Questi versi, tratti dalla poesia “Fumo e Aria” di Quinto Osano rimarranno a lungo impressi nella mente di noi studenti delle scuole di Tortona: li abbiamo sentiti recitare stamattina, in occasione della Giornata della Memoria , alla consueta conferenza commemorativa presso la Sala della Fondazione della Cassa di Risparmio di Tortona.   La poesia, recitata da alcuni ragazzi della 5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing dell’I.I.S. Marconi, ha fatto da sfondo agli interventi dei relatori, che ci hanno parlato con vibrante commozione della Shoah, termine che, come ci spiega Primarosa Pia, figlia di un deportato sopravvissuto alla tragedia, si riferisce solo al tentato sterminio delle comunità ebree europee, perché le leggi razziali non sono riuscite ad avere la meglio e le dittature hanno perso. Tra le vittime della furia nazista vi furono anche oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, che vanno anch’essi accomunati al ricordo, in questa giornata e sempre.

Attraverso un percorso audio – visivo opera dalla professoressa Maria Grazia Milani, instancabile ricercatrice ed insegnante di Storia, che ha saputo tenere in silenzio con la sua appassionata relazione una nutrita platea di giovani ed adolescenti, con la testimonianza chiave di Primarosa, che ha narrato con efficace realismo la vita nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, di cui il padre era stato ospite, noi studenti abbiamo avuto modo di riflettere e analizzare il periodo di Storia sotto nuovi punti di vista: non biasimando i carnefici o commiserando le vittime, ma comprendendo nel loro senso più profondo le cause di una simile tragedia.

Primo Levi diceva “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, dunque è compito nostro far sì che resti viva la memoria del passato, nonostante si ripropongano ai nostri giorni guerre e stragi di innocenti.     La tenace resistenza e l’amore per la vita umana di pochi coraggiosi ci ha garantito le libertà di cui oggi godiamo e la possibilità di riflettere sulla tragedia che ha colpito le generazioni prima di noi, ma che è pronta a scatenarsi in ogni luogo dove vengano meno il dialogo, la tolleranza, il rispetto.   Il nostro dovere è di “prendere il testimone”, e di commemorare questo ricordo, non per retorica, ma perché ogni anno, per i seguenti 364 giorni, ci siano sempre persone che possano continuare ad operare per la memoria e la resistenza a discriminazioni, soprusi, razzismi, violenze perpetrate vigliaccamente, anche nella banale quotidianità.     L’educazione dei più giovani, attraverso la cultura, è la chiave della tolleranza, perché non si abituino mai a sentire notizie di morte e violenza rimanendo impassibili, ma siano capaci di indignarsi, piangere, addolorarsi ed urlare per le sofferenze altrui, senza temere o stancarsi di farlo.

Hanaa BATTE, 5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing