Egregio Direttore,

seguo da tempo i suoi articoli sul declino di Tortona e la meritoria iniziativa ”Tortona – Il rilancio”. Purtroppo, vi leggo continue e ulteriori conferme delle mie convinzioni: a fronte di una città e di un territorio che hanno un buon potenziale di sviluppo turistico manca quasi del tutto la capacità di “fare sistema” e di sfruttare, in modo sinergico, le iniziative che pur ci sono, sono tante e spesso di qualità. E non si venga a dire che è un problema di finanziamenti. E’ vero, ci sono pochi soldi, ma questo non può essere un alibi, semmai deve spingere verso un modo più oculato e finalizzato di spendere le magre risorse disponibili e, in ogni caso, non può giustificare immobilismo o, peggio ancora, disorganizzazione. E non mi riferisco solo ai pubblici amministratori. Purtroppo non conosco abbastanza la specifica realtà cittadina ma credo di conoscere a sufficienza quella di alcuni territori contermini e, allora, da osservatore esterno, mi permetto di esprimere alcune mie convinzioni (non mi permetto di dare consigli).

 

1. Occorrerebbe innanzitutto ridefinire ” l’identità di Tortona e del Tortonese”. Questo può essere fatto solo guardando al futuro e non al passato che non c’è più. Attenzione, non si tratta di rimuovere e disperdere il proprio patrimonio storico, culturale, sociale e territoriale in genere, bensì di valorizzarne gli aspetti più qualificanti per reinterpretarli e farli vivere in funzione di una “nuova identità”.

 

2. Non esiste un rilancio della città di Tortona disgiunto da quello del “Tortonese”. Quest’ultimo, infatti, ha un potenziale di attrazione turistica decisamente più rilevante di quello dell’ambito cittadino. Sarebbe necessario, quindi, che la politica di promozione e di sviluppo fosse “unica e unitaria” nella sua concezione, anche se sul piano organizzativo potrebbe, anzi dovrebbe, svilupparsi nel rispetto delle prerogative e delle competenze (capacità) proprie dei soggetti pubblici e privati più direttamente interessati.

 

3. Poiché le risorse pubbliche sono molto limitate, sarebbe necessario che oltre a essere gestite in modo oculato (ovvietà) non fossero disperse in mille rivoli ma concentrate su attività e iniziative “cardine” del progetto di promozione e sviluppo. Servirebbero anche risorse private, certamente difficili da reperire nell’attuale congiuntura economica, ma ciascuno deve fare la propria parte: le spese per la promozione e per lo sviluppo vanno intese come un vero e proprio “investimento” e non come un sofferto obolo, ma questo, a mio avviso, potrebbe avvenire solo con un coinvolgimento diretto degli operatori più attivi oltre che delle associazioni di categoria.

 

4. Sarebbe indispensabile un coinvolgimento dei giovani. Innanzitutto come apporto di idee e solo in seconda battuta come apporto operativo; se li si esclude dalla progettazione del loro futuro, non ci si può, poi, lamentare della loro abulia.

Mi scuso se non sono riuscito a essere più sintetico e la ringrazio per l’attenzione. Grazie.

Lettera firmata



 25 dicembre 2012