Martedì una delegazione di sindaci del Tortonese  si recherà a Torino all’incontro con l’assessore regionale alla Sanità antonio Saitta per cercare di salvare Cardiologia e Rianimazione all’ospedale di Tortona.

Alcuni sindaci, a quanto pare, avevano proposto di andare oltre il fatto (conclamato) che Novi avesse vinto il “braccio di ferro” contro Tortona e di voler riconvertire la struttura dell’Ospdeale Santi Antonio e Margherita in un polo di eccellenza; una proposta con la quale si poteva ambire a tenere un cardiologo in più, oltre a un neurologo fisso.

L’articolata proposta é stata elaborata da Annamaria Agosti sulla base di dati ufficiali della Regione Piemonte. Settimane di lavoro che, a quanto pare, avrebbe trovato anche il plauso di alcuni sindaci, fra cui quello di Spineto Scrivia che ha letto la proposta, ma poi, inspiegabilmente non se n’é fatto più nulla e il documento é rimasto lettera morta e non verrà portato all’attenzione di Saitta.

Il documento che pubblichiamo di seguito, mirava ad  assicurare che a Tortona venga creato un polo di riabilitazione operante su più fronti.

 

IL DOCUMENTO

 

I dati vanno accertati per il proprio reale valore

Per la diagnostica e le prestazioni radiologiche la gente si rivolge dove è vicina: i tortonesi che ricorrono al privato vanno da Zorini, i novesi allo studio Foco e gli acquesi a Villa Igea. I dati a seguire lo dimostrano, ed i numeri non vanno letti come valore assoluto, bensì valutati nel pieno contesto: a Novi Ligure nel 2014 si sono effettuate 2.170.425 prestazioni ambulatoriali, più dell’ASO Alessandria nello stesso anno (1.622.363) non perché a Novi Ligure siano maghi della diagnostica, ma semplicemente perché l’ASL AL ha unificato i server della rete informatica dell’Area Diagnostica quasi tutti i prelievi di sangue effettuati a Tortona, così come a Casale vengono caricati “a sistema” come effettuati a Novi Ligure, ad eccezione dei prelievi e delle analisi effettuai al Pronto Soccorso. Al riguardo, l’ASL nel 2013 confermava: “Nel Dipartimento Unico di Area Diagnostica ASL AL sono confluite tutte le attività di laboratorio analisi, anatomia patologica e immunologia trasfusionale, nonché dalle strutture di radiologia.” Essendo questo dato del volume totale delle prestazioni ambulatoriali un valore viziato da tali alterazioni, fuorviante, ed essendo stato presentato dal Dottor Moirano in sede di replica ai giudici del TAR e dai giudici amministrativi preso come oro colato, si esorta perlomeno nella trattava politica a volerne dare la corretta rilevanza. Si evidenzia a seguire il riepilogo tratto dalla relazione delle performance 2014, disponibile sul sito della ASL AL ed in allegato, la risposta del Dottor Moirano al TAR Piemonte riguardo il numero degli esami diagnostici.

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Le valutazioni del precedente Direttore Generale ASL AL Paolo Marforio

