Buongiorno


Mi permetto di inviarvi qualche riflessione in merito al vostro articolo sul gregge che si “è permesso” di bloccare il traffico per qualche decina di minuti qualche giorno fa (per ben due volte!) a Tortona.
Sono ticinese (Svizzera italiana) e sono la compagna di un pastore vagante piemontese che in estate e in inverno custodisce greggi in Svizzera.
Nei nostri paesaggi sempre più antropizzati è inevitabile che le greggi vaganti, che in inverno si spostano in pianura, a volte debbano attraversare strade o ponti, anche principali. Non lo facciamo per fare uno sgarbo a coloro che “vanno a lavorare” (anche al sabato…) ma perché vi siamo obbligati e questo è il nostro lavoro. Siamo pastori italiani, svizzeri, rumeni e tanti altri, in Italia come in Svizzera e altrove, la nazionalità non ha proprio nessuna importanza.
In inverno, qui sull’Altipiano svizzero fortemente urbanizzato, un pastore solo è in grado di condurre un gregge anche di mille capi e far loro attraversare paesi e strade principali senza grossi problemi. E sapete qual’è la ricetta? È molto semplice: un miscuglio di rispetto e un poco di tolleranza reciproci. Qui da noi la gente viene a portare al pastore caffé e té caldi, biscotti e panini, porta i bimbi a vedere gli animali e si ferma per far quattro chiacchiere o vi offre una cena o la possibilità di fare una doccia.
L’arrivo del gregge per (quasi) tutti è una festa e di buon auspicio. La polizia, se incrocia un gregge su una strada principale, lo scorta spontaneamente con i lampeggianti accesi.
Ciò dipende certamente anche dal fatto che ogni gregge transumante qui da noi ha ogni anno la propria, stessa zona, nella quale il proprietario e i suoi pastori nel corso degli anni hanno potuto costruirsi questo rispetto, rispettando a loro volta i residenti e i loro beni.
Comunque non penso che ciò in Italia non sia possibile. Basterebbero, come detto, un po’ più di tolleranza e rispetto reciproci. Per questo, anche ammettendo che sicuramente anche tra i pastori esistono “pecore nere”, invito i media come voi ad informarsi magari in maniera un po’ più approfondita su cosa sia il pascolo vagante prima di fare certe “sparate”. In questo modo, invece di gridare allo scandalo quando qualcuno sta semplicemente facendo il suo lavoro (un lavoro che fa 7 giorni su 7!) potreste contribuire anche voi a creare tolleranza e rispetto, come esistono qui in Svizzera.
A questo proposito, al link seguente https://issuu.com/ztonline/docs/ow-1703-bg1/1?e=1821001/43290599 trovate un bell’articolo, apparso recentemente su un giornale locale (in prima pagina! ?), sul mio compagno e il gregge che conduce attualmente qui in Svizzera. Purtroppo è in tedesco ma magari nella vostra redazione trovate qualcuno che lo possa leggere/tradurre. S’intitola: “Un uomo e mille pecore” (comunque anche la foto parla da sé ?).
E in allegato un altro scatto dello stesso gregge, su un altro giornale: si parla con simpatia e umorismo di 300 (ma erano oltre 800…) pecore che volevano assolutamente entrare ad una manifestazione nel paese di Reiden, “bloccando momentaneamente la circolazione” ma che poi vi hanno rinunciato.
È proprio così che si crea umanità invece di intolleranza ?.
Cordiali saluti e buon lavoro!
Chiara Solari – Sala Capriasca, Ticino, Svizzera
Ogni scritto che riceviamo da qualche nostro lettore fuori dall’Italia ci riempie di gioia perché uno degli scopi di un giornale online è anche quello di poter raggiungere ogni angolo della Terra, anche quelli più nascosti.
Per questo motivo ringraziamo con sommo piacere Chiara Solari per averci scritto.
La sua email, inoltre ci dà lo spunto per dare alcune spiegazioni sull’articolo (che trovate QUI) e che ha suscitato controversi commenti.
Diciamo subito che non era un articolo né contro le pecore, né contro i pastori.
Abbiamo ricevuto delle segnalazioni di lavoratori è vero, ma abbiamo cercato anche di “mescolare” un po’ le cose perché anche i pastori sono lavoratori ed infatti abbiamo scritto che le pecore hanno “fatto imbufalire alcuni e divertire altri”, mentre per quanto riguarda il titolo l’espressione “da non credere!” non era riferita al fatto che il traffico fosse stato bloccato per due volte, ma alla presenza di pecore alle periferia della città nel 2017, perché nell’immaginario collettivo le pecore non dovrebbero stare vicino a fonti inquinanti (automobili e città urbanizzate) visto che mangiano il formaggio prodotto col loro latte che dovrebbe essere puro e contaminato dallo smog il meno possibile.
Per il resto nessun pregiudizio sugli animali, anzi.
Chiudiamo salutando la nostra lettrice augurandole un futuro positivo e radioso.  
Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca 

Il comune svizzero da cui ci scrive la nostra lettrice