Dal 6 dicembre, per le vaccinazioni, la struttura allestita al centro fieristico Dolci Terre di Novi rimarrà aperta per cinque giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì, comprendendo i giorni festivi come la festa dell’Immacolata dell’8 dicembre. oltre alle vigilie di Natale e di Capodanno. L’apertura sarà con un solo turno dalle 8 alle 15. L’accesso diretto senza prenotazione sarà ammesso dalle 9 alle 12.

iAbbiamo scelto di fare questo orario, e non anche il secondo turno, sia per esigenze di personale, sia perchè le terze dosi richiedono un tempo più veloce per la loro effettuazione. Non è più necessaria, infatti, l’anamnesi del paziente da raccogliere, i pazienti sono già “conosciuti”, sappiamo già che non hanno avuto reazioni alla seconda dose del vaccino.” così il  dottor Orazio Barresi, direttore del Distretto sanitario di Novi-Tortona  e referente del Servizi di sanità e di igiene pubblica per l’emergenza del Coronavirus che ha accettato di rispondere ad alcune domande.


Quali i soggetti da vaccinare con la terza dose?

Sono da vaccinare tutti i soggetti con la terza dose che hanno ricevuto la seconda almeno cinque mesi fa oppure tutti i soggetti che sono guariti dalla malattia covid.

Circa il 16% della popolazione vaccinabile ha effettuato la terza dose. Lo considera un buon risultato?

L’AslAl  sta brillantemente conducendo la terza vaccinazione in quanto ha già iniziato a vaccinare gli ultraottantenni  e tutti i soggetti altamente fragili, soggetti trapiantati, neoplastici e, proseguendo, mano a mano, fino ai diciottenni.

Stiamo proseguendo con numeri che sono ancora bassi ma che dal primo dicembre sono importanti. Infatti  raggiungono mediamente i tremilaquattrocento nel territorio dell’Asl di Alessandria. Abbiamo fatto anche di meglio in passato ma era tutto chiuso e avevamo un numero maggiore di personale disponibile per effettuare le vaccinazioni. Adesso dobbiamo garantire la ripresa con l’abbattimento delle liste di attesa, comunque l’esecuzione dei tamponi e le vaccinazioni.

Al centro fieristico dei Campionissimi avevate raggiunto i cinquecento vaccini al giorno. Tornerete a quei numeri?

Direi che torneremo tranquillamente a quella cifra come vaccinati al giorno. 

L’introduzione prossima del super green pass ha indotto un maggior numero di persone a richiedere la vaccinazione?

Le richieste di vaccinazione sono aumentate proprio in seguito alla prospettiva di una introduzione del super green pass in quanto, senza, le persone non potrebbero più fare molte cose. Certo una quota parte di irriducibili ci sarà comunque.

E’ corretto che chi non ha il green pass non possa accedere ai luoghi di lavoro o in locali o accedere a mezzi di trasporto?

La differenza la fa la epidemiologia. Noi dal nostro osservatorio vediamo che chi ha fatto il vaccino, anche se diventa positivo, la sintomatologia del coronavirus è abbastanza trascurabile. Viceversa chi non è vaccinato ancora oggi rischia di avere la malattia grave con ricovero ospedaliero anche in terapia intensiva.

Secondo me tutte le formule utilizzate per limitare la circolazione del virus sono buone. Quindi se il super green pass limita le attività di gruppo e le attività di convivenza di coloro che non sono protetti è una cosa buona.

Ci sono molte manifestazioni no vax o no green pass. Pensa che per ridurle ci vorrebbe una maggiore informazione sul coronavirus da parte delle Asl o del governo?

Io credo che le campagne informative siano state fatte. E’ ormai più di un anno e mezzo che dobbiamo convivere con il Coronavirus. E’ circa un anno che stiamo vaccinando e quindi si sa ormai tutto. E’ chiaro che anche l’evoluzione della malattia, con le varianti, e l’evoluzione del vaccino con l’allargamento a fasce di età che prima non erano considerate è stata portata alla attenzione di tutti e tutti possono documentarsi andando su internet. Possiamo trovare tutte le informazioni delle quali abbiamo bisogno.