“Per quanto riguarda quello che era stato detto in merito alla prospettiva e al consolidamento delle sedi – ha detto il direttore generale dell’Asl Al, Paolo Marforio – i nostri ragionamenti sono stati la conseguenza della valutazione di quali erano particolari capacità e professionalità nelle due sedi che ci ha portato a ritenere che nella sede di Tortona ci fosse un’importante professionalità di tipo pediatrico; un’importante professionalità ortopedica; un’importante professionalità per chirurgia generale e altrettanto importanti per neurologi e nella parte chirurgica della senologia. Qui si fanno più interventi chirurgici sulla mammella che in tutta la provincia. Inoltre, c’è la preparazione dei farmaci oncologici a Tortona. Prima avevamo cinque sedi di preparazione dei farmaci. Tortona è l’unica struttura che ha caratteristiche tecniche che rispettano le norme. Stanno terminando i lavori per la nuova cardiologia di Tortona dopodiché l’impegno è passare all’adeguamento del DEA che è uno dei punti deboli dell’ospedale di Tortona; forse uno dei punti più trascurati. Iniziare questi lavori entro l’anno. Il progetto c’è, è finanziato anche se i fondi non sono ancora stati erogati. Terapia del dolore nella considerazione è stata individuata quella di Tortona come riferimento di secondo livello mentre primo livello è quello di Casale che è centro di riferimento della provincia anche per l’ASO. Attivazione di una struttura di recupero e rieducazione funzionale che non nasce dalla sospensione di Ovada ma dall’attività di Valenza dove c’era una struttura di ricovero. In Tortona vi è un’attività ortopedica di pregio, un’attività neurologica di pregio e una buona attività di medicina. A Tortona esistono queste professionalità e la realizzazione di attività di riabilitazione in questa sede è data anche dalla qualità degli interventi e dalla possibilità di attivare l’aspetto assistenziale”. (Paolo Marforio Direttore Generale ASL AL, luglio 2013, comunicato stampa del Comune di Tortona, in allegato).

 

L’attività ambulatoriale di Tortona più elevata di Novi Ligure

Occorre valutare seriamente un potenziamento di organico per le visite specialistiche, in quanto gli ambulatori di Tortona producono un maggior numero di visite rispetto a quelli di Novi Ligure. Nel confronto a seguire, la prima colonna riferisce al 2013, la seconda al 2014. Pur essendo numericamente calate le visite effettuate a Tortona, nel 2013 erano 14.657 più di Novi, nel 2014 5.922 in più.

Nello stesso documento, si evidenzia un notevole calo delle prestazioni di RRF per tutti i distretti sanitari della ASL AL. Verosimilmente, trattandosi di terapie necessarie, i pazienti si sono rivolti fuori provincia con ulteriore aggravio di costi per mobilità passiva.

 

A Tortona la struttura di RRF, in riconversione dei reparti ospedalieri trasferiti a Novi Ligure

Nel marzo 2013 venivano riattivati 20 posti letto di continuità assistenziale presso la residenza assistenziale Leandro Lisino. La convenzione che regola il rapporto è stata sottoscritta dal direttore generale Asl Al Paolo Marforio e da Franco Cattaneo, presidente della società strumentale Ris che gestisce la residenza Lisino per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, presieduta da Piero Moccagatta. L’accordo è per venti posti letto a carico dell’Asl per offrire un servizio di cure intermedie e assicurare così quella continuità assistenziale per i degenti dimessi dall’ospedale che necessitano di ulteriori cure riabilitative impossibili da fornire a domicilio. Durante i mesi di assenza del servizio (in attesa del rinnovo convenzione) si erano registrati non pochi disagi all’utenza locale, costretta a trasferirsi per lunghi periodi in località scomode da raggiungere come Ovada oppure fuori provincia, con costi notevoli per l’azienda sanitaria.

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L’intenzione è quella di verificare gli intenti sulla realizzazione di questa struttura riabilitativa, per cogliere l’occasione di invertire la tendenza della mobilità passiva riconvertendo la struttura ospedaliera di Tortona, dove l’attivazione di 20 posti letto di Recupero e Rieducazione Funzionale rientra costantemente nei propositi della ASL AL nei resoconti delle performance degli ultimi anni come proposito da realizzare.

 

Progettualità

Si parte da un fabbisogno di terapie da colmare, unito a eccellenze già consolidate quali l ’Unità di Senologia dell’Ospedale di Tortona, riconosciuta Breast Unit provinciale e, dal Ministero della Salute, dipartimento di eccellenza nazionale per la prevenzione e la diagnosi del tumore al seno. Una struttura che abbia come mission gli interventi per ridurre la disabilità e l’handicap derivanti da patologie che alterano lo stato di salute dell’utente. Terapie rivolte a disabilità che possono essere principalmente motorie, comunicative, cognitive, legate al dolore, volte al recupero funzionale delle capacità residue e di reinserimento socio-produttivo dell’individuo nella comunità. Questo per patologie complesse di natura cardiologica, neuromotoria ed oncologica.

