Una pattuglia delle Volanti della Questura di Alessandria, a seguito di un “percorso rosa” (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/diritti-politiche-sociali/diritti/antiviolenza/codice-rosa) di una giovane donna presso l’ospedale di Alessandria, interveniva per accompagnarla presso la propria abitazione dove, il giorno prima, aveva subito dall’ex compagno diversi reati tra cui maltrattamenti, rapina, minacce di morte, violenza sessuale e lesioni personali. Qui avrebbe dovuto solo ritirare alcuni effetti personali per trasferirsi per qualche giorno dal padre per non rimanere sola e avere qualcuno al suo fianco, anche per la paura che l’ex si ripresentasse. L’abitazione, in esclusiva titolarità della donna, le cui chiavi erano state restituite da tempo dall’ex, all’arrivo degli operatori era chiusa senza segni di effrazione. I poliziotti, nel mentre che la donna apriva la porta di casa, verificavano che nelle pertinenze non vi fosse l’uomo, ma sentivano la donna urlare e si precipitavano da lei. Cosa era successo? L’uomo era entrato in casa con il duplicato delle chiavi e la attendeva sul divano. Le urla e il correre verso i poliziotti che nel frattempo erano entrati nell’abitazione, erano la conseguenza dei maltrattamenti, il terrore che potessero ripetersi e lo shock per quanto subito il giorno prima.

L’uomo, trovandosi nella condizione di illegalità all’interno della casa, dell’essere stato già querelato/denunciato per i gravi episodi commessi, per la reiterazione dei maltrattamenti e degli atti persecutori, veniva accompagnato presso il veicolo della Polizia per essere tratto in arresto e accompagnato in Questura.


Il soggetto che in un primo momento si era dimostrato collaborativo, improvvisamente cambiava atteggiamento e opponeva resistenza all’arresto cercando anche di colpire i due poliziotti con pugni e calci. La situazione, divenuta critica e senza possibilità alcuna di ricondurla ad una gestione pacifica, costringeva l’uso del taser per bloccare la furia dell’uomo che nel frattempo, non riuscendo a scappare aveva iniziato una colluttazione, facendo cadere a terra i poliziotti. Grazie al dispositivo in dotazione alla Questura di Alessandria si riusciva a fermare l’uomo che veniva attinto dai dardi ad un braccio permettendo così, in un secondo momento, l’ammanettamento e l’arresto. Al termine delle formalità di rito veniva condotto per il carcere “Don Soria”.

I poliziotti intervenuti dovevano ricorrere alle cure mediche del personale medico del pronto soccorso ed, ad entrambi, venivano dimessi con una prognosi di alcuni giorni.