Il gavazzanaBlues diventa internazionale con il Manouche dei Double Scotch Trio da Aix-en-Provence, patria del manouche
La formazione:Jérémy F Marron, fisarmonica, Guillaume Simon, chitarra Sebastien Wrobel, chitarra si esibirà Lunedì 4 aprile alle 21,20 a Gavazzana.

Il Manouche

I nomadi che suonano il manouche, giunti in Europa occidentale tra il XV e il XVI secolo, hanno scelto come sede di permanenza la Francia, l’Olanda, la Germania e il Belgio. La loro origine è indiana e trova conferma nel nome “manus”, appartenente al ceppo linguistico indo-europeo. Il termine manouchers deriva da “manusa”: essere umano.
Un contributo significativo allo sviluppo dello stile musicale Manouche fu apportato negli anni trenta dal chitarrista e compositore Django Reinhardt, anch’egli Manouche.
Nacque in Belgio da una famiglia di etnia sinti. Nel tipico stile nomade solo dopo molto girovagare per l’Europa la sua carovana si fermò nella periferia di Parigi che sarà teatro della sua splendida carriera musicale. Da giovanissimo suona in modo apprezzabile il banjo ma, a diciotto anni, subisce un grave incidente restando intrappolato nella roulotte di famiglia divorata da un incendio; Django riporta gravi ustioni, perde l’uso della gamba destra e l’anulare, con il mignolo della mano sinistra furono saldati insieme dalla cicatrizzazione. Questo incidente cambiò la sua vita e la storia della chitarra jazz. Infatti, a causa della menomazione, Reinhardt dovette abbandonare il banjo ed iniziare a suonare una chitarra. Forse proprio grazie alle dita atrofizzate sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare. In breve tempo fu in attività assieme a diverse orchestre che giravano per la Francia.
Nel 1934, Django creò con il violinista Stéphane Grappelli il quintetto a corde dell’Hot Club de France.
Nasce così un nuovo ed interessante jazz Europeo.
Nei successivi vent’anni, Django dimostrò il suo grande talento. Virtuoso dello strumento ha saputo interpretare in modo nuovo e originale l’approccio della chitarra nel jazz  senza mai perdere di vista le sue radici culturali e le particolari sonorità che lo rappresentano.
Un raro esempio di novità musicale lontana dalle mode e dai tempi. Django morì all’età di soli 43 anni.
Le comunità Manouche si tramandano ancora oggi le loro sonorità da padre in figlio, infatti il manoucher suona spesso per se stesso e riunito nel gruppo di appartenenza.
Gli strumenti fondamentali sono due chitarre da accompagnamento e un contrabbasso per assicurare una imperturbabile sezione ritmica. La pompe è il ritmo inconfondibile del manouche affiancato dalla chitarra solista, un virtuoso violino e talvolta una fisarmonica. Il virtuosismo è il tema dominante dell’espressione usicale manouche che si affianca ad una sonorità molto orecchiabile e prevedibile che rende l’ascolto coinvolgente e appassionante
Forse impropriamente il manouche viene definito gipsy jazz o swing manouche ma, in realtà, il popolo gitano non ha mai accettato somiglianze ma ha sempre preteso una propria radice etnica definendo la loro un’espressione folkloristica esclusiva.

Oggi il panorama musicale vede sempre più seguaci e amanti di questo genere che si adatta a vari contesti di intrattenimento offrendo grande coinvolgimento emotivo dettato dalla forza ritmica e la grande maestria dei manoucher sempre, necessariamente, virtuosi.

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per chi non conosce ancora Gavazzana…

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