arte pittore - QGiampiero immerge i colori nel paesaggio, una pittura intravista in double face sia dal punto di osservazione nei contorni tradizionali come nell’informale Ha iniziato il suo mondo nella pittura evoluto con il tempo per andare alla ricerca continua di nuovi soggetti fondamentalmente interessanti.

La pittura di Gian Piero Maser è la proiezione, per un verso, dell’impressionismo, ben evidenziato nelle marine; dall’altro i paesaggi, i nostri paesaggi visti con l’angolazione dell’informale, un informale comprensibile copiato dalla natura, elaborato, attraverso l’inconsapevole fantasia tratta in ogni tocco di pennello, con la capacità di far rivivere i contorni posati sulla tela.

Il modo di trattare il soggetto è un sottile filo conduttore, colto in ogni dipinto, in un insieme legato alla duttilità del colore, strettamente connesso ai suggestivi paesaggi, sempre diversi, nello stesso tempo sempre uniti alla sua sensibilità .

Giampiero sa ridurre in miniatura la visione del suo ambiente, sottopone alla lente d’ingrandimento quanto di meglio la nostra campagna offre nell’intento di risaltare le meraviglie quasi invisibili ad occhio nudo, carpite alla natura posandole con la fantasia scaturita dall’attenta visione dello sguardo.

È la tavolozza a parlare, racconta l’evolversi dei nostri campi, del nostro paesaggio, nell’ambito delle quattro stagioni, viste nell’arco completo, a tutto tondo: dalla semina al raccolto.

Questi momenti sono osservati con i suoi occhi, quelli di chi è attaccato alla sua terra, con le sue tradizioni, dalla quali è difficile staccarsi, per nessuna ragione.

Il primo passo è stato questo a cui è seguita l’ovvia evoluzione della sua espressione artistica, portata indubbiamente dall’esperienza, maturata in tanti anni passati a osservare la cadenza temporale della natura, impastando sulla tavolozza i cromatismi, i più adeguati al paesaggio da fissare.

I dipinti non si soffermano solo su questo, l’immaginazione dell’osservatore spazia, intravede in lontananza l’infinito, un mondo senza confini, aiuta la mente a volteggiare lo sguardo sia all’orizzonte, sulla linea d’analisi, sia elevata verso il cielo, un cielo mai uguale, con le sue nubi a volte morbide, altre volte infreddolite dalle correnti d’aria, altre volte minacciose.

Tutto il suo lavoro è unito da un filo conduttore non casuale, confermato dalla consapevolezza di ritrarre sempre il meglio, con la forza dei generosi cromatismi offerti dal nostro paesaggio.

                                                                                     Franco Montaldo


2 agosto 2015