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La sede della Coldiretti

“E’ un ottimo bilancio quello degli incontri zonali organizzati da Coldiretti che si sono conclusi ieri, 26 febbraio, durante i quali abbiamo “toccato” tutte le macro aree della provincia. Numerosi i soci che hanno preso parte alle riunioni e molte le domande che ne sono scaturite al termine dei vari approfondimenti sulle tematiche di attualità agricola: era il nostro obiettivo e pensiamo di averlo raggiunto”.

Sono parole di soddisfazione quelle espresse dal presidente e dal direttore della Coldiretti di Alessandria Roberto Paravidino e Simone Moroni dopo aver tracciato un primo bilancio degli incontri tecnici che sono serviti ad analizzare le novità che vedono protagonista il settore primario: dalla Riforma della nuova Politica Agricola Comune 2014-2020, all’Imu sino alle novità fiscali per l’anno 2015.

Ampio approfondimento proprio dedicato alla Pac e ai pagamenti diretti dove “quello base” è il più importante poichè solo gli agricoltori che ne hanno diritto possono accedere alle altre tipologie di pagamento, ad eccezione di quello accoppiato”.

Ne hanno parlato i responsabili di settore della Coldiretti alessandrina Ilda Poggi e Fabio Fracchia sottoilienando come la nuova PAC ridimensiona l’elenco degli aventi diritto ai pagamenti diretti: nella lista nera degli esclusi dalla categoria di agricoltore attivo finiscono aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permanenti, banche e finanziarie, persone fisiche e giuridiche che svolgono attività di intermediazione commerciale e la PA, ad eccezione degli enti che effettuano formazione e sperimentazione in campo agricolo e quelli che gestiscono gli usi civici. Agricoltore attivo è quindi, in Italia, chi possiede l’iscrizione all’INPS come coltivatore diretto, Iap, colono o mezzadro oppure il possesso della Partita Iva attiva in campo agricolo, con dichiarazione annuale Iva a partire dal 2016 per le aziende non ubicate prevalentemente in montagna e/o zone svantaggiate. Inoltre, sono attivi quegli agricoltori che nell’anno precedente hanno percepito pagamenti diretti inferiori a 5.000 euro, per aziende ubicate in montagna o zone svantaggiate, e 1.250 euro nelle altre zone.

Secondo la nuova PAC sono giovani gli agricoltori che si insediano per la prima volta in un’azienda agricola in qualità di capo azienda o che si siano già insediati nei cinque anni precedenti la prima presentazione di una domanda per aderire al regime del pagamento di base; non hanno più di 40 anni. Il pagamento per i giovani sarà calcolato moltiplicando il numero di titoli attivati dall’agricoltore per il 25% del valore medio dei titoli detenuti in proprietà o in affitto dall’agricoltore stesso. L’incremento si applica su una superficie massima di 90 ettari. Il sostegno è concesso per un massimo di cinque anni, calcolati a partire dal primo anno di insediamento. Al pagamento per i giovani è destinato l’1% del massimale nazionale, aumentabile al 2% attraverso la riserva nazionale.

Molta attenzione ha destato la parentesi dedicata alla nuova programmazione del Psr 2014-2020 che offre un approccio più flessibile di quella attuale: non ci sono più gli assi, entro cui sono rigidamente incasellate le misure, ma sei priorità, ulteriormente specificate in diciotto focus area, alla cui realizzazione può contribuire contemporaneamente più di una misura. Ciascun Programma di Sviluppo Rurale dovrà contenere almeno quattro delle sei priorità che riguardano: il trasferimento di conoscenze, l’innovazione, l’organizzazione delle filiere agroalimentari, la gestione del rischio, la tutela degli ecosistemi, il contrasto ai cambiamenti climatici e la riduzione della CO2, l’inclusione sociale e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Per quanto riguarda l’Imu la parola è passata alla responsabile dell’Area Fiscale Daniela Colombini, la quale ha ribadito che “Coldiretti non è soddisfatta di questa nuova tassa. La problematica dell’Imu è però ben più complessa e articolata: prese di posizione come quelle riportare sui giornali rischiano di far percepire ai cittadini che il mondo agricolo non vuole pagare le imposte né contribuire al risanamento del sistema Italia, quando invece non ha mai fatto, e nemmeno farà mancare, il proprio contributo”.

Tutto è migliorabile, ma bisogna lavorare con intelligenza, affrontando l’impianto che prevede il pagamento delle imposte e delle tasse nel settore agricolo. Se ci limitiamo ad affrontarne un solo aspetto, si rischia di penalizzare le imprese agricole sotto altri punti di vista.  E’ quindi necessario evitare le incongruenze che esistono rispetto alle reali condizioni dei terreni coinvolgendo gli enti territoriali.

Queste modifiche necessarie rafforzano la scelta equa e coraggiosa di mantenere l’esenzione per le imprese agricole professionali in tutte le aree svantaggiate riconoscendo il ruolo economico e di presidio territoriale di chi lavora e vive di agricoltura.

“Per gli agricoltori abbiamo organizzato questi momenti informativi e formativi perché siano consapevoli dei maggiori oneri a carico delle aziende, ma anche delle nuove opportunità che non mancano. Un incontro che è stato il primo tassello di importanti momenti di assistenza e consulenza che verranno messi in campo nel 2015. – ha concluso il direttore Simone Moroni – La categoria che noi rappresentiamo ha un ruolo preponderante nella realtà produttiva del nostro territorio la tutela e lo sviluppo del settore agroalimentare, oltre a rappresentare un volano di sviluppo economico costituiscono l’elemento base della qualità della vita in quanto strettamente collegato alla salute e al benessere dell’individuo”.

28 febbraio 2015