Chi è convinto di doversi vaccinare lo ha fatto, chi era convinto di fare la terza dose o l’ha già fatta o è in attesa di essere chiamato e chi è convinto che il vaccino possa portare a conseguenze a lungo termine, a esempio, continuerà a pensare questa cosa. Indipendentemente di come possano presentargliela gli esperti.

Però dico una cosa: se le regole di convivenza e l’immunità di gregge si raggiungono con la vaccinazione, saremmo tutti tranquilli quando praticamente tutta la popolazione sarà vaccinata.

Per proteggere quei pochi che assolutamente non possono vaccinarsi in quanto hanno delle patologie tali per cui il rischio di stare male è superiore facendo il vaccino.

In questo periodo si afferma che a essere vaccinati devono essere i ragazzi sotto gli undici anni di età. Sono proprio loro la nuova frontiera del Coronavirus?

In questo momento la diffusione del Coronavirus riguarda sopratutto coloro che non sono vaccinati e quindi i ragazzi sotto gli undici anni di età non sono vaccinati e il virus sta circolando molto. Quello che si vede è che nel loro caso la percentuale di mortalità è molto bassa  ma le lesioni a livello cardiaco sono un residuato che rimarrà per tutta la vita. Se io posso evitare una patologia con un vaccino lo faccio sempre.

In questo periodo natalizio ogni paese e ogni città organizza manifestazioni. C’è il rischio che non possano avere seguito data il trend in aumento dei contagi?

Tutte le situazioni che possano prevedere assembramenti di persone dovrebbero essere assolutamente vietate. Se qualunque manifestazione garantisce che tutti saranno in possesso del green pass, che tutti indossano la mascherina correttamente, che tutti mantengono il distanziamento previsto, non si blocca nulla.

Fra i dirigenti scolastici comincia a serpeggiare il timore di un ritorno alla didattica a distanza.

Io dico che c’è una pandemia in atto e che i casi fra i ragazzi sotto gli undici anni di età sono aumentati considerevolmente.

Un problema, tipico anche delle precedenti ondate della pandemia, riguarda il trasporto pubblico.

Ci vorrà il super green pass e potranno accedere ai mezzi pubblici solo i soggetti vaccinati o guariti. Le regole di controllo competono all’azienda di trasporto.

In questi giorni sta producendo molte preoccupazioni la diffusione della variante sudafricana. In base alle conoscenze che si hanno queste preoccupazioni sono legittime?

Le preoccupazioni sono giuste in quanto per conoscere si deve essere preoccupati. L’unico caso italiano che abbiamo al momento riguarda un soggetto vaccinato che ha avuto una sintomatologia lieve come del resto accaduto per i suoi familiari, pure vaccinati. Per il caso italiano direi che, al momento, il vaccino protegge.

Però lasciamo agli studiosi, a chi ha affermato che serviranno tra i quindici e i venti giorni di tempo per stabilire se la variante è più pericolosa o se il vaccino protegge,  a fare gli studi che sono necessari e chiarirci le cose.

L’accesso al pronto soccorso degli ospedali si presenta difficile anche in tempi normali. Con il ritorno all’aumento dei contagi ci sarà un aumento delle difficoltà di accesso.

Se il novanta per cento degli accessi al pronto soccorso non sono appropriati ritengo che ci si debba andare solo e se effettivamente si sta male. Si deve ricorrere alle fonti di utilizzo domiciliare. Io spingerei molto, anche per i pazienti che pensano di avere il Covid, perchè contattino il proprio medico di medicina generale che può fare diagnosi, attivare l’usca, le cure domiciliari, gli anticorpi monoclonali che per il paziente sono un’altra terapia che funziona se eseguita nei primi giorni di sintomatologia. Senza andare al pronto soccorso.

Da sempre in ospedale le infezioni sono più gravi e si rischia di averle in forma più grave di quelle che si potrebbero avere a casa propria.

Secondo lei è giusto che le regioni si muovano in ordine sparso nell’adottare le misure per fronteggiare l’epidemia?

Abbiamo fatto un referendum per abolire il ministero della Salute.  In sanità pubblica si dovrebbe adottare una misura identica per tutte le regioni italiane.  Ma, avendo ventuno sistemi sanitari regionali, non solo in tempi di Coronavirus  abbiamo sempre comportamenti difformi. Bisognerebbe restituire al ministero alla Salute la competenza a dare indicazioni univoche a tutte le regioni.

Maurizio Priano