Venerdì 26 novembre, alle 17.00, presso la sala conferenze della Biblioteca comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia, Emanuele Repetto presenterà “Acerbe”, la propria raccolta poetica edita da Joker e letta da Alessia Pignatelli.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per partecipare sarà necessario registrarsi all’ingresso e presentare il Certificato verde Covid19 (Green Pass).


Ecco alcune recensioni dell’opera di questo giovane autore:

Una piacevole sorpresa. Guarda un po’! Un giovane poeta che controvoglia ammette (o nega?) di essere tale. Eppure più di un critico letterario aveva paventato la scomparsa della poesia dagli orizzonti delle nuove generazioni. Curioso, poi, constatare che la formazione culturale e il centro degli interessi dell’autore gravitano nel campo delle discipline scientifiche. Ma, se è per questo, ci sono illustri predecessori,  scrittori e poeti. Le composizioni qui pubblicate meritano tutta la nostra attenzione critica. Non ci resta che augurare al giovane poeta, ma soprattutto a noi stessi, non più molto distanti dall’occaso, che presto i suoi colleghi, studenti “canaglie”, si affannino a rubargli i suoi versi.

                                                                                                                                   Luciano Borghini

Leggere è sempre un viaggio, e ogni viaggio comporta la domanda sul proprio e altrui porsi in essere nella scrittura, sulle ragioni del trarre parole e immagini dal magma incorporeo dell’ineffabile. Acerbe, in questo senso, offre accesso a un taccuino d’esploratore, pervaso da un interrogativo remoto e dalla corrispondente risposta da oracolo. “Perché la poesia?” “Per tutto, per niente”. Le pagine non propongono soluzioni, ma suggeriscono la necessità del cammino. Alla precisione calligrafica di un suono si alterna la purezza confusa del primo sguardo su un mondo che lascia cadere i suoi veli, se chiamato a palesarsi nel nome della poesia, secondo il suggerimento vergiliano e immortale del richiamo per un sentire definitivo. In chiave del tutto antiretorica, ogni possibile epifania, però, si richiude su se stessa. E il mistero più grande potrebbe celarsi nel sasso senza dolcezza o nel vuoto d’istanti che non si descrive.

Patrizia Ferrando