Amianto nei cantieri del Terzo Valico? Tanto “la malattia arriva fra trent’anni”. Secondo alcune intercettazioni sarebbe la  raggelante risposta, intercettata dalla Guardia di Finanza di Genova, di Ettore Pagani, uno dei più importanti manager delle grandi opere italiane, arrestato a ottobre insieme ad altre trenta persone nell’ambito di un’inchiesta per corruzione della Procura del capoluogo ligure, parallela a un filone coordinato dai pm di Roma.

Pagani era il vice direttore generale del Cociv, il consorzio di imprese che si è autoaggiudicato nel 1991 i lavori del Terzo valico per l’alta velocità ferroviaria Milano-Genova.

L’intercettazione anticipata da La Stampa e dal Secolo XIX non era contenuta nell’ordine di custodia cautelare firmato dal gip di Genova a ottobre, ma, a quanto pare, fa parte di atti d’indagine trascritti dai finanzieri. La frase è del 2015. Durante i lavori emergono tracce di amianto nelle rocce interessate agli scavi del cantiere. I cittadini dell’area coinvolta, fra basso Piemonte e Liguria, cominciano a protestare. La “fibra killer”, infatti, provoca il mesotelioma pleurico, un tumore non guaribile. Che si sviluppa, appunto, parecchi decenni dopo che i microfilamenti di amianto si sono depositati nei polmoni di chi li ha disgraziatamente inalati.

Stando a quanto pubblicato dai due giornali, nella conversazione un interlocutore esprime le sue preoccupazioni sulla gestione del minerale cancerogeno. “Il primo che si ammala è un casino”, dice, riferendosi agli operai che lavorano sul cantiere, quindi a rischio esposizione. Pagani, annotano gli investigatori, risponde in modo agghiacciante: “Tanto la malattia arriva fra 30 anni”.

È come la risata atroce degli imprenditori all’indomani del terremoto dell’Aquila. È come la consapevolezza della camorra di avvelenare la Campania, tanto poi si ammalano dopo. Si ammalano altri.

Ancora di recente, al convegno No Tav Terzo Valico, tenutosi a Casei Gerola, avevamo ricordato che nella cava Parlotta e alla Montemerla non doveva arrivare alcun camion del Cociv. Si è fatto riferimento a quanto appurato in un servizio delle “Iene” con quali modalità viene trasportato, senza alcun controllo lo smarino nelle cave approvate dal Governo e dalle Regioni; alla impossibilità dell’Arpa di garantire il rispetto delle leggi, sia pure trasformate aumentando di dieci volte il limite minimo di amianto consentito.

Era stato citato un passo fondamentale delle intercettazioni riportate nell’atto di arresto di Pagani “Ci sono ben quattro milioni di metri cubi di roccia amiantifera lungo il percorso. Troveremo qualche soluzione!”. Eppure per anni, politici, sindacati, Regioni, partiti e sindaci (a parte quelli di Pontecurone) hanno sostenuto che i controlli operati dal controllore nei confronti del controllato non potevano essere messi in discussione e che il passaggio attraverso i paesi per raggiungere le cave sarebbe avvenuto con tutti i controlli necessari.

Provate ad andare a Casale a chiedere come possono considerare queste persone che hanno querelato, a destra e manca, chi poneva dubbi sulla loro moralità, etica professionale e correttezza procedurale. Provate a chiedere ai casalesi se li conforta il sapere che le terribili e dolorosissime malattie derivanti dall’inalazione di una particella di amianto compie un ciclo di 30 anni prima di ucciderti. Quella Casale o Broni ove il picco verrà raggiunto nel 2009-2010, colpendo soprattutto una popolazione fra i 30 e 60 anni d’età.

Va ribadito con sempre maggiore forza che quell’opera, il Terzo valico ad alta velocità tra Genova e Tortona ormai è indifendibile, come lo era già 25 anni or sono, non solo per le conseguenze sulla salute e sull’ambiente, ma anche dal punto di vista trasportistico.

Legambiente delle valli Scrivia, Lemme e Polcevera dichiara di ritenere tutti i soggetti pubblici, in particolare i Sindaci, e i soggetti privati che sostengono il Terzo Valico, responsabili del rischio a cui sottopongono la salute dei cittadini e dei lavoratori delle province di Alessandria e Genova al solo fine di realizzare una costosissima infrastruttura.

Antonello Brunetti