Il dolore rappresenta un fondamentale parametro vitale la cui conoscenza aiuta nella gestione della malattia. Il dolore spesso è inutile, anzi dannoso alla ripresa del malato.

A maggiore tutela dei pazienti, presso l’Azienda Ospedaliera opera il COMITATO OSPEDALE SENZA DOLORE (C.O.D.S.) rappresentato da specialisti di diverse discipline che mettono le proprie competenze a disposizione del malato, con l’obiettivo di incrementare la qualità delle cure e migliorare la qualità della vita del cittadino che si trova ad affrontare la condizione di malattia.

Mercoeldì  5 dicembre il Comitato Ospedale Senza Dolore organizza un convegno per celebrare i suoi 10 anni di attività, come spiega Antonio Pepoli, responsabile del COSD: “L’Azienda Ospedaliera di Alessandria è stata tra le prime realtà a recepire le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Associazione internazionale “Ensemble contre le douleur”, rappresentate in Italia dall’accordo della Conferenza Permanente Stato-Regioni del 24 maggio 2001, relativo alle linee guida sugli ospedali senza dolore, con la costituzione di un Comitato Ospedaliero composto da specialisti di diverse discipline: medici, terapisti del dolore, fisiatri, psicologi, infermieri, fisioterapisti. Da allora sono stati fatti molti passi avanti sia all’interno dell’ ospedale che rispetto al panorama culturale italiano, anche con l’introduzione di una precisa normativa, che ha posto alla base del testo normativo il dolore cronico come malattia e ha riconosciuto l’accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore come un diritto a tutela della dignità della persona”.

Il convegno, che si terrà nella sala convegni dell’ospedale in viale Venezia,  a partire dalle 8,30 fino alle 15,  nasce per verificare quali sono stati i risultati raggiunti, i cambiamenti culturali e di linguaggio degli operatori, gli impegni assunti dagli stessi, i limiti incontrati dopo dieci anni di attività. Ma anche per verificare come accogliere il dolore dell’altro, compito prioritario di ogni operatore sanitario, riformulare queste domande e “rimetterci a tavolino” con i colleghi che, in questi dieci anni, si sono prodigati e hanno investito, oltre ché le loro competenze tecniche, le necessarie doti di ascolto, calore, accudimento, rassicurazione e consolazione, necessarie ad affiancare i nostri malati.

4 dicembre 2012