Peligro, all’anagrafe Andrea Mietta, è un rapper/cantautore milanese nato nel 1992. L’approccio alla musica registrata avviene nel 2011, quando il produttore Hernan Brando sente per la prima volta il giovane improvvisare su un beat e – intravedendo in lui del potenziale, decide di proporgli di lavorare insieme. Nasce così l’album d’esordio dal titolo “Scontento”, pubblicato lo stesso anno, seguito poi nel 2013 da “Musica dannata”, entrambi i cd diretti dal producer argentino.

A questi progetti se ne alternano altri indipendenti ed autoprodotti, come l’EP “EP-Centro” che è stato composto, registrato e mixato in una sola notte ed il mixtape “Training Camp”, pubblicato in tre volumi. Nel 2016 il suo terzo album di Peligro, “Tutto cambia”, che fa propria una visione classica del rap per campionamenti e sample vintage. L’album, distribuito da Artist First, ha permesso ad Andrea Mietta di iniziare a calcare importanti palchi come quello del Deejay On Stage di Riccione, quello del MEI di Faenza e quello del Tour Music Festdi Roma.


Nel 2016 inoltre esce l’EP “Assoluto”, ancora per Artist First e nuovamente prodotto da Hernan Brandoe proseguono anche le esibizioni del rapper in contesti come l’Emergenza Festival, evento dedicato alla musica emergente a livello mondiale ed altresì alla Fluo Run di Milano e al Premio Lunezia, nellasezione nuove proposte. Nel 2018 Peligro conosce Marco Zangirolami, storico produttore e sound engineer del rap italiano fin dalle sue origini (che ha collaborato con Sottotono, Fabri Fibra, Emis Killa, J-Ax), il quale cura la produzione dell’album “Mietta sono io”. Il disco viene presentato dal vivo in rassegne di rilievo come il Festival Show e il già citato Deejay On Stage. Infine Peligro torna a lavorare con il suo storico produttore, Hernan Brando, per l’EP “Respiro” che è uscito la scorsa primavera ed è stato anticipato dai singoli “Gemelli” [https://youtu.be/q5AFa0wr9dU], “Quanto ti costa” [https://youtu.be/4j8NvVfoW-4] e “Dietro” (https://youtu.be/vgcEDOaInVQ. Noi di Oggi Cronaca abbiamo intervistato a seguire, per la nostra rubrica Oggi Musica, l’artista ventottenne.

Andrea, nella nostra chiacchierata di alcuni mesi fa ti chiesi di descriverti in quanto persona e come artista: oggi ti ripropongo lo stesso invito dacché questo è stato un anno sicuramente inedito ed altrettanto impegnativo per ognuno di noi e, come tale, alcuni stravolgimenti potrebbero essere stati portatori di scoperte e trasformazioni inerentemente alla prima persona… In realtà non credo di essere cambiato poi molto – cit. “Sono un rapper, ma anche un cantautore. Sono perfezionista, ma pure istintivo. Sono generoso, ma altresì avido. Sono un Gemelli, quindi in me convivono tratti opposti!”. Credo però di essermi irrobustito e di essere migliorato nell’esercizio del distacco dalle cose, che permette di affrontare meglio la vita.

Il tuo nuovo singolo si intitola “Parole al vento” [https://youtu.be/qBFhnPm7g5Q]: qual è l’origine e il perché di questo titolo? Questa canzone nasce dalla necessità di uno sfogo rivolto verso due categorie di individui, che sono due facce della stessa medaglia. Da un lato descrivo quelle persone che, dall’alto di una presunta autorevolezza, pontificano invece che intavolare un dialogo mentre dall’altro lato parallelamente descrivo chi, per pigrizia o per manifesta inferiorità, segue acriticamente presunti leader senza attivare il benché minimo pensiero critico.

Qual è il messaggio che vorresti trasmettere con il tuo brano “Parole al vento” e quali le aspettative e le intenzioni con cui è venuto alla luce? Nessun messaggio, nessuna aspettativa in verità. Semplicemente, ogni tanto, un bel vaffan**** alle persone e alle situazioni che generano emozioni negative è quello che ci vuole per ritrovare la pace.

Hai affermato, proprio a proposito di “Parole al vento”, che è un testo che esterna il tuo pensiero nei confronti di chi abusa del proprio status sociale e di chi, al contrario, si lascia influenzare senza prendere una posizione. A chi, in particolare, ti riferisci e vi è in tutto questo il riverbero di qualche tua esperienza autobiografica? Non si tratta tanto di un’autobiografia, quanto piuttosto di quello a cui tutti noi assistiamo sui social media ed attraverso i media tradizionali. Quale che sia l’argomento trattato, è sempre più raro trovare persone davvero intenzionate ad approfondire una prospettiva e ad uscire arricchite da un dialogo. Viceversa ciò a cui si assiste di continuo sono solo scontri tra posizioni ed ideologie, che terminano inevitabilmente ed immancabilmente con un banale “Io ho ragione, tu no”.

E a proposito di condizione sociale e prestigio, tu cosa ne pensi dei vari influencer? L’influencer è un lavoro come un altro, forse neanche così “nuovo” come potrebbe sembrare. Più che la bontà di chi è popolare in Rete, personalmente mi interessa invece la bontà del messaggio diffuso.

