Come abbiamo annunciato nell’intervista esclusiva al Sindaco di Tortona Federico Chiodi prima di Natale (e chi non l’ha letta lo può fare collegandosi a questo link https://www.oggicronaca.it/2020/12/intervista-esclusiva-al-sindaco-chiodi-su-pandemia-interventi-lavoro-minoranza-problemi-cittadini-e-auguri/) abbiamo deciso di trattare a parte la vicenda dell’ospedale cittadino, rivolgendo al primo cittadino tre specifiche domande per capire quale sarà il futuro del nosocomio una volta che terminata la pandemia e la struttura finirà essere Covid Hospital.

In questa intervista non poteva mancare l’ospedale: quanto ti ha fatto arrabbiare la decisione di trasformarlo nuovamente in Covid?


Non parlerei di arrabbiatura perché cerco di affrontare nella maniera più razionale possibile ogni situazione, ma certamente ho fatto fatica a comprendere il perché di questa scelta da parte del DIRMEI . Avevamo lavorato a lungo, prima con il commissario Guerra e poi con il direttore generale Galante e il direttore sanitario Nardi dell’ASL, per confezionare un piano che potesse rispondere alle esigenze della provincia in ogni stadio di gravità della seconda ondata, senza togliere l’assistenza sanitaria fondamentale ai cittadini di Tortona, se non in estrema ratio, in uno scenario di gravità superiore alla prima ondata. Purtroppo si sono inserite logiche a spettro più ampio che coinvolgevano tutto il territorio regionale e la parte tecnica della Regione, dovendo fronteggiare una emergenza gravissima su Torino, ha scavalcato tutti e imposto una soluzione che, se si fosse ragionato in base alla gravità reale della situazione tortonese, non sarebbe mai stata necessaria. Purtroppo, a volte, essere parte di una compagine amministrativa più ampia comporta anche questo.

Che futuro vedi per l’ospedale di Tortona?

Quello per cui sto lottando da molto tempo, con il fondamentale supporto dei Sindaci del Tortonese, è riavere un presidio sanitario che sappia rispondere a tutte le situazioni emergenziali sul nostro territorio, con il supporto di un DEA di primo livello, oltre a fornire servizi di alta qualità su quelle che sono le eccellenze potenziali del nostro nosocomio: la chirurgia, la senologia e l’area oncologica, l’ortopedia e la riabilitazione, la diagnostica ad ampio spettro.

Interamente pubblico o anche col Privato?

Certamente mi piacerebbe che tutto questo venisse garantito dal sistema sanitario pubblico, ma gli elementi finora osservati mi fanno presumere che il pubblico non abbia la forza per sostenere un’offerta di questo tipo nella nostra città. Se così stanno le cose sarei ben lieto di una struttura gestita con una forma di collaborazione pubblico-privato, con il controllo saldamente in mano al pubblico, e i costi per il cittadino di una normale struttura del Servizio Sanitario Nazionale che possa però garantire quei servizi di cui abbiamo bisogno. Se questo sarà il punto di arrivo la strada passerà certamente per una selezione pubblica in base al vigente Codice degli appalti, in totale trasparenza e a tutela dei nostri cittadini.