Una fitta documentazione scientifica espone come la stessa combustione del “biogas” sia di per sè una potenziale fonte di emissioni tossiche. Il biogas ottenuto nei biodigestori è più inquinante del gas naturale perchè la componente di metano è soltanto del 50-75%, per il resto contiene anidride carbonica con tracce minori di altri gas e varie sostanze in sospensione. Solo nel caso in cui il biogas venga raffinato e purificato diventa “biometano”, impiegabile a tutti gli effetti come metano, anche di rete. Nei digestori anaerobici il biogas viene stoccato in un gasometro e impiegato nella cogenerazione, cioè viene bruciato, per produrre energia elettrica e calore.

La combustione diretta del biogas presenta tuttavia alcune criticità e comporta, come ogni altro tipo di combustione, la produzione e la dispersione in ambiente di numerose sostanze chimiche, alcune di queste particolarmente nocive per la salute umana. La popolazione residente in prossimità degli impianti è chiaramente esposta a rischi non trascurabili.

I limiti previsti dalla legge si esprimono sulla quantità di sostanze inquinanti per metro cubo, anche se per valutare il reale impatto sull’inquinamento ambientale il calcolo andrebbe fatto sul totale di metri cubi prodotti in un anno. Ecoprogetto Tortona, ad esempio, ha una produttività di 4 milioni di metri cubi di biogas all’anno (1)

La combustione in loco del biogas in impianti di cogenerazione finalizzati alla produzione di energia elettrica  e  termica,  anche quando dotati  di  sistemi  di  abbattimento  per  gli  ossidi  di  azoto  e  composti  organici  volatili,  causa l’emissione in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana (alcune delle quali riconosciute come cancerogeni certi per l’uomo): formaldeide (Gruppo 1 IARC), monossido di carbonio, NOx, HCl, VOC, acetaldeide, metano incombusto, anidride carbonica. In particolare, i fattori di emissione di PM10 di un impianto di cogenerazione alimentato a biogas sono maggiori di quelli di un simile impianto alimentato con gas naturale.(2)

Sulla base del biogas prodotto (circa 4 milioni di metri cubi) e del contenuto medio in metano (tra 50 e 75 %), si può ipotizzare con una certa approssimazione che un motore di quasi 1 MW brucia un quantitativo di metano equivalente a quello di circa 1.500 case di oltre 100 metri quadrati di superficie (stimando un consumo annuo di circa 1.600 metri cubi ciascuna) ma con le emissioni concentrate in un solo punto. Tali fumi di combustione del biogas scaricano direttamente in camino, nell’atmosfera, tramite emissione convogliata. (Rel. Tecnica Ladurner 1.8 per rilascio VIA)

Ben sappiamo che il territorio del Tortonese presenta delle fragilità drammatiche sulla qualità dell’aria ed è inserito nell’ “Accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell’aria del bacino padano” essendo una delle aree critiche per il superamento dei valori limite del PM10 o del biossido di azoto NO2.

La tabella seguente riporta i fattori di emissione (quantità di inquinanti emessi per unità di energia prodotta) di impianti di cogenerazione alimentati a biogas con una potenza elettrica installata compresa tra 0,5 e 1 MW, in base agli attuali dati di letteratura, ripresi da una recente pubblicazione (3)

Possiamo notare un’ampia variabilità dei fattori di emissione, con valori medi a ridosso degli attuali limiti di legge. Verosimile l’elevato rischio di sforamento, visti i margini di variabilità.

Ulteriore  fattore di rischio non trascurabile per la salute anche la presenza di formaldeide, il principale inquinante che si forma nei processi di combustione per via del basso potere calorifico del biogas.

La mancanza di un limite per quest’ultimo tipo di emissioni pare frutto  di una specifica deroga,  perché in  realtà la  normativa  italiana  (DLgs 152/2006 nell’Allegato I alla Parte Quinta Parte II Tabella D Classe II ) prevede un valore massimo di emissione di 20 mg/Nm3.

I possibili sforamenti dei limiti di legge per la maggiore parte delle emissioni e la presenza della formaldeide in zone già soggette a inquinamento assume ulteriore rilevanza per la possibile incidenza sulla formazione di particolato secondario.

Appare comunque ancora sottovalutato l’aspetto microbiologico e sanitario legato alle emissioni che, nel caso di utilizzo di biogas non raffinato, è rappresentato dal bioaerosol. Tutte le tecniche di trattamento biologico sono caratterizzate da emissioni di bioaerosol potenzialmente pericoloso per la salute umana a causa della possibile presenza di micro organismi patogeni. L’esposizione è ovviamente più elevata all’interno degli impianti e nelle immediate vicinanze, sottovento agli impianti.

Lo stato dell’arte appare insomma ancora non ben definito e ciò sollecita una seria riflessione riguardo l’uso responsabile del Principio di Precauzione.

Annamaria Agosti



(1) (2) http://www.koster-srl.it/documents/depliant_RIUSO_2015.pdf

(2) Blengini  GA,  Brizio  E,  Cibrario  M,  et  al. LCA  of  bioenergy  chains  in  Piedmont  (Italy):  A  case  study  to support public  decision  makers  towards  sustainability.  Resources,  Conservation  and  Recycling 2011;57:36

(3) Schievano  A,  Adani  F,  Terruzzi  L.  Emissioni  da  cogeneratori  installati  in  impianti  di  biogas.  revisione critica  di  dati  da  letteratura  scientifica.  Milano:  Dipartimento  di  scienze  agrarie  e  ambientali, Università di Milano