Tanti gli aspetti del nuovo sistema di raccolta rifiuti, di differenziata spinta, presentato in Commissione Consiliare a Novi martedì 23 febbraio, che colpiscono e provocano riflessioni. Innanzitutto la cifra del progetto, una cifra vicina ai diciotto milioni di euro, precisamente 17.398.017 euro, una parte dei quali da contrattare con gli istituti di credito. Sorge subito una domanda: come? Fino a dieci anni fa gli istituti di credito rilasciavano generosamente i mutui, poi la crisi e adesso la cosa si presenta notevolmente difficile. Il progetto è presentato da azienda partecipate, da aziende cioè pubbliche o comunque con i Comuni che ne hanno una larga quota. Le banche vorranno delle garanzie. Domanda: le garanzie risiederanno nel fatto che i soggetti proponenti sono delle partecipate e quindi dietro di loro ci sono i Comuni? Ovvero: garante per le partecipate sarebbero i Comuni?

Altro discorso: verranno dati dei cassonetti da porre sui terrazzi o dei sacchetti ai cittadini-utenti che dovranno poi portarli all’Isola Ecologica. Sulla base della quantità di rifiuto prodotto, grazie al codice a barre, verrà stabilita la tariffa da pagare. Il sospetto è che Novi, città già sporca, possa diventare ancora più sporca, con sacchetti senza nome lungo le vie od i giardini. Sacchetti senza nome, senza codice a barra, senza possibilità di identificarne il proprietario. Contenenti una parte, ovviamente, non tutto, il rifiuto prodotto da questo. Non tutto perché altrimenti come potrebbe giustificare il fatto di non averne prodotto?

Terzo aspetto: è stato rimarcato, evidenziato, che si tratta di una rivoluzione culturale, di un drastico cambiamento di abitudini e di mentalità da parte del cittadino. Giustissimo. Ma, allora, sorge una domanda: perché, prima dell’approvazione del piano industriale del Consorzio Smaltimento Rifiuti avvenuta giovedì 25 febbraio, non sono stati indetti incontri pubblici con i cittadini per spiegare il nuovo sistema di raccolta verso cui si è indirizzati? Vero, la formazione e l’informazione sono previsti nell’ambito del progetto ma solo successivamente. I piani industriali delle partecipate che si occupano di rifiuti dovevano essere presentati entro il 30 novembre. Il piano industriale è stato approvato dalla Assemblea dei Sindaci il 25 febbraio, quasi tre mesi dopo. Possibile che in quasi tre mesi non sia stato possibile indire una assemblea rivolta alla cittadinanza per spiegare come, in che modo si attuerà questo sistema di raccolta, raccogliendo anche critiche e proposte, suggerimenti? Si pensa al cittadino solo ogni cinque anni, ovvero al momento di andare a votare e, poi, basta, il cittadino deve accettare tutto? Forse questa Amministrazione Comunale ha paura a rapportarsi con i cittadini se non a cose praticamente fatte? Certo, riflessione amara, ogni cinque anni si può cambiare il governo della città ma il dubbio che sorge riguarda il fatto che la società reale sia effettivamente migliore di chi la governa. E, francamente, i dubbi sono molto forti come la paura di un nuovo trasformismo.

Ancora: esiste incertezza fra le stesse partecipate riguardo alla raccolta differenziata: da una parte si parla infatti di mettere insieme vetro, plastica e lattine e chi, come Alberto Mallarino, Presidente di SRT ovvero Società per il Recupero ed il Trattamento dei Rifiuti afferma che il vetro non deve essere abbinato agli altri due in quanto ne renderebbe difficile e problematico il recupero. Si deve andare, invece, verso un multiuso cosidetto leggero.

Infine, come si può pensare di approvare un piano industriale, quindi parlando di costi, di cifre, di dati, se non si sa ancora per certo quali e quanti Comuni aderiranno al progetto? Visto che si parla di Comuni dell’Ovadese e dell’Acquese che puntano ad una politica cosidetta “in house” e che incertezza regna fra molti Comuni che fanno parte della 5Valli ovvero Comuni della Val Curone, del Tortonese e della Val Borbera.

Maurizio Priano