L’ospedale di Alessandria è il primo in Italia a collaborare con Wikimedia, associazione per la diffusione della conoscenza libera che dal 2005 opera in modo specifico proprio nell’ambito della cultura libera. La collaborazione fra l’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ e la comunità che fa capo a Wikipedia è stata formalizzata alla fine del 2020 ed è diventata operativa da poco. Due gli obiettivi principali dell’iniziativa. Da un lato garantire una crescente affidabilità all’enciclopedia libera grazie alla fonte affidabile e autorevole dell’azienda, dall’altro arricchire il patrimonio di conoscenza a disposizione dei cittadini.

Qual è il valore del progetto che rientra in quello più vasto di Wikipedia chiamato Glam (Gallerie, biblioteche, archivi e musei)? La possibilità di rendere accessibile a una enorme platea (prima in lingua italiana, poi con una futura versione in inglese) il patrimonio storico e culturale dell’ospedale, attraverso la donazione di contenuti e immagini di qualità da pubblicare su Wikimedia Commons con licenza creative commons By-Sa o nel pubblico dominio. «Collaborando con la comunità di Wikimedia, condividendo contenuti provenienti dal proprio patrimonio storico e i frutti dei lavori di ricerca dei professionisti affiliati all’azienda (fonti bibliografiche, immagini), vogliamo valorizzare il lavoro dei professionisti, il patrimonio storico e contribuire al miglioramento delle voci di Wikipedia aprendosi alla filosofia open science, open access e open content» spiega Federica Viazzi, bibliotecaria del Centro Documentazione dell’azienda ospedaliera. «Le risorse condivise del Centro di Documentazione e dell’Ufficio Comunicazione – prosegue – possono contribuire alla crescita dell’enciclopedia la cui capillarità e diffusione delle risorse culturali aperte possono valorizzazione il patrimonio e la produzione scientifica aziendale, nonché contribuire all’enciclopedia libera e alla diffusione di informazioni mediche verificate e autorevoli, in modo particolare in questo periodo dominato dall’infodemia».


Per Federica Viazzi, laurea in conservazione dei beni culturali all’Università di Pavia, esperienze all’archivio storico Olivetti, alla British Library di Londra e alla società cooperativa Arca, l’esperienza non è nuova. Nel precedente ruolo di responsabile per i metadati strutturali alla biblioteca digitale della Fondazione Beic (Biblioteca europea di informazione e cultura) di Milano ha infatti contribuito allo sviluppo del progetto Glam in collaborazione con Wikimedia Italia. E adesso è impegnata e lo sviluppo di quello dell’ospedale (https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:GLAM/Ospedale_di_Alessandria). Nel gruppo di lavoro, insieme a Federica Viazzi, sono coinvolte anche Mariasilvia Como dell’Ufficio comunicazione e Mariateresa Dacquino, dirigente dell’Ufficio Comunicazione / Infrastruttura Ricerca, Formazione, Innovazione.

«È un lavoro stimolante – racconta Viazzi – perché unisce la sfida tecnologica e l’opportunità offerta da internet di mettere a disposizione di tutti sia il patrimonio storico (l’ospedale di Alessandria conserva circa 1800 volumi che testimoniano l’evoluzione delle conoscenze mediche e chirurgiche a partire da quelle classiche di Ippocrate, Celso, Galeno e Avicenna fino alle teorie in auge nel 1600 e 1700 passando per le “historiae morborum” medioevali, le raccolte di aforismi e le sentenze del 1500), sia la produzione scientifica attuale». Produzione che sta progressivamente aumentando sul fronte della ricerca e della clinica in vista della candidatura a Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) per le patologie ambientali e il mesotelioma.

Il Centro Documentazione (Biblioteca Biomedica) dell’Azienda Ospedaliera assicura l’accesso all’informazione scientifica sia al personale interno, sia agli utenti per ragioni di studio e ricerca. Negli stessi locali al primo piano è attiva inoltre la Biblioteca, gestita anche in collaborazione con l’associazione “Amici della Biblioteca di Alessandria”, in cui sono disponibili libri di lettura a scopo ricreativo che possono essere richiesti in prestito da degenti, parenti, personale dipendente, collaboratori e visitatori.

Quella per i libri antichi è una passione che arriva da lontano? «Sì e no. All’inizio del percorso di studio – risponde Federica Viazzi – non avevo chiaro l’obiettivo, poi, come a volte avviene, grazie a un docente a una serie di fortunate coincidenze, ho maturato l’interesse specifico». Degli incunaboli si è occupata prima in Inghilterra, poi nelle successive occupazioni, affiancando la specializzazione a quella digitale. Ha curato anche il volume “Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Civica di Alessandria” pubblicato nel 2018 dalle Edizioni dell’Orso.