Qual è il tuo rapporto con la tecnologia, internet e i social? E quali ritieni siano i loro punti di forza e di debolezza? La tecnologia muove oggi qualunque aspetto della vita e si declina in un’infinita moltitudine di sfaccettature. L’aspetto più importante, a mio avviso, è come questo insieme di mezzi – insieme di mezzi che permette di fare cose che prima non erano pensabili – viene utilizzato. Credo che i punti di forza e i punti di debolezza di tali strumenti tecnologici, a conti fatti, siano gli stessi punti di forza e di debolezza delle persone. Un canale Instagram in sé non né buono né cattivo, bensì sono coloro che lo usano a determinarne il valore positivo o negativo in base all’utilizzo scelto.

Sempre a proposito di nuova tecnologia, come pensi sia cambiato il fare musica nel presente rispetto al passato anche in base all’avanzamento e alla diffusione dei nuovi strumenti a disposizione degli artisti? Nei processi di realizzazione della musica è cambiato tutto, sia per quanto riguarda la forma della canzone in se stessa, sia per quanto riguarda la sua composizione e creazione. Non avrei mai creduto che sarebbe stato possibile, ma siamo arrivati al punto in cui il mio produttore ed io stiamo lavorando attivamente alla realizzazione di musica senza mai incontrarci, nemmeno per registrare o per mixare. Chiaramente il contatto umano resta imprescindibile e non sarà mai sostituibile, eppure l’integrazione di questa con gli strumenti attualmente a disposizione sta ormai abbattendo ogni possibile barriera, il che – per il sottoscritto – è molto stimolante.

Hai dichiarato altresì che “Parole al vento” è uno sfogo che incarna una serie di atteggiamenti e attitudini nei confronti dell’esistenza che non riesci affatto a tollerare, da chi si erge a lider maximo alle persone che, per via dell’ignavia o della pigrizia, finiscono per farsi trascinare dal carisma di codesti individui. A causa di cosa, a livello sociale, secondo te si è arrivati a questo punto e come è concretamente possibile innescare e portare avanti un cambiamento? Questo sì che è un bell’argomento da trattato di sociologia …vorrei sapere e poter rispondere, ma non credo di essere la persona più indicata: finirei infatti per sviluppare tale tema cadendo nel banale e nelle frasi fatte. Sono in grado di analizzare gli effetti sul presente, perché sono sotto i miei occhi (così come sono sotto gli occhi di tutti), tuttavia non ho le competenze per dire con certezza quale ne sia la causa.

Quali sono i valori e le urgenze per te imprescindibili lavorativamente e no, ad ora? La mia più grande urgenza è di non fermarmi. Ho vissuto lo stop forzato di questa primavera in maniera negativa, seppur privilegiata, e il pensiero di restare fermo ancora mi terrorizza.

Qual è, a tuo avviso, il principale potere della Musica nonché il suo principale pregio e finalità? La musica è uno strumento potentissimo, l’unico che riesce a smuovere determinate corde. Le finalità possono essere molteplici, ma credo che tutto si possa comunque ridurre ad un unico, meraviglioso, scopo ossia intrattenere.

Come descriveresti la tua musica e il tuo fare musica? Mutevole. Cerco di rendere unico ogni progetto sia dal punto di vista del sound, sia dal punto di vista dell’approccio.

Secondo te quando un Artista merita la -a maiuscola, e cosa non dovrebbe mai venire meno in campo artistico? Credo che la cosa più importante per un artista sia, appunto, intrattenere. E quando dico “intrattenere” non intendo soltanto il “divertire”. Un grande intrattenitore ha il potere di suscitare emozioni nel suo pubblico, siano pur’anche negative, grandi riflessioni esistenziali e certo non meno attimi di semplice svago.

Sei dell’idea che nell’arte in generale sia già stato detto e fatto tutto, oppure c’è ancora spazio per l’inedito? Io sono dell’idea che ci siasempre spazio per qualcosa di nuovo. Ad esempio, nella musica, le commistioni tra generi musicali diversi possono dare vita a creazioni mai sentite prima. Il cross-over permette cioè alla musica di poter godere di un bacino di novità praticamente inesauribile.

A tuo parere esiste un significato oggettivo dell’arte al di là delle impressioni soggettive che, inevitabilmente, ci riguardano tutti? E in caso affermativo, qual è lo strumento per giungere a tale oggettività? Credo che nell’arte la “conditio sine qua non” sia in ogni caso la fruibilità. A parer mio, ovvero, esiste un confine oltre il quale un’opera smette di essere disponibile per il pubblico e, per quel che mi riguarda, quando tale confine viene superato, faccio fatica a considerare arte una creazione – al contrario, comincio a pensare di trovarmi davanti ad una masturbazione mentale, ad un puro gesto di autocompiacimento che ha davvero ben poco di artistico.

I tuoi prossimi progetti professionali e personali, a breve e a più lungo termine? In questo momento sono in modalità “topo da biblioteca”: sto sempre chiuso in studio a scrivere e a creare… e questi sono proprio i miei momenti preferiti!

Giulia Quaranta Provenzano