“L’approvazione di questa legge colma il vuoto lasciato dalla profonda modifica del Testo Unico della Montagna del 1999, confermando la grande attenzione della Giunta e del Consiglio regionale nei confronti dei territori montani, ai quali sarà assicurata una miglior tutela”.

Con queste parole Marco Botta, consigliere regionale del Pdl, commenta il via libera del Consiglio regionale alla legge di riordino degli enti locali.

“Il provvedimento – spiega Botta – riguarda 1.077 Comuni sui 1.205 complessivi del territorio regionale. La legge é infatti un adattamento alla realtà piemontese dell’obbligo, imposto dalla spending review nazionale, di gestire in forma associata le funzioni fondamentali dei piccoli Comuni. E in Piemonte 1.077 Comuni hanno meno di cinquemila abitanti, 600 di questi sono sotto i mille”.

“La nuova legge – precisa Botta – abbassa la soglia minima di diecimila abitanti che deve essere raggiunta per la gestione in forma associata, portandola a tremila abitanti per i territori di montagna e collina e a cinquemila per quelli di pianura. Non è previsto un numero minimo di Comuni che devono concorrere al raggiungimento di tale soglia”.

“Le Comunità montane – prosegue l’esponente del Pdl – sono abolite, e per quelle i cui Comuni costituiranno un’Unione montana non ci sarà bisogno di nominare un commissario, figura prevista in tutti gli altri casi. Sarà garantita per 10 anni e in forma decrescente, da parte della Regione, la copertura economica del costo del personale delle Comunità montane soppresse, che andrà a coprire i posti vacanti in altri comuni o enti pubblici non economici. Questa misura permetterà a tutti i piccoli Comuni di procedere all’assunzione di nuovo personale senza sforare i tetti fissati dal patto di stabilità e nel rispetto dei principi della spending review”.

“La nuova legge – rimarca Botta – è improntata al federalismo fiscale, perché prevede che una porzione delle tasse prodotte in montagna resti sul territorio, dando in questo modo certezze che mancano quando si dipende da trasferimenti decisi di anno in anno in base alle esigenze di bilancio della Regione. Il Fondo per la Montagna verrà quindi finanziato anche dai tributi diretti regionali provenienti dalle attività produttive realizzate all’interno delle Unioni montane, quali Irap, canoni idrici e di imbottigliamento o diritti escavazione, e sarà ripartito in modo proporzionale rispetto all’apporto fornito da ciascuna Unione”.

“Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalla legge nazionale – aggiunge Botta – non saranno cancellati i Consorzi socio-assistenziali, ma ad ogni Consorzio dovrà fare riferimento il limite minimo di 40 mila abitanti”.

“Questa legge – conclude Botta – sistema molte criticità dal punto di vista dell’assetto istituzionale e interviene in favore dell’operatività soprattutto dei piccoli Comuni, che dovranno scegliere con quale strumento e con chi associarsi per la gestione associata delle funzioni fondamentali. Non si tratta però di un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Nonostante i passi avanti della Regione Piemonte, infatti, il quadro nazionale rimane confuso. Dobbiamo dunque essere un punto di riferimento nei confronti degli Enti locali, e non lasciarli soli con i nuovi regolamenti. Il prossimo passo, dunque, sarà l’istituzione, in Regione, di una task force attiva da subito, dedicata ai nostri sindaci per fornire loro supporto tecnico e amministrativo di cui avranno bisogno”.

 7 ottobre 2012