cigoliniInizia oggi, curata da Franco Montaldo una piccola rubrica dedicata ai personaggi alessandrini. Non tanto quelli che hanno fatto la storia della città, ma quelli meno conosciuti, o meglio, noti soprattutto alla gente comune che hanno lasciato una traccia indelebile in molte persone pur vivendo nella loro Alessandria e senza mai aver raggiunto quell’apice di successo planetario o nazionale di cui altri loro concittadini hanno avuto.

Una rubrica dedicata quelle persone che viventi o meno, hanno saputo impiegare il loro tempo creando qualcosa di diverso.

Franco Montaldo periodicamente traccerà un profilo di queste persone. Iniziamo oggi con Gino Cigolini.

 

 

CIGOLINI: SCULTORE SCRITTORE BURATTINAIO BARBIERE

Chi non ricorda quella calda estate degli anni 50 sul prato del C.V.A., lungo la riva destra del Tanaro? Ebbene in un afoso pomeriggio di quegli anni una voce, accompagnata dal movimento delle marionette, diceva: … ier sira u j’era la Nilla Pizzi cla cantava … con tuti is cirimeli chi balavu …, parole rimaste nella memoria di uno spettatore, ora ricordate da qualche bambino di quel tempo.

Gino Cigolini era una figura di alessandrino, per così dire, un po’ speciale in quanto in attesa dei clienti modellava tuttavia, con giusto il passante, manifestava le sue opinioni sulla politica.

La collezione comprendeva mani di lavoratori, accanto a quelle di quei pochi impiegati d’allora le quali sottolineavano la differenza del mestiere: le prime callose, gonfie, quasi deformate dalla fatica; le seconde pareva fossero ricoperte di velluto, ben tornite, le dita proporzionate, così s’intravedevano le differenze degli arti superiori copiati dalle ragazze, dalla mamme, dalle nonne, ciascuna con le proprie caratteristiche, impresse dall’età dal lavoro.

L’abilità di scultore non si fermava lì, anzi plasmava la creta ricavando i volti di guerrieri, signori, contadini, artigiani; poi ancora dame, casalinghe, giovani, anziane, un insieme di figure colorate per dar risalto ai personaggi. Insomma i suoi personaggi. A questi soggetti, dal collo piuttosto lungo, forato per far posto al dito indice, legava un manto ricavato dagli scarti delle sarte, tanto da sembrare, in lontananza, figure vere.

L’attrezzatura si componeva di una tavola di legno compensato, alto più di una persona, tutto dipinto, con un’apertura a mo’ di sipario: alla scomparsa della tenda rossa ecco i protagonisti, elegantemente vestiti, con gli accessori di abbigliamento dai quali si comprendeva il ruolo nelle società.

Queste piccole opere d’arte erano esposte nel suo negozio di barbiere in via Mazzini, ora al numero civico 82; per chi avesse assistito lo spettacolo la domenica innanzi, rivedeva la Star dei suoi sogni, la poteva accarezzare, guardare da vicino, chiedere direttamente notizie, proprio dal suo creatore.

Il lunedì, giorno di chiusura della bottega, è dedicato allo sport, così arrivava in bicicletta alla Bocciofila La Familiare per disputare la consueta partita a bocce, se in quelle rarissime volte non trovava compagni né avversari, armato di penna dall’inchiostro indelebile, scriveva sul calendario: oggi nessuno s’è presentato.

È passato quasi mezzo secolo!

Franco Montaldo



 14 giugno 2013