presidio -IFinisce alla Camera dei Deputati la vicenda dei braccianti di Castelnuovo Scrivia che non può dirsi ancora conclusa, sia perché è in corso un’indagine della Procura della Repubblica, sia perché i braccianti faticano a trovare lavoro dopo le vicende che li hanno visti protagonisti lo scorso anno.

Venerdì 14 giugno, è stata ricevuta in Parlamento, una delegazione composta dall’onorevole Davide Matiello, Moumouni Tassembedo , Antonio Olivieri, Lahcen Elkhoumani, Fabrizio Garbarino, in rappresentanza dei braccianti africani di Castelnuovo Scrivia e di Saluzzo per un’audizione con il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati, Cesare Damiano.

“Due luoghi simbolo, in Piemonte, nel ricco Nord – dice Antonio Olivieri – , che finora si è ritenuto immune da certe situazioni di grave sfruttamento – finanche di vera e propria riduzione in schiavitù – che sono simili a quelle di Rosarno, di Nardò e di tutte le campagne d’Italia.”

“L’incontro di Roma – aggiunge Olivieri – è stato importante, perché ha permesso di portare a conoscenza diretta alla Commissione Lavoro, che ha assunto degli impegni, le due vicende nei dettagli, raccontata direttamente dai protagonisti. E’ importante mantenere desta l’attenzione sulle vicende, a fronte del silenzio tombale che ha circondato i quaranta braccianti di Castelnuovo Scrivia, derubati dei loro salari, della loro dignità di persone e poi licenziati e attualmente senza lavoro, sia per dare una risposta istituzionale all’accoglienza dei braccianti di Saluzzo.”

Secondo Olivieri e i componenti della delegazione che si sono recati nella capitale, questa situazione crea anche un dramma nei confronti delle aziende agricole che rispettano le regole, che non riescono a fronteggiare la concorrenza sleale e sono schiacciate da un modello distributivo che sposta tutta la catena del valore a vantaggio della logistica e dei supermercati.

Il Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, dopo averli ascoltati, si è impegnato a studiare i casi e, comunque, ad intervenire, sentendo, in primo luogo, le rappresentanze istituzionali e le Prefetture delle due province nonché di coinvolgere i parlamentari eletti nelle due province.

“A questo proposito – conclude Olivieri – noi abbiamo richiesto che si costituisca un tavolo con tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, così come, a suo tempo, avevano richiesto i Sindaci di Castelnuovo Scrivia, di Sale e di Pontecurone.”

 

COSA ERA SUCCESSO

A Castelnuovo Scrivia, la rivolta era scoppiata il 22 giugno dell’anno scorso, nell’azienda agricola “Lazzaro Bruno”, dov’erano occupati una quarantina di braccianti marocchini impiegati nella raccolta di ortaggi e verdure, le cui condizioni di vita e di lavoro, secondo i sindacati e le testimonianze di alcuni baccianti, non erano delle migliori.

“Erano tra le più disumane – conclude Olivieri – una sorta di schiavismo senza catene con orari di lavoro impossibili: si iniziava alle 6.30 del mattino, si faceva una pausa di mezz’ora alle 14.30 e, poi, si tornava a raccogliere verdure, sotto il sole cocente, fino al tramonto, per sette giorni alla settimana, sabati e domeniche compresi. Alcune donne erano alloggiate nell’azienda agricola in condizioni spaventose, dormivano in quattro, una sopra l’altra, tra rifiuti ed attrezzi di lavoro.

Tutto questo per un salario che è eufemistico definire “da fame”: prima prendevano 5 euro all’ora, poi 4, poi solo sporadici acconti, infine più nulla. Da ciò, dovevano detrarre anche le spese per il materiale che usavano per lavorare, come, ad esempio, i guanti, gli stivali, il vestiario.Dieci di questi migranti erano irregolari e senza permesso di soggiorno.”

 17 giugno 2013