Tutto ha un costo. Le scelte che si fanno o meno, le decisioni che si prendono, quelle che si evitano. La gestione della cosa pubblica ha un costo come lo ha intraprendere un’impresa commerciale e tutto ha un effetto sulla società e sulla collettività. Acqui Terme non è immune da questa regola. Non lo è l’Amministrazione Comunale, non lo sono gli albergatori, i commercianti, gli esercenti vari, le organizzazioni sindacali   e non lo sono soprattutto le Terme e chi le amministra.

Vogliamo sorvolare sulla gestione della Regione in merito al patrimonio termale acquese che pur trovando solide motivazioni e ragioni radicate in un più ampio contesto economico, per la città ha significato una enorme sconfitta e purtroppo sta segnando l’ennesima triste stagione in senso lato.

L’ultimo incontro fra Comune e proprietà delle Terme non ha prodotto risultato alcuno. La proprietà delle Terme forte della propria condizione giuridico-legale non ha vincoli verso nessuno. E’ padrona di un bene che non dovrebbe avere padroni ma soprattutto di un patrimonio immenso che ha sicuramente costi di gestione elevati ma potenzialmente, se gestito con una visione, una resa importante, così importante da subissare i costi. I dati odierni sono l’inspiegabile immobilismo imprenditoriale e la stagnazione dell’attività ed entrambe determinano perdita occupazionale (non solo fra i dipendenti diretti) a causa di un’attività che langue da tempo ma soprattutto del mancato sviluppo cui si impronta. Nessun investimento importante all’orizzonte. Nessuna ricaduta economica positiva sul territorio.

Apprezziamo il coraggio e il pragmatismo dell’amministrazione comunale che non potendo di certo prevaricare o scardinare senza leva alcuna le posizioni della proprietà termale ha voluto volgere lo sguardo altrove e iniziare un ragionamento sul territorio per trovare alternative turistiche e di sviluppo diverse. Di sicuro fermi non si può stare. Questo traspare dalla posizione del Municipio e su questo siamo tutti concordi.

La Camera del Lavoro di Acqui però considera, e lo ha sempre fatto, la sinergia fra territorio e terme imprescindibile per un florido sviluppo di entrambi. Una economia del territorio in fase espansiva non può che determinare ricadute positive nelle casse del comune con le quali si possono finanziare molteplici progetti sociali a favore dei cittadini. In questo ulteriore ambito la CGIL e la Camera del Lavoro di Acqui hanno da tempo instaurato una discussione in merito sanità pubblica, servizi ai cittadini meno abbienti e/o in condizione di difficoltà e/o portatori di handicap, pensionati. Purtroppo l’attuale volenterosa amministrazione comunale , sempre disponibile al confronto, deve fare i conti con un bilancio non semplice e a quanto pare assai scarno. Tutto ha un costo, i progetti sociali pure, ma i cittadini di Acqui hanno necessità immediate e la loro qualità di vita può essere migliorata come meritano. La qualità di vita di tutti. Siamo sicuri, dopo vari incontri su più temi, di condividere questo obiettivo con l’amministrazione comunale.

È proprio per questo che il mancato sviluppo del sistema termale, problema annoso da noi più volte denunciato, dovuto nell’ultimo periodo ad una ingiustificata apatia imprenditoriale ci colma di rabbia e delusione. Non si capisce ancora il perché un imprenditore che non vuole sviluppare convintamente un’attività debba partecipare alla gara per la sua assegnazione. Il fatto che ciò avvenga ad Acqui in termini economici (prezzo di vendita del patrimonio termale) così discutibili, a voler pensare male, lascia sospettare di una futura speculazione immobiliare. L’ennesima in città, l’ennesima dalla quale la città e la sua collettività non trarranno beneficio.

Per noi non è accettabile che si sprechino risorse uniche come quelle di Acqui Terme. Il fatto che nessuno possa metterci mano è la sconfitta delle persone di buona volontà ed un pessimo segnale che lancia il territorio alla società e a chi per fumose ragioni e finalità vuole fare impresa slegandola oltretutto, in maniera molto egoistica, dal suo contesto territoriale. L’imprenditore, qualsiasi imprenditore, ha una evidente responsabilità sociale. A quella si dovrebbero richiamare i soggetti come i proprietari delle Terme, come tutti i soggetti che non sviluppano, che impoveriscono di fatto un territorio e dentro a quel richiamo dovrebbe starci pure l’obbligo di contribuire verso quel territorio. Su questo si dovrebbe ragionare. In assenza di un piano industriale di sviluppo serio e importante, in special modo in capo a chi detiene il bene termale, la contropartita per tanta benevolenza e fortuna dovrebbe essere l’obbligo di farsi carico almeno di parte dei progetti sociali ai quali tende il territorio. In quale maniera? La politica territoriale e le amministrazioni in carica hanno carta bianca per un esercizio di creatività. Si dovrebbero intraprendere azioni normative su più fronti per disincentivare interessamenti non trasparenti o senza progetti chiari e concreti su una risorsa strategica per il territorio e al contrario incentivanti, attraenti e vantaggiose per chi invece quei progetti li ha e li vuole mettere in pratica in tempi certi. E’ questione di serietà e concretezza. Un’azienda come quella termale non ha soluzioni intermedie: o produce ricchezza per il territorio o lo impoverisce e a quel punto, persa anche quella risorsa (il fatto di non svilupparla nel mercato attuale vale dire perderla) la strada della riqualificazione del territorio diventerebbe tutta in salita e non potrebbe fare a meno di una richiesta d’aiuto rivolta alla spalla pubblica (statale o regionale) che riversi sostanziose risorse. E’ comunque chiarissimo a tutti che senza un progetto credibile proveniente dal territorio, anche questa via sembra davvero fantascienza.

         CGIL CdL   Via Emilia,67  Acqui Terme