Ben Matoussi

Ci sono voluti due anni di indagini dei carabinieri per individuare l’autore dell’omicidio di Rolanda Fornasari, 85 anni, pensionata uccisa tra le mura della sua abitazione il 2 agosto 2010, tra le 20,30 e le 21, nelle case popolari di via Milazzo 1, alla ex caserma Passalacqua.

Si tratta di un immigrato tunisino che abita al piano superiore dello stabile: Hedi Ben Mohamed Matoussi, 48 anni, operaio edile presso un’impresa tortonese, sposato con figli.

Ad incastrarlo è stato il telefonino sottratto alla vittima, dal quale sono partite due chiamate alla segreteria Tim. I carabinieri, dopo quasi due anni di indagini, sono così riusciti a raccogliere gli elementi di responsabilità necessari ad accusarlo di omicidio a scopo di rapina.

La vicenda è stata illustra durante una conferenza stampa che si è svolta presso il Tribunale di Tortona alla presenza del comandante dei Carabinieri Giorgio Sanna che ha coordinato le indagini.

L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe ucciso la pensionata a scopo di rapina ed infatti avrebbe sottratto la pensione dell’anziana, circa 700 euro, per raggiungere la famiglia in Tunisia. Da ieri è agli arresti domiciliari.

La morte dell’anziana in un primo momento sembrava essere avvenuta per cause naturali, ma ben presto gli inquirenti si sono resi conto che le cose potevano essere andate diversamente.

L’autopsia al cadavere ha tolto ogni dubbio: la donna era stata strangolata con un laccio. Così sono partite le indagini svolte in primis dai carabinieri di Tortona e in seguito con la collaborazione del reparto investigativo di Alessandria. Indagini minuziose, che, grazie anche all’intervento degli organi tecnici dell’Arma, hanno permesso di trovare dati utili all’incriminazione del tunisino. Uno in particolare: subito dopo la morte, il cellulare dell’anziana con inserita la scheda in uso alla donna, ha telefonato al numero della segretaria Tim evidentemente per conoscere la consistenza del credito residuo. C’è un’altra circostanza anomala, però, che ha indirizzato le indagini verso l’operaio tunisino. Due giorni dopo sempre dallo stesso telefono della pensionata

È partita un’altra telefonata, ancora alla segreteria Tim ma stavolta dalla scheda sim in uso al Matoussi. Le indagini hanno cercato di chiarire questa situazione dimostrando che la scheda non era utilizzata dalla moglie, come sosteneva il tunisino, perchè la moglie da giugno era in Tunisia con i figli e, contattata dai carabinieri, ha confermato di aver lasciato la scheda in auto prima di partire. La stessa è stata poi trovata in casa del Matoussi.

Secondo quanto emerso i 700 euro sono la somma esatta che il presunto omicida ha pagato per recarsi nel suo Paese.

24 maggio 2012