. Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti lo riconobbero, ed affabilmente lo invitarono a seguirlo all’interno davanti alla salma dell’uomo con cui aveva avuto confronti decisi ma leali.

Quando Almirante morì, il 22 maggio del 1988, gli stessi Pajetta e Iotti si recarono in via della Scrofa, sede del MSI, per ricambiare l’omaggio, circondati, da parte dei “camerati”, dello stesso rispetto che i comunisti avevano riservato 4 anni prima all’uomo di destra davanti alla bara del loro segretario.

E qui certo i paragoni devono arrestarsi, perché i due erano avversari e mai si piegarono a compromessi tra loro pur riconoscendosi lealtà reciproca. Forse anche per questo, dinanzi allo spettacolo che offre oggi la classe politica, sono due leader anche molto rimpianti.

Forse sono io ad essere anacronistico, col mio rimpianto di quell’uomo di sinistra che non aveva bisogno di insultare o di demonizzare nessuno. Lo stesso rimpianto per quell’uomo di destra che rispettava chi non era dalla sua parte senza offendere e senza odiare. Che nostalgia di quegli uomini!

Due uomini che entrambi avevano vissuto la guerra sulla propria pelle, un antifascista e un repubblichino. Chi più di loro aveva cognizione di causa su chi fosse il nemico o da che cosa il nemico fosse incarnato. Loro l’hanno vissuto. E ne hanno fatto ciò che gli uomini saggi sanno fare: lo lasciano al contesto storico in cui è accaduto, e vanno avanti.

Berlinguer era un avversario con cui Almirante aveva frequenti colloqui: un particolare che emerse solo negli anni Novanta. Il tema di questi colloqui? Il terrorismo, argomento che ossessionava sia Almirante sia Berlinguer.

Ecco, il mio racconto si ferma qui, per non diventare troppo noioso, come diventiamo noi vecchi quando vogliamo regalare ai giovani una parte di quella conoscenza di vita che non è scritta nei libri. Ma io sono solo un modesto pensionato, anziano e con tanta nostalgia di persone che dalla guerra hanno imparato quanto sia importante, invece, il dialogo, più che il “non voglio, non vogliamo”.

L’Arguto Tortonese



Ci complimentiamo con l’Arguto Tortonese perché nella sua lettera traspare anche tutto il senso e l’ideologia con la quale Oggi Cronaca (e i suoi cronisti) scrivono e pubblicano gli articoli.

Non vogliamo attaccare nessuno e, come abbiamo sempre scritto, noi siamo un giornale d’informazione senza alcuna colorazione politica, ma – come abbiamo sempre sostenuto – a Tortona sembra siano i simpatizzanti di Sinistra, più che quelli di Destra ad attizzare la fiamma della rivalità politica e dell’essere “contro il nemico”. 

Quelli, di Destra, invece, a quanto pare,  – e ripetiamo sempre per quanto riguarda solo Tortona  e il Tortonese – sembrano non badare a ciò che fanno gli avversari e più alla loro azione.

Ecco perché questo titolo a questa splendida lettera, con la speranza che l’asprezza dei simpatizzanti di Sinistra verso i militati di Destra posa attenuarsi un po’ e gli slogan e i cortei in piazza possano lasciare più spazio al confronto dialettico e democratico.  

La redazione

Pajetta, Napolitano e Berlinguer