Pubblichiamo ben volentieri una lettera di Claudio Cheirasco su un tema caldo di questi giorni a Tortona.

 

Gentile Direttore,


mi prendo un po’ di tempo per rispondere alle domande che pone nel suo articolo: “Tortona città razzista? Il comitato antifascista prepara una manifestazione contro Casapound. Questura in allerta“.

Innanzitutto voglio risponderle alla domanda che pone nel titolo, la rispostam, secondo me è no. Tortona non è una città razzista, non lo è per tradizione e non lo è per vocazione. Parlando con tante persone che vengono a contatto con la nostra realtà mi sono reso conto di come l’impressione che la nostra città dà a chi la osserva da fuori sia quella di una città accogliente e tollerante e così sarebbe bene che rimanesse.

Chi è più razzista? Coloro che preferiscono gli italiani o chi non tollera questa preferenza u un modo di pensare diverso? Questa domanda non mi pare posta nei giusti termini, perché tutti noi preferiamo gli italiani. Io, personalmente, preferisco gli italiani e le dirò di più: preferisco i Piemontesi e nella fattispecie i Torinesi, dal momento che a Torino ho le mie origini, ma questa preferenza è soggetta a dei limiti. Qualora un torinese, un piemontese o un italiano non si comporti bene nei miei confronti, nei confronti dei miei cari o nei confronti dell’ambiente che abito, sono pronto a rimettere in discussione questo mio sentimento. A quel punto divento intollerante: le regole di civile convivenza vanno rispettate da tutti. Se qualcuno la pensa diversamente è un problema suo, non certo mio, non si deve offendere. Io i furbi e i prepotenti proprio non li sopporto e in questo le leggi del nostro Stato di Diritto mi vengono incontro.

E’ giusto che certe persone debbano essere privilegiate rispetto ad altre? La mia risposta è si. Si chiama redistribuzione del reddito ed è uno dei valori su cui si basa la nostra Costituzione. Se qualcuno perde il lavoro è giusto che esistano gli ammortizzatori sociali, se una ragazza madre da sola non ce la fa, è giusto che riceva una casa popolare. Chi è stato più fortunato nella vita è giusto che dia una mano a chi lo è stato di meno, non lo dico io, lo dicono le nostre leggi. Ovviamente il ragionamento si estende a chi ci raggiunge da fuori. Sono fiero di poter dare una mano a chi è in difficoltà, mi fa sentire una persona migliore.

Ed è giusto condannare chi privilegia queste persone? Ovviamente no. Per questo non è giusto dare spazio a chi mette in discussione i valori su cui si poggia la nostra società.

 Non sono entrambi razzisti? No direttore, i razzisti sono quelli che danno il merito, oppure il demerito, ad una persona per il semplice motivo di essere nato in un luogo o un altro. Chi aiuta gli altri non è razzista, è semplicemente una persona che crede nel valore della solidarietà. Valore questo che è già stato predicato, ancor prima della costituzione dello Stato Repubblicano, dalla Chiesa Cattolica e quindi molto radicato nella nostra società.

Chi è più razzista dei due? Il più razzista dei due, anzi l’unico razzista tra i due, è chi crede che le persone abbiano un valore per essere nate in un luogo anziché in un altro.

La saluto direttore, a venerdì.

Claudio Cheirasco