Mario Costa, figlio di Luigi, ricorda il cenacolo di pittori formato in gran parte da uomini di cultura radunati nella vetreria del padre per parlare di ogni cosa dalla politica all’arte racconti minuziosamente riportati in un prezioso manoscritto

Il prezioso testo, composto da più menti notevoli, non è reperibile pubblicamente, è una finestra chiusa su un mondo ormai lontano, eppure tanto importante poiché riguarda direttamente il passaggio della cultura alessandrina fra gli anni dal 1900 al 1950, forse prima ancora.
L’idea di verbalizzare, per così dire, questi incontri, è stata di Giulio Adamo Sacchi, con la collaborazione di Duilio Remondino, simpaticamente vicino alle idee futuriste, quel movimento sottoscritto ne Il Manifesto, pubblicato sul giornale parigino Figaro il 20 febbraio 1909.
I dialoghi sono riscritti su un semplice quadernetto uscito dalla fertile mente degli artisti più importanti, vissuti in un’Alessandria nel periodo di forte crescita economica, supportata dallo sviluppo dell’industria in tutta la Penisola, tenuta d’occhio con assiduo accanimento dal governo di Roma.
La raccolta è un’affascinante testimonianza di un cenacolo d’intellettuali, personaggi straordinari, appartenenti a momenti politicamente difficili i quali s’incontravano nella vetreria affacciata su via Andrea Vochieri, creata da Luigi Costa nel 1913 poi passata al figlio Mario, tenuta in esercizio fino al 1987.
Mario, nato nel 1925, ricorda quei primi cinquant’anni del XX secolo, ha presente quel quaderno, finemente scritto, dai protagonisti del circolo di intellettuali, fra cui l’artista Duilio Remondino, il bohemien Giulio Adamo Sacchi, il fondatore del Piccolo, Mario Scabiolo, i pittori Alberto Caffassi, Cino Bozzetti, Germano Buzzi, Giovanni Patrone, il grande Carlo Carrà, ed altri ancora, senza dimenticare il critico d’arte Riccardo Scaglia, tutti assidui frequentatori della vetreria come clienti tuttavia, in quest’angolo, si trovano splendide cornici, quadri, tantissimi quadri, così allo scoccare pomeridiano dei cinque tocchi emmezzo del campanile, ecco arrivare i soliti personaggi per la colta chiacchierata quotidiana.
Un giorno del 1940 fino alla Liberazione, insieme, su suggerimento di Giulio Adamo Sacchi, hanno deciso di raccontare i contenuti dei loro incontri. È nata la penna d’oro, ossia la raccolta delle discussioni avvenute fra quelle mura, firmate con un soprannome: da Gran Padre Gas, a Mastino, per indicare i più significativi pseudonimi.
La pagina conclusiva ha per titolo Era Nuova, un titolo degno di nota a quel tempo, con nell’auspicio di rivedere migliori momenti per le giovani generazioni.

Franco Montaldo


26 luglio 2014