L’annuale rapporto statistico sulla presenza turistica in provincia di Alessandria fornisce dati fortunatamente lusinghieri. I segni della crisi sono evidenti e percepibili ma la relazione testimonia comunque segnali di tenuta che passano dall’aumento e dal qualificarsi dell’offerta per arrivare a confortanti riscontri in termini di arrivi e presenze. Il tutto perfettamente inserito nelle dinamiche regionali con dati felicemente in controtendenza rispetto a quelli di tutto il Piemonte circa gli arrivi che registrano, nell’alessandrino, un trend positivo.

L’immagine che l’indagine fornisce è variegata, con la possibilità isolare una serie di considerazioni utili per il lavoro di istituzioni e operatori.

La provincia di Alessandria nel suo complesso continua a essere meta del turismo italiano e straniero, con una significativo “travaso” di numeri dall’alberghiero all’extralberghiero che, dal 2007 al 2012, è cresciuto da 328 a 415 esercizi con punte significative per quanto riguarda i bed and breakfast e gli agriturismi. Il turista dunque continua ad arrivare in provincia, segno che il messaggio promozionale è stato percepito; bisogna convincerlo a restare di più, usando linguaggi più chiari, dalle opportunità economiche alle offerte e ai prodotti.

I dati sugli arrivi e la presenza degli stranieri sono il segno più positivo e originale che l’indagine propone. Tuttavia la provincia attrae molto anche gli italiani, a cominciare da quelli provenienti dallo stesso Piemonte e poi dalla Lombardia, dal Veneto e dall’ Emilia per quanto riguarda il settore alberghiero, mentre in quello extralberghiero si registrano consensi in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia. Un turismo di “prossimità”, certamente figlio della crisi, al quale è necessario peraltro sempre dare risposte di qualità.

Gli stranieri, si diceva. Il rapporto arrivi/presenze con gli italiani sposta la lancetta verso il turismo estero, sia negli arrivi che nelle presenze nel settore alberghiero, mentre in quello extralberghiero i dati restano sostanzialmente invariati. La provincia continua a essere la meta preferita di tedeschi, e poi a scalare di francesi, svizzeri e spagnoli, questi ultimi scesi considerevolmente di numero, forse per la crisi del loro paese. Molto salite le attenzioni degli olandesi con riscontri importanti in ogni tipo di struttura, segnatamente nell’acquese. E qui ha funzionato – evidentemente – il grande lavoro di promozione svolto in questi proprio sul mercato dei Paesi Bassi.

Queste, molto in sintesi, alcune linee d’interpretazione di un lavoro da studiare con attenzione, anche in proiezione futura. Lo strumento della statistica è d’altronde il primo passo per una concreta lettura della situazione, nei suoi aspetti positivi e nelle sue criticità. In un momento un po’ nebuloso per le prospettive della Provincia e delle sue funzioni disperdere un patrimonio simile sarebbe francamente imperdonabile, senza peraltro sapere – a oggi – chi e come poi dovrà continuare ad assolvere questa funzione così strategica. Un interrogativo a cui dare risposte, in un contesto come quello del turismo che, pur minacciato dalle difficoltà, continua a dare segnali positivi.

 27 maggio 2013