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Il Cociv ha nuovamente chiesto di sversare lo smarino derivante dai lavori del terzo valico ferroviario nelle ex cave  “Clara e Buona” di Alessandria.  Il Comune pone alcune condizioni, ossia effettuare verifiche sullo stato attuale delle ex cave per escludere inquinamento pregresso, e la riduzione del limite di 1 grammo  di amianto  per ogni chilo di terriccio.
Pur apprezzando l’intento del Comune nel porre alcune condizioni, riteniamo tali misure assolutamente non sufficienti a salvaguardare la salute pubblica e l’ambiente.
Infatti:
Per quanto riguarda le analisi, ARPA ha offerto la propria disponibilità, segnalando pero’ la necessità di mezzi  meccanici di cui non dispone. ARPA ha ragione: come si puo’ chiederle di eseguire un lavoro, se non le si forniscono gli strumenti?  Dal canto suo,il Comune di Alessandria,  ritiene sia compito del Cociv stanziare risorse. Il Cociv pero’ non avrebbe nemmeno risposto!! Sembra quasi di assistere a una “commedia all’italiana”: ogni attore rimanda sempre la responsabilità all’altro, senza che si riesca a raccapezzarsi.
Relativamente al quantitativo massimo di amianto , si rimarca come il mondo scientifico abbia da tempo chiarito che non esiste un limite di esposizione sicuro per l’amianto. Non si tratta di cioccolata, che ti fa male solo se ne mangi troppa!
L’aminato è micidiale anche se presente in quantità minime.

Pertanto, è inutile discutere di “concentrazioni” minori o maggiori di amianto, semplicemente questo non deve essere presente.
C’è poi il problema dei  lubrificanti impiegati dalle trivelle durante gli scavi.Sono inquinanti e tossicI, e ci pare che  nessuno sia in grado di escludere la loro infiltrazione nella falda acquifera.
Le ex cave che si vorrebbero trasformare in discariche  hanno, nei decenni, subito un processo spontaneo di rinaturalizzazione, divenendo di fatto zone umide (laghi) in collegamento col fiume.
E’ universalmente riconosciuta l’importanza delle zone umide: ci difendono dalle alluvioni, sono una riserva d’acqua durante le magre e sono fondamentali per la sopravvivenza della fauna, sia stanziale che migratoria.

Nel secolo scorso la maggioranza degli stagni è stata distrutta, con danni tremendi  all’ecosistema.  Da tempo Regioni e Comuni Italiani stanno realizzando progetti di ripristino delle zone umide, utilizzando proprio  ex cave. In Alessandria si vorrebbe fare il contrario, ossia distruggere i laghi che si sono ricreati e che sono ora un valore ambientale importante!
Alessandria manca  di parchi naturali. Questi laghetti sono  ambienti  gradevolissimi e  vicini alla città, percio’ si prestano alla conversione in oasi urbane, a fronte di investimenti finanziari contenuti. Trasformarle in discariche appare un atto sciagurato, che farà perdere un’occasione unica di forinire ai cittadini un polmone verde.
Oggi i laghetti sono abitati da molti animali, anche acquatici.   Lo sversamento d tonnellate di  smarino ne causerebbe  certamente la morte, fatto non solo profondamente immorale, ma anche illegale.
Per tutte queste ragioni ,chiediamo nuovamente di non utilizzare i laghi come discarica e non distruggere questi ambienti bellissimi.
ANPANA è pronta a attuare ogni misura necessaria per difendere la salute della popolazione, dell’ambiente e degli animali, gravemente minacciata da queste decisioni.

ANPANA – Sezione provinciale Alessandria
Il Presidente Giorgio Francardi, Il Comandante delle Guardie Ecozoofile Marco Castelli


11 ottobre 2015