Ha senso presentare 905 candidati alla carica di consigliere comunale se poi 141 di loro non ottengono neppure una preferenza? Se altri 105 ottengono al massimo due voti e una lista (quella dei Pensionati per Fabbio) addirittura solo una preferenza su 24 candidati?

Sono alcune delle molteplici incongruenze delle elezioni comunali di Alessandria che meritano di essere portate alla luce, dopo i risultati ottenuti dai singoli partiti e da ogni candidato.

Qualcuno poco avvezzo alla politica potrebbe chiedersi per quale motivo una persona dovrebbe candidarsi e poi non votarsi neppure. In realtà queste 141 persone che non hanno ottenuto neppure non voto, quasi certamente non abitano nel Comune di Alessandria, quindi non votano e non potevano votarsi.

Chi sono allora? E perché i partiti li hanno candidati? Una delle motivazioni è che sono conosciuti in città, o almeno dovrebbero esserlo. Chi sono? Dipendenti delle poste, di aziende della zona, commessi, persone che hanno a che fare con il pubblico messi in lista nella speranza di racimolare qualche voto in più.

E’ una cosa frequente in ogni tornata elettorale; quello che colpisce, stavolta è il numero: ben 141 su 924 candidati pari al 15% del totale.

Poi ci sono altri casi atipici: cioè 47 persone che hanno ricevuto una sola preferenza ed altre 57 che di preferenze ne hanno ricevute due. Qui è difficile stabilire quanti di costoro sono effettivamente alessandrini e si sono votati da soli oppure hanno ricevuto solo il voto del coniuge o di un parente, ma un dato è certo: ci sono 244 persone su 905 in lizza, pari al 27% del totale che hanno portato un contributo praticamente nullo alle loro liste e che forse, francamente avrebbero potuto fare a meno di candidarsi. E ci fermiamo qui: senza contare tutti gli altri (e sono tanti) che hanno ricevuto al massimo cinque voti, cioè quelli del nucleo familiare.

Spulciando le preferenze delle 33 liste che sono scese nella competizione elettorale ci sono alcuni dati che saltano all’occhio. Il più eclatante riguarda la lista “Pensionati con Fabbio” che ha ottenuto 112 voti pari allo 0,28% ma su 24 candidati in lista soltanto una preferenza: quella data a Vittore Molino, tutti gli altri zero. La stessa cosa è successa con una lista che appoggiava Giovanni barosini, cioè l’Unione Democratica per Consumatori Pensionati: 24 candidati e soltanto 7 preferenze a Daniele Costa, tutti altri zero.

Altre curiosità: la lista Forza Nuova composta da 24 persone dove 10 non hanno ottenuto neppure una preferenza e altri dieci due al massimo; la lista partito Comunista di Kovacic che su 22 candidati ben 14 hanno ottenuto al massimo due preferenze; la lista Sinistra ecologia e Libertà con 3 candidati a zero voti ed altrettanti con una preferenza soltanto.

Un’altra motivazione che spinge i partiti ad avere tante liste è per apparire: far vedere che ci sono molte persone che vogliono far parte di quel partito e di quella coalizione: più liste ci sono a sostegno di un candidato più il candidato sembra importante.

Difficile stabilire se questa sia una buona o una cattiva strategia perché i risultati sono ambivalenti: ci sono candidati che con una lista (Malerba ad esempio) hanno fatto sfracelli, altri invece che pura avendo più liste non hanno ottenuto i risultati che si aspettavano.

8 maggio 2012