Egregio Direttore,
la bonifica dell’Ossona, come ribadito recentemente dal Suo giornale, era uno dei temi impegnati in campagna elettorale dal Sindaco Gianluca Bardone.
Al Suo articolo, uscito qualche giorno indietro, faceva eco il commento di una concittadina, che ritengo particolarmente significativo: “chi, come me, vive a fianco dell’Ossona, sa cosa vuol dire la puzza, lo schifo, i topi, le zanzare.”
Parole che arrivano forti e dirette, con la violenza di un pugno allo stomaco. Fa male immaginare la nostra Tortona stemperata in miasmi, immondizia e acquitrino, tutto mischiato in quel condensato capace di far arricciare il naso, quando si cammina lungo le sponde e dall’acqua stagnante parte l’assalto dei nugoli di mosche e zanzare alla volta dei passanti.
Eppure bisogna prenderne coscienza, rendersi conto, “sbatterci il muso” per poter tracciare quella linea di demarcazione che segna la fine dell’ “adesso” e si occupa del “domani”, in un irreversibile percorso migliorativo.
In questa ottica, coniugo due temi portanti del programma di Gianluca Bardone: la bonifica dell’Ossona, e l’Osservatorio Ambientale.

Un ruolo ambizioso

Pensiamo alla bonifica dell’Ossona come al primo progetto da sottoporre ai lavori del futuro Osservatorio Ambientale.
Una attività di routine vedrebbe la raccolta dei dati ambientali, uno studio preliminare, con il campionamento e mappatura di acqua e sostanze, analisi di laboratorio.
Anni or sono una associazione ambientalista del territorio aveva richiesto le analisi delle acque del torrente ed era stato risposto che dal punto di vista chimico-fisico le acque non presentavano problemi; concordo con questa associazione nel dire che sono necessarie delle analisi batteriologiche, oltre che quelle chimico-fisiche. Sono in accordo con l’azione proposta, ma per una differente motivazione: l’Osservatorio Ambientale potrebbe diventare il polo catalizzatore della ricerca nello studio di una attività di bonifica, per creare dal territorio una strategia di recupero ambientale, ad esempio applicando la tecnologia eco-compatibile, già largamente adottata in molti contesti UE, nei bacini portuali.
In cosa consiste? Nello spargimento manuale o “semina” di specifici microrganismi (ceppi batterici naturali saprofiti non geneticamente modificati ad alta concentrazione, coadiuvati da appositi supporti calcarei ad elevata porosità arricchiti di nutrienti e oligoelementi) sulla superficie delle acque del sito da risanare. I prodotti in questione non sono pericolosi: non contengono sostanze chimiche o fitosanitarie, sono sicuri per l’uomo e l’ambiente, sono non-patogeni, non-combustibili, non-ossidanti e privi di punto d’infiammabilità.
Il loro impiego, efficiente anche in condizioni di significativo inquinamento, è in grado d’influire positivamente anche sui livelli quantitativi di sostanze contaminanti presenti eventualmente nel sito.
Come poterlo realizzare, nel “nostro” piccolo?
Forse non tutti sanno che, alle porte di Tortona, ferve una intensa attività di ricerca proprio nel settore degli enzimi: mi riferisco a Novozymes, colosso danese del settore, che dal 2012 fa parte della compagine azionaria di Beta Renewables – Gruppo Mossi e Ghisolfi.
Perché non coinvolgerli? Il Comune, che , attraverso l’Osservatorio Ambientale, diventa promotore dell’attività’ di ricerca e sviluppo, in sinergia con il primo gruppo italiano della chimica green. Pecco di ambizione, nel pensare in questi termini? Forse sì, ma se l’ambizione diventa il motore, la valorizzazione del territorio, per il territorio, sul territorio, rappresenta il traguardo, vincente, della corsa.
So di avere molti detrattori, ed i più lo sono per partito preso, nemmeno mi conoscono. Però su questi temi bisogna cambiare registro.
Ritengo sia venuto il momento in cui dobbiamo cominciare a pensare, riflettere, dibattere senza tifoserie livorose, e offrire alla città quel sapore di intelligenza collettiva che può rappresentare un ingente patrimonio culturale, per la nostra cittadina. E’ il momento, anzi, l’occasione di mostrare la nostra sapienza intellettiva, e di metterla a frutto per il bene comune della collettività.

Annamaria Agosti


31 agosto 2014

Anatre sull'ossona: sembra idilliaco, ma l'acqua è putrida

Anatre sull’ossona: sembra idilliaco, ma l’acqua è putrida