La spiegazione del titolo, L’anobio e la ninfea, è curata dall’autore, anzi lo definisce con chiarezza Pierluigi stesso, alla sua mamma: … L’anobio è un simpatico coleottero che sa fingersi morto quando si sente minacciato da un pericolo … al momento propizio schizza via più vispo che mai …, anzi alcune specie dell’insetto, è opportuno aggiungere, vivono nel legno, il migliore, quello pregiato. La ninfea è una pianta d’acqua con radici fissate al fondo, cui fiore si posa dondolando sulle coriacee foglie, accarezzato dal vento, cullato dalle onde.

È in buona sostanza un paragone della natura in cui si specchiano lo scrittore e Iwonha, la sua amata sposa, così come appaiono insieme in una delle tante illustrazioni inserite nel testo.

Il racconto si snoda in 120 pagine, una storia quasi distaccata, come non fosse l’autore il vero protagonista di quell’infelice tuffo nel torrente Erro.

Dunque, il protagonista è stato in prima persona a dover subire le conseguenze per un atto, forse di spavalderia, avvenuto or son 45 anni, in continua, costante peregrinazione fra un ospedale e l’altro; fra le cure di questo o quell’altro medico; un insieme di eventi dai quali, il nostro Pierluigi, ha imparato molto, su di essi, ha molto studiato e continua a raccogliere preziosi apprendimenti.

I paragrafi non hanno specifici titoli, sono contrassegnati da aridi numeri, proprio per evitare intralci, distrazioni alla continuità del racconto, scandito da momenti dal sapore romantico, alternati a quelli della vita di tutti i giorni.

Il lettore decolla sulle ali della lettura quando, all’improvviso, una frase, un pensiero, un concetto, una considerazione interrompono bruscamente il cammino fra le parole. Sente il bisogno di una meditazione per scandire quant’è fragile la vita, poiché ogni più piccola frazione del tempo la può sconvolgere.

E sono molti questi passaggi ad indurre la concentrazione sulla riflessione appena scorsa, a ponderare sul passato, sul futuro. Insomma, è sufficiente un tuffo, un banale tuffo a ribaltare il decorso della nostra esistenza; questa volta è un corso d’acqua, eppure tante sono le insidie, dai più svariati appellativi, magari velate dagli angoli più conosciuti, come l’Erro.

Ecco il sostrato del libro stampato da Impressionigrafiche, adatto a ogni fascia d’età; qua e là s’intercalano significative immagini, mirabilmente descritte, in un testo reperibile presso il GVA – Gruppo Volontario Assistenza Handicappati, piazza S. Francesco, numero 1 – Acqui Terme.

Franco Montaldo


8 aprile  2012