Pubblichiamo di seguito la lettera che il presidio dei Braccianti ha scritto alla Prefettura di Alessandria per sollecitare la risoluzione del problema dei lavoratori delle aziende Lazzaro.

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Il “Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia”, composto da lavoratori, singoli cittadini solidali, nato quest’estate dalla lotta dei 74 giorni dei braccianti marocchini dell’azienda agricola Lazzaro, chiede un incontro urgente al fine di riprendere il confronto e trovare soluzioni rispetto a quella vicenda rimasta tuttora insoluta, a cinque mesi dalla cessazione del presidio sulla statale Castelnuovo Scrivia – Tortona.

Ricordiamo che ai lavoratori irregolari della Lazzaro, che hanno avuto insieme agli altri, il trattamento che tutti noi sappiamo (orari di lavoro insostenibili, fino a 13 – 14 ore; un salario da fame, prima di 5 euro all’ora, poi sempre meno, infine solo acconti; condizioni di lavoro subumane, costretti a bere acqua dai canali dell’irrigazione; niente guanti, né stivali, né vestiario per lavorare…), è stato riconosciuto, dalla Procura della Repubblica di Torino, il nulla osta per un permesso di soggiorno umanitario e che è tuttora in corso un’indagine condotta dal giudice Raffaele Guariniello per gravi reati connessi alla violazione delle leggi sull’immigrazione, all’intermediazione di manodopera, alla riduzione in schiavitù.

Siamo stati, purtroppo, facili profeti, quando abbiamo detto e scritto che la vicenda non poteva dirsi conclusa con la scelta della ricollocazione lavorativa di una parte di essi, sull’intero territorio provinciale, attraverso borse lavoro della durata di soli 3 mesi, per 20 ore settimanali, 530 euro mensili, interamente pagati dalla Provincia di Alessandria, senza alcuna garanzia di continuità occupazionale.

Risultato: le aziende che avevano assunto quei lavoratori a queste condizioni, li hanno lasciati a casa tutti, al termine del periodo dei 3 mesi!

Ad oggi, solo 4 su 40 lavorano ancora: 1 con contratto a tempo indeterminato presso l’azienda agricola “Bruno Lazzaro” e 3 presso la cooperativa CLO di Rivalta Scrivia; questo, mentre la coop. “Work service” di Brescia continua tranquillamente a far lavorare i suoi lavoranti indiani, presumibilmente cottimisti.

Parecchi braccianti della Lazzaro, data la situazione e mancando di prospettive d’impiego, hanno scelta di far ritorno in Marocco, almeno per la stagione invernale.

Vogliamo altresì ricordare che una lavoratrice che abitava in cascina, “cacciata” dai Lazzaro all’indomani della proclamazione dello sciopero del 22 giugno 2012, è ancora oggi ospite presso la Casa di Accoglienza di Solero, gestita dalla cooperativa Bios, che se ne è fatta carico.

Questa lavoratrice che ha lasciato in Marocco la mamma ed una figlia di 10 anni, che non vede da 2 anni, non solo si trova, da mesi, senza alcuna occupazione, ma, ben presto, rischia di trovarsi senza alloggio, in quanto la Bios lascerà la struttura di Solero a fine febbraio.

Il sindacato, che aveva avviato la vertenza per il recupero dei salari arretrati contro la ditta “Bruno Lazzaro”, si è trovato di fronte ad una posizione di totale chiusura (solo poche vertenze individuali sono state chiuse e per importi minimi!) ed è stato costretto, alla fine, a passare le vertenze ai propri legali.

Pertanto, dal giorno 22 giugno – giorno di inizio della protesta dei braccianti della Lazzaro – quei lavoratori non hanno più percepito salari arretrati, se non due irrisorie “una tantum” di 250 euro medie ciascuno.

Ancora oggi, a loro serve tutto: cibo, vestiario, legna da ardere, aiuti in denaro.

Tutte cose che, nei limiti del possibile, noi del Presidio permanente abbiamo fornito loro, con l’aiuto dei Comuni, della Croce Rossa, della Caritas, di singoli cittadini solidali, anche attraverso l’istituzione di una Cassa di Resistenza.

Il velo di silenzio calato su questa vicenda non aiuta nessuno.

Abbiamo bisogno che si apra un confronto vero, ora, in modo da costruire condizioni e percorsi lavorativi con le associazioni, i sindacati, i centri per l’impiego, in anticipo sull’avvio dei lavori in agricoltura, in una zona che ha sempre utilizzato lavoratori stranieri nelle campagne, mutuando in tal modo esperienze che altrove sono già fatti consolidati.

Se così non sarà, prima o poi, scoppierà un’altra vergogna simile a questa.

Già se ne vedono le avvisaglie.

Nei giorni scorsi, sono comparsi sui giornali della zona, articoli che parlano di un intervento della Guardia di Finanza di Tortona, unitamente alla Direzione Provinciale del lavoro, nei confronti di un’azienda agricola della zona, dove metà dei lavoratori – 15 su 30! – erano irregolari o in “nero”.

Questi lavoratori erano adibiti alla lavorazione e al confezionamento degli ortaggi, probabilmente, per aziende della grande distribuzione commerciale.

Ovviamente, l’azienda in questione ha immediatamente regolarizzato i lavoratori – così come precedentemente avevano fatto i Lazzaro – ed ha evitato la chiusura dell’attività lavorativa: un’interpretazione molto “sui generis” della legge in vigore!

Del resto, continue segnalazioni e denunce in questo senso, arrivano puntualmente al nostro Sportello legale attivo a Castelnuovo Scrivia, segnalazioni e denunce che parlano di una situazione di estrema gravità in tutta la plaga della Bassa Valle Scrivia.

Di fronte a questo quadro d’insieme, chiediamo alle parti in indirizzo un incontro, in tempo utile, finalizzato all’istituzione di un tavolo di lavoro su queste problematiche, a partire ovviamente dalla vicenda non conclusa dei braccianti della Lazzaro.

Distinti saluti

Il Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia


30 gennaio 2013