Chi non é coinvolto in prima persona nella situazione, solitamente tende a non percepire appieno le dimensioni della stessa, ma analizzando i dati ISTAT non si può non evincere che la situazione economica del nostro paese, presenta un quadro preoccupante, impietoso e questo nonostante, o come dicono i detrattori, a causa del Governo tecnico.

Infatti, a ben vedere, gli unici dati positivi di questi ultimi dodici mesi, sono riscontrabili solamente nella recupero dell’immagine internazionale del nostro paese e nella diminuzione dello spread fra i BTP e i BUND tedeschi, e qui si potrebbe aprire una diatriba fra chi valuta la situazione ad oggi e chi asserisce che i risultati dei vari provvedimenti adottati si vedranno solo nel tempo.

Nel 2012 si prevede una flessione del PIL del 2,4%, un tasso di disoccupazione reale del 12,5% e del 35,1% per quella giovanile. Secondo l’INPS, un pensionato su due, 7,2 milioni di persone, percepisce meno di 1000 euro, e di questi 1,2 milioni percepisce meno di 500 euro. Oltre 8 milioni di persone, pari all’11% delle famiglie sono considerate sotto la soglia della povertà. La spesa privata per consumi registrerà una contrazione del 3,2%. La domanda estera Ë la principale fonte di sostegno alla crescita, con un + 2,8%, mentre la domanda interna Ë prevista negativa con un -3,6 %.

L’esecutivo del Governo Monti ha registrato la pi_ consistente crescita mensile del debito pubblico, a settembre 2012 ha raggiunto la cifra record di 1995 miliardi di euro, + 5.9% e la pressione fiscale salirebbe al 43,8% , dal 42,7% del 2011, altro massimo storico.

Gli investimenti fissi lordi diminuiranno del 7,2%, conseguentemente ad una forte riduzione da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche.

In questa situazione, ci sono esponenti del Governo, che non rendendosi evidentemente conto della drammatica realtà in cui si trova gran parte degli Italiani, affermano: “Che Ë necessario proseguire con ulteriori riforme, in particolare per rendere il mercato del lavoro più flessibile, per riequilibrare il bilancio”.

A questo proposito diventa difficile pensare dove si intenda arrivare, dato che il precariato, introdotto in Italia nel 1997, con oltre 30 tipologie di contratti flessibili, sino ai recenti interventi attuati con la Riforma del Lavoro che nelle intenzioni del ministro Fornero e del Governo, dovrebbe mettere in atto meccanismi per migliorare la situazione e le condizioni di vita dei cittadini, ha invece sinora determinato risultati opposti, con i disoccupati in aumento e circa 2,4 milioni di dipendenti con contratti a termine.

Proseguire con altre riforme per riequilibrare il bilancio in certi settori del paese che non sono mai stati toccati, va bene, ma a condizione imprescindibile che la richiesta dei conseguenti sacrifici sia finalmente equa, in quanto sinora non lo Ë stata, visto che ha colpito quasi esclusivamente i giovani e le fasce pi_ deboli, perciò, se saranno indispensabili altri interventi E’ora che paghi di più chi ha di più.

Prima di approvare altri interventi si dovrà porre molta attenzione, altrimenti si rischia di determinare un ulteriore peggioramento della recessione, che non possiamo più permetterci.

Con la premessa che il compito dei tecnici non Ë ancora finito, in quanto prima delle elezioni gli stessi dovranno approvare la legge di stabilità e la riforma elettorale, il nuovo Governo, dovrà continuare a mantenere il rigore nei conti, ma sopratutto dovrà attuare politiche per favorire lo sviluppo, puntando sui settori chiave del nostro Paese, come ad esempio l’arte, la cultura, il turismo, ed inoltre investire in ricerca, scuola, tecnologia e formazione professionale dei giovani, per rilanciare l’economia, creare lavoro e occupazione.

A quanto sopra si dovrà aggiungere il taglio della spesa pubblica improduttiva, ad iniziare dalla riduzione dei parlamentari, dei loro emolumenti e previlegi vari, auto blu, scorte, ecc., si dovrà definire un tetto agli stipendi dei manager pubblici, si dovrà proseguire seriamente la lotta all’evasione fiscale e colpire duramente la corruzione e la criminalità organizzata.

Per dirla in sintesi i tempi delle vacche grasse a spese dei cittadini, devono finire anche per le varie caste… sinora esentate.

Anche le imprese devono però rendersi conto che oggi non Ë più possibile vivere di rendita, ma Ë indispensabile adeguarsi all’evoluzione competitiva del mercato globale, se non si vuole correre il rischio di soccombere.

Le stesse devono fare la loro parte, definendo e realizzando specifiche azioni di marketing, mirate ad innovare la loro attività, ristrutturarla nel rispetto dell’ambiente, diversificarla, specializzarla, ed in particolare sviluppare il proprio business con l’e-commerce e sui mercati esteri, con la partecipazione alle fiere nazionali e internazionali, individualmente o attraverso le iniziative degli enti pubblici, locali e/o nazionali, infine investendo ove necessario in informatizzazione aziendale. Infatti le imprese lungimiranti che si sono adeguate per tempo, come dimostrano diversi casi di eccellenze Italiane, nonostante la crisi, risultano oggi competitive e vincenti sul mercato nazionale e internazionale e aspetto importante per l’occupazione, non solo non licenziano ma assumono lavoratori.

Pier Carlo Lava



 26 novembre 2012