Un bel quesito posto da un nostro lettore apre molti interrogativi sul Green Pss…

Di seguito la lettera in redazione.


Egregio Direttore,

E’ da qualche tempo, esattamente da quando è stato introdotto nella nostra vita di tutti i giorni il Green Pass, che leggo sui Social di tutto e di più. L’ho sentito definire come strumento di discriminazione. Come il moderno “Certificato di Razza Ariana” che evita al titolare la futura deportazione in campi di concentramento. Addirittura ho letto di segnalare, su Google Play o Apple Store, l’App VericaC19 come software che incita alla discriminazione.

Tutte belle parole ed iniziative, che hanno in comune l’uguaglianza e la tutela della dignità umana e della libertà, ma che sono purtroppo improduttive e dal suono talmente basso da non penetrare nelle orecchie di coloro che scrivono le Leggi, destando anche qualche sorriso.

Personalmente, da cittadino che è fortemente contrario alla Tessera Verde, mi appellerei a qualcosa, secondo me, di più concreto.

Per sviluppare meglio il mio concetto, pongo una domanda: “ Un cittadino qualunque può fermarvi per strada e chiedervi Nome, Cognome e Data di nascita?” Se lo fa, cosa gli rispondete? A Roma si risponderebbe così “ Ma vedi d’annattene aff….!”

Ma se un Pubblico Ufficiale vi chiede un documento di riconoscimento, voi vi potete rifiutare di mostrarlo? Direi proprio di no.

Altra domanda. L’app VerificaC19 (unica per tutti, Cittadini e Pubblici Ufficiali) cosa vi mostra, a caratteri ben visibili quasi cubitali, quando scansionate il QR Code del Green Pass? Sostanzialmente tre cose: la sua validità/autenticità, Nome e Cognome, Data di Nascita.

Per la prima informazione fornita, nulla da eccepire. Ma per le altre due, se non si è investiti (anche solo temporaneamente) dell’autorità di Pubblico Ufficiale, avrei qualcosa da dire.

Quindi un ristoratore, un professionista, un parrucchiere, ecc… che, costretto dalla normativa antiCovid19, vi chiede di esibire il green pass per potere usufruire dei suoi servizi, da una parte rispetta il DPCM anticovid dall’altra viola altre leggi anche di natura penale.

Pertanto, finchè esiste un’app VerificaC19 unica (sia per i cittadini che per i pubblici ufficiali) che mostra questi tre dati, c’è questa situazione di stallo, ambigua, difficile perché non si sa bene quale delle legge rispettare.

Diverso è se ci fossero due app VerificaC19 (una per i cittadini che mostra solo la validità/autenticità, l’altra per i Pubblici Ufficiali che mostra anche gli altri dati).

Quindi? Che debbono fare, allo stato attuale, questi benedetti esercenti che, con mille sacrifici, stanno cercando di mantenere in piedi la propria attività commerciale? Si possono rifiutare di controllarlo? I clienti si possono rifiutare di mostrarlo in quanto mostrerebbero dati sensibili a terzi non autorizzati per legge?
Paradossalmente un esercente, alla luce della normativa attuale, si può prendere una sanzione amministrativa se non controlla il green pass ma anche una denuncia dal cliente se invece lo controlla.

E’ paradossale la situazione, non vi pare?
Per essere in regola con i controlli quanti agenti di pubblica sicurezza dovrebbero esserci per effettuare questo tipo di controlli essendo, a quanto pare, gli unici autorizzati dalle leggi ad usare questa app?

Vale la pena rifletterci un po’ sopra.

Pier Paolo Liuzzo