alessandria - 2QLa nostra Alessandria è al centro di questo momento culturale, con i suoi abitanti dall’indole schiva, nello stesso tempo generosa i quali hanno plasmato il carattere dell’amata città, divenuto leggenda.

Una città quasi misteriosa avvolta nell’umida nebbia, soffocata dal sole estivo, all’apparenza deserta, eppure sempre vigile.

Gli scorci, gli angoli suggestivi ci sono. Eccome! È sufficiente saperli cercare, fermare la fretta, dedicare un attimo all’osservazione attenta di un portone, un cortiletto, un androne, qualche inferriata, i balconi con le sue ringhiere, a volte lavorate con raffinatezza.

Ebbene c’è tanta arte. E, se c’è arte non deve mancare la poesia, così com’è presente la storia, la nostra storia!

Personalmente ho imparato ad amare, con conoscenza di causa, Alessandria nel momento in cui ho scritto, per la Voce Alessandrina, qualche pagina nello spazio riservato A zonzo per la città, una descrizione di chiese, palazzi, profili semplici o con qualche rilevanza architettonica. Non importa sono i gioielli di casa nostra. Guai a chi li tocca!

Ogni angolo serba qualcosa del suo passato, all’attento osservatore.

I personaggi cresciuti, vissuti in questo contesto non lo sono da meno. Anzi attraverso le letture, le vicende ascoltate, i ricordi, il sentito dire, hanno saputo dare un’immagine di spicco, con le loro trovate nell’arte di arrangiarsi come meglio si può, non sempre per necessità o tornaconto, anche se a volte non sono riuscite alla perfezione.

Maestri nel descrivere queste piccole astuzie sono stati Sandro Locardi, Gianni Fozzi, tanto per citare i maggiori, più vicini a noi nel fattore temporale, unitamente tanti altri si sono cimentati a far rivivere il mondo del passato, quello umile della gente comune, seppure con formazioni diverse.

Sono voci lente, soffermate su un frammento di semplici vicende, forse le migliori, certamente le più vive, hanno saputo rispecchiare, in tante personali maniere, la normalità, la più degna ad essere ricordata.

E che dire del nostro paesaggio articolato da un cromatismo invidiabile, variabile con il mutare delle stagioni.

I colori tenui dell’inverno, sfumati nelle nebbie, si rinfrescano con lo scoccare della primavera, per stagliarsi in mille sfaccettature nell’estate, andando a terminare con le calde tonalità rossicce, tinteggianti di bruno nei mesi autunnali; forse i più bei contrasti di tutto l’anno del nostro firmamento.

La nostra storia, la nostra poesia è nata in questo contesto. Cosa pretendere di più? Discorrere sulla città dove si è nati, in cui si vive, crea sempre un certo fascino. La nostra Alessandria non è da meno; ha la particolarità di essere fra due fiumi, appare, scompare nelle nebbie autunnali, in terra di Piemonte. Ma chissà?

Questa città, la nostra città ha una storia da essere raccontata.

Sorge su un agglomerato di povere case, abitate da contadini, pastori i quali, grazie ai due fiumi, hanno qualche briciola economica in più, ravvisata in quei scarsi prodotti derivati dalla pesca, dal traghetto fra una sponda e l’altra, neppure necessari a compensare il timore di essere visitati dall’acqua, ogni qualvolta il cielo piange più del solito.

Nasce per iniziativa dei comuni conferiti nella Lega Lombarda, diventa fortezza ai confini del territorio dominato dai Marchesi del Monferrato.

Il Santo Padre, Alessandro III, guarda di buon occhio la nuova città, non tanto per sentirsi protettore o gratificato, quanto per ottenere beni, territori, favori, poi essendo vicino alla Potenza di Guglielmo del Monferrato … non si sa mai!? È meglio essere buoni vicini di casa.

Gli abitanti devono continuamente foraggiare, sotto le più svariate forme, le pretese pontificie; proprio in onore di quel Rolando Bandinelli salito sul Trono di San Pietro, quale papa Alessandro III, di cui se ne ricorda il nome.

Le truppe tedesche non riescono ad entrare in città, per l’astuzia del nostro Gagliaudo Aulari.

Alessandria è in continua crescita, è libero comune, minacciato dalle realtà limitrofe, gelose dell’incessante sviluppo, tanto da entrare in conflitto con Asti.

I Visconti la tengono d’occhio per lasciarla agli Sforza, legata al Ducato di Milano, finché a prendere il sopravvento sono i Savoia.

La città subisce la battaglia di Marengo, con il privilegio di essere eletta capoluogo del Dipartimento.

È accolta nel Regno Sardo, compromessa nel fallimento della cospirazione di Mazzini; da qui la condanna alla pena capitale di molti patrioti, fra cui Andrea Vochieri.

Ha il vanto di essere una della prime province italiane, offrendo molto in tutte le battaglie sostenute per la libertà, fino ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

È arrivato anche qui, il boom economico con le immancabili date funeste: la strage del carcere, lo straripamento del Tanaro.

Il resto sono eventi dei nostri giorni.

Dunque quanto buon materiale da riportare in versi, per consegnarli alle generazioni future, affinché conoscano un po’ del nostro passato.

                                                                           Franco Montaldo