Le segnalazioni da parte di coloro che, nel transitare nei pressi di Strada delle Rocche sita nelle campagne del Comune di Oviglio, percepivano uno strano odore, non hanno lasciato dubbi ai Carabinieri della locale Stazione.

I militari ovigliesi, recatisi sul posto, hanno subito riconosciuto, nell’intenso olezzo che si percepiva anche a distanza, quello della cannabis.


Ancora una volta, l’inconfondibile “profumo” proveniva da un appezzamento di terreno recintato, sito appena fuori dal centro abitato, di proprietà di una loro vecchia conoscenza

La struttura abitativa fatiscente, le serre e i due container erano gli stessi all’interno dei quali, nel mese di ottobre del 2019, sempre i Carabinieri di Oviglio avevano rinvenuto ben 50 piante di cannabis, dell’altezza di circa due metri, ancora innestate nel terreno ed oltre 25 chilogrammi di marijuana. All’epoca una delle serre era adibita a piantagione di cannabis e le piante, una volta giunte a maturazione, venivano raccolte e le foglie fatte essiccare all’interno dei container allestiti a tale scopo, in modo da evitare di dare all’occhio di eventuali curiosi. Oltre alle numerose piante, tra libri di orticultura e strumentazione varia per garantire l’essiccazione della cannabis, i Carabinieri avevano rinvenuto centinaia di rami carichi di infiorescenze già posti ad essiccare, per un totale di oltre 20 Kg. di marijuana. Nel corso della successiva perquisizione estesa all’abitazione del “coltivatore”, all’epoca 64enne, sita in Alessandria, i militari avevano sequestrato altri 5 Kg. della stessa sostanza stupefacente, in parte già imbustata e termosaldata, in parte raccolta in buste della spesa e stipata in contenitori di vetro.

Il 64enne aveva deciso di mettere a frutto le sue competenze professionali di agronomo per adibire parte del terreno di sua proprietà, situato nelle campagne di Oviglio, a mo’ di orto. Solo che, tra piante di pomodoro e alberi da frutto, aveva allestito tre serre in una delle quali, per “diversificare” la produzione, aveva pensato di coltivare anche piante di canapa indiana. Il tutto ponendo certosina cura nella successiva “trasformazione”, mediante essiccazione delle foglie, in stupefacente. Infatti, i rami carichi di infiorescenze venivano successivamente raccolti e adagiati su fili e stendini posti all’interno di alcuni container in metallo, per garantire un’adeguata ed omogenea essiccazione. Nella circostanza, il 64enne aveva poi patteggiato (come da lui stesso dichiarato in una intervista rilasciata lo scorso mese di gennaio dal titolo “Semper fidelis causae persae: la storia di resistenza di…”), per non finire in carcere, la pena di due anni di reclusione ed euro 4.017 di multa.

Pertanto, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Alessandria, nelle prime ore del mattino dello scorso 6 ottobre i militari hanno nuovamente suonato al campanello dell’alessandrino, oggi 67enne, ed insieme a lui si sono recati nel terreno di sua proprietà, per procedere a perquisizione delle serre, dei container e della struttura abitativa, al cui interno venivano rinvenuti:

  • nei container, un ingente numero di rami di infiorescenze di grosse, medie e piccole dimensioni di marijuana, appese in essiccazione;
  • nelle serre, altre 6 piante di cannabis indica, 4 piante adulte ed in piena inflorescenza di marijuana alte tra i 50 ed i 120 cm ed altre due di piccole dimensioni.

Successivamente, tornavano con l’uomo ad Alessandria per perquisire anche la sua abitazione, all’interno della quale venivano rinvenuti 4 vasi con  altri due etti circa di marijuana ed un “grinder”, il classico strumento utilizzato per “macinare” la marijuana o anche l’hashish prima dell’uso, posti sotto sequestro unitamente ad un computer e al cellulare del 67enne, sui cui contenuti sono in corso ulteriori indagini.

Il 67enne veniva quindi condotto in Caserma ad Alessandria, ove le analisi speditive sui campioni delle sostanze sequestrate, eseguite presso il LASS del Reparto Operativo, non lasciavano adito a dubbi. Pertanto, l’uomo veniva dichiarato in arresto con l’accusa è di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope e, su disposizione dell’A.G. alessandrina, tradotto presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari. Nei giorni successivi, il G.I.P. del Tribunale di Alessandria ha convalidato l’arresto e, considerati i gravi indizi a suo carico, ha disposto, in attesa del processo, l’applicazione nei suoi confronti della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.