 

Perché può essere strategico

Il quadrante sud-orientale del Piemonte risulta fortemente sottoposto ad una elevata mobilità passiva per la vicinanza con la Lombardia del territorio tortonese, e con la Liguria per il territorio acquese. Valorizzare in questo quadrante un polo specialistico in riabilitazione rappresenterebbe non solo una valida alternativa alla mobilità extra regione, ma potrebbe attirare in Piemonte una mobilità attiva altamente remunerativa, innescando un flusso di pazienti inverso. Le Unità di Riabilitazione possono operare in regime di degenza, di Day Hospital o di trattamento ambulatoriale. L’attività è impostata nell’ottica di raggiungere il massimo livello di autonomia, sul piano fisico, psicologico e sociale, la migliore capacità di interazione con l’ambiente e la migliore qualità di vita concessa dalla malattia, nonché di ridurre la dipendenza da terzi e diminuire le esigenze di riospedalizzazione.

 

Perché proprio nel tortonese

Quella italiana è una popolazione che invecchia, e la provincia di Alessandria non fa eccezione. Le patologie croniche sono sempre più diffuse e vanno a pari passo con l’innalzarsi dell’aspettativa di vita (con valori allineati alla media nazionale) eppure tra alcuni indicatori rilevati dall’ISTAT per il nostro territorio compaiono dei valori che si discostano per valori considerevoli dalla media nazionale e regionale.

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La speranza di vita alla nascita nella provincia di Alessandria, il classico indicatore che fornisce una misura dello stato sociale, ambientale e sanitario in cui versa una popolazione, risulta, per entrambi i sessi, in linea sia con la media nazionale che regionale. L’aspettativa di vita delle donne supera quella degli uomini anche nella provincia in esame, caratterizzata da un’elevata percentuale di anziani, a maggioranza donne nella fascia di età superiore ai 65 anni. Fin qui, poco o niente di strano. La situazione cambia notevolmente quando si tratta di tassi di mortalità per tumore nella popolazione adulta e di quelli per demenza nelle persone anziane che superano, a livello provinciale, le rispettive medie sia dell’intero territorio nazionale che di quello piemontese. Nel caso della demenza, si tratta di una patologia che, prima di portare al decesso, comporta, sia per quanti ne sono colpiti, sia per le rispettive famiglie, importanti conseguenze negative sul benessere fisico, psicologico ed emotivo, oltre ad ingenti costi sociali ed economici, nonché un aumentato fabbisogno di strutture adeguate per l’assistenza. Il tasso di mortalità per demenza tra gli ultra sessantacinquenni, più alto per il 10% della media regionale e del 24% di quella nazionale, dovrebbe aprire a serie osservazioni nelle opportune sedi e per le idonee competenze sotto il profilo epidemiologico. Fior di bibliografia medica pone in correlazione disfunzioni tiroidee e numerosi disturbi neurologici (tra cui anche la demenza) ed è documentato che quella della tiroide è una patologia in aumento in tutta Italia (secondo l’ISTAT +52% tra il 2005 ed il 2014)(1) , particolarmente evidente in Piemonte e nell’Alessandrino(2) .

Fonte dei dati:

http://www.besdelleprovince.it/fileadmin/grpmnt/1225/BES_PROVINCIA_ALESSANDRIA_2015.pdf (1)

http://www.agenas.it/per-l-istat-aumenta-la-spesa-delle-famiglie-per-la-salute/tag/ISTAT (2)

http://www.lastampa.it/2012/12/13/edizioni/alessandria/patologie-della-tiroide-il-percorso-diagnostico-terapeutico-ecertificato-hUTDkrWnF5Gs5S2oOR7oDP/pagina.html