una scena del film

Il film, remake dell’omonimo “La Talpa” di John Le Carré, non ha una trama frizzante, non ha azioni eclatanti e si dipana molto lentamente, in maniera quasi ossessiva, ma l’interpretazione di Gary Oldman, da sola, vale il prezzo del biglietto. Un’interpretazione da oscar quella di questo grande attore inglese di 53 anni che abbiamo apprezzato nella parte del Tenente Goldman ne “Il Cavaliere oscuro” in quella di Sirius Black in Harry Potter, di Carneige in “Codice Genesi” e ancora in quella del cardinale in “Cappuccetto Rosso sangue”. Adesso recita invecchiato di oltre 20 anni, interpreta il protagonista, George Smiley, in questo film l’ennesimo copione. Una parte profondamente diversa da quella precedente dove mette in evidenza tutte le sue qualità espressive, perché il copione non gli riserva molti dialoghi.

Detto della grande interpretazione del protagonista, parliamo del film: non ho visto i due primi film del genere quindi mi impossibile fare un paragone. La mia analisi si basa solo su questo film che è lento, privo di suspence e totalmente privo di azione, un film di spie di altri tempi, ambientato negli anni settanta con la guerra fredda, quindi anacronistico rispetto alla realtà attuale.

Gary Oldman

Un film ben diverso da quelli che siamo abituati a vede come Mission Impossible, ad esempio.

Un film statico, con pochi dialoghi, molti sguardi e con una trama che scorre lentamente con un finale già scontato.

Tuttavia, “la talpa” rimane, comunque, un buon film. Attori a parte, impeccabile l’ambientazione degli anni settanta, soprattutto nei particolari: il modo di vestire, di comportarsi, di agire dell’epoca.

Quello che mi ha colpito però sono state le automobili del tempo: un uso spropositato con auto e modelli sempre diversi: la ricostruzione del periodo storico è efficace, l’interpretazione degli attori ineccepibile, la trama e il dipanarsi del film un po’meno, ma in un periodo dove i bei film scarseggiano questo, forse, è già molto.

Angelo Bottiroli



 14 gennaio 2012