Lo sapevate che un litro di olio usato, cioé quello che usiamo per friggere e gettiamo nel lavandino o nel water inquina un Km quadrato di mare? E lo sapevate che gli oli vegetali esausti pregiudicano il buon funzionamento della rete stessa intasando condutture e depuratori e che la depurazione delle acque inquinate da questo rifiuto richiede costi quantificabili in 1,10 € al kg?

Ma se fino ad oggi, nessuno sapeva come gettarlo adesso, finalmente Gestione Ambiente ha dato il via alla raccolta degli olii usati.


Con lo scopo di incrementare la raccolta differenziata dei materiali recuperabili e di offrire un ulteriore servizio ai cittadini, Gestione Ambiente S.p.A., infatti, ha installato sul territorio comunale appositi punti di raccolta, all’interno dei quali i cittadini potranno conferire gratuitamente, racchiuso in bottiglie di plastica, l’olio vegetale esausto.

Sono in totale 31 i contenitori collocati nei 14 Comuni, serviti dalla società, che hanno aderito all’iniziativa.

Ecco dove si possono trovare:

Ecco dove si possono trovare:

  • Alzano Scrivia:n. 2 (in Piazza Pietro Bassi e in Via Pier Felice Balduzzi);
  • Basaluzzo:n. 1 (in Via Nuova presso il Municipio);
  • Carrosio:n. 3 (in Piazzale Chiesa accanto alla campana del vetro, in Via Provinciale Sud accanto alla campana del vetro e in Via Roma/incrocio S.P. 160);
  • Castelnuovo Scrivia:n. 2 (in Piazza Libertà e in Piazza delle Scuderie);
  • Fresonara:n. 1 (presso il Circolo tennis in Via Basaluzzo);
  • Guazzora: n. 1(in Piazza XXV Aprile);
  • Isola Sant’Antonio:n. 2 (in Piazza Garibaldi e in Piazza della Posta);
  • : n. 3 (in Piazza Spinola, in Piazza 1° Maggio e in Strada Bellaria vicino alla campana del vetro);
  • Parodi Ligure: n. 1 (in Strada Zerbi presso il magazzino comunale);
  • Sale: n. 4 (in Via W. Churchill, in Via Marconi, in Via Felice Cavallotti e in Via Gerbidi);
  • Molino dei Torti: n. 1 (in Piazza Caduti per la Patria dietro al Palazzo comunale);
  • Serravalle Scrivia:n. 2 (in Via Romita e in Piazza XXVI Aprile);
  • Tortona: n. 2 (in Via Sacro Cuore e in Via San Giovanni Bosco); n. 1 a Vho (in Via del Fosso); n. 1 a Mombisaggio (in Piazza San Carlo); n. 1 a Castellar Ponzano (in Via Bruno Prati dal peso pubblico); n. 1 a Rivalta Scrivia (in Strada Provinciale per Pozzolo Formigaro presso i contenitori dal peso pubblico); n. 1 a Bettole (in Strada della Chiesa vicino alla Pro Loco);
  • Villaromagnano:n. 1 (in Piazza XXV Aprile dietro la sede del Municipio).

I contenitori potranno essere collocati in un secondo momento nei restanti Comuni che non hanno ancora aderito.

Raccogliere e recuperare gli oli esausti è importante quanto lo sono la raccolta e il riciclo di plastica, carta, umido e di tutti gli altri materiali di uso comune.

Ad oggi l’errore più comune è quello di gettare l’olio usato nello scarico del lavandino: ciò significa immetterlo nella rete fognaria permettendogli di raggiungere gli impianti di depurazione, con il concreto rischio di danneggiare l’apparato di chiarificazione delle acque o, comunque, rendere molto più difficile e oneroso il processo di depurazione. Il rischio che finisca in una falda acquifera, compromettendo la potabilità dell’acqua, c’è anche se l’olio viene disperso nel terreno.

La cosa giusta da fare è raccogliere l’olio vegetale utilizzato (dopo averlo fatto raffreddare) in una bottiglia di plastica e conferirlo nell’apposito contenitore stradale più comodo.

In alternativa, è possibile portarlo gratuitamente presso uno dei Centri di raccolta; l’elenco completo si può consultare sul sito dell’azienda www.gestioneambiente.net, al link: http://www.gestioneambiente.net/nostre-attivita-pagine/default.

L’olio riciclato è davvero oro, si può usare ad esempio per produrre energia, biocarburanti, lubrificanti, asfalti, bitumi e collanti.  

Ogni anno in Italia vengono immessi al consumo 1,4 milioni di tonnellate di olio vegetale (come olio commestibile o come ingrediente presente in altri cibi) per un consumo medio pro capite di circa 25Kg. Di questa quanti­tà si stima un residuo non utilizzato pari al 20%, che corrisponde a più di 280.000 tonnellate di olio vegetale esausto, presente in gran parte sot­to forma di residuo di fritture. Dalle stime più recenti si evince che circa 65.000 tonnellate di olio esausto viene prodotto dalla ristorazione (ristoranti, bar, alberghi), 45.000 tonnellate dalle attività commerciali e industriali (friggitorie, laboratori di rosticcerie, ristorazione industriale) e le restanti 170.000 tonnellate da consumi domestici nelle abitazioni. Il rifiuto olio e grasso commestibile, indicato con il codice CER 200125, non è considerato nocivo per la salute umana, ma è potenzialmente dannoso per gli ecosistemi se smaltito in maniera non corretta. L’olio vegetale e di frittura diviene un rifiuto quando a seguito del suo utilizzo subisce un processo di ossidazione, assorbendo le sostanze inquinanti della carbonizzazione dei residui dei cibi in esso cotti o fritti, da qui il termine “esausto”, ovvero non più utilizzabile a causa della perdita delle sue principali caratteristiche organolettiche. I produttori industriali di olio vegetale esausto devono attenersi all’ob­bligo di raccoltarecupero e riciclaggio degli oli e grassi vegetali e animali usati (D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152), però solo una piccola parte di tale olio viene raccolta e smaltita in maniera adeguata, soprattutto a causa della scarsa conoscenza, soprattutto dei cittadini che faticano a percepirlo come un rifiuto.

Lo smaltimento non corretto dell’olio vegetale esausto può produrre:

• il malfunzionamento degli impianti di depurazione delle acque;

• l’inquinamento del suolo;

• l’inquinamento freatico, con un impatto sui pozzi di acqua potabile;

• l’incremento dei costi globali per l’impianto di depurazione delle ac­que;

• l’inquinamento di fiumimari e bacini idrici.

Proprio quest’ultimo effetto nocivo è tra i più aggressivi per l’ambiente: l’olio esausto crea una superficiale pellicola che impedisce l’ossigenazione dell’acqua e compromette l’esistenza di flora e fauna. In più, l’olio esausto ostacola la penetrazione in profondità dei raggi solari danneggiando drasticamente l’ambiente marino e la vita in acqua. Basta infatti un kg di olio vegetale esausto a inquinare una superficie d’acqua di 1.000 m2. Se invece smaltiti nella rete fognaria, come spesso avviene nell’utilizzo domestico, gli oli vegetali esausti pregiudicano il buon funzionamento della rete stessa intasando condutture e depuratori: la depurazione delle acque inquinate da questo rifiuto richiede costi quantificabili in 1,10 € al kg.

Una volta raccolto, l’olio vegetale esausto è utilizzato per produrre bio­diesel o altri materiali: secondo il Decreto Ministeriale n. 186 del 5 febbraio 1998 e successive modifiche, quest’olio è utilizzabile per attività e prodotti di recupero come l’industria saponiera, i tensioattivi (con l’uso della glicerina prodotta dalla reazione chimica at­traverso la quale si arriva comunque al biodiesel), i materiali grassi e i prodotti per l’edilizia, tramite un processo chimico chiamato “rigenerazione”.

Basti pensare che mediante 100 kg di olio esausto si possono ricavare circa 65 kg di olio lubrificante base rigenerato (circa il 25% del mercato complessivo degli oli base lubrificanti è costituito da basi rigenerate) e 20/25 gr di biodiesel. In caso di qualità dell’olio scarsa o contaminata da agenti esterni, il liquido organico viene eliminato tramite un processo di termodistruzione. E’ quindi opportuno non miscelare l’olio vegetale ad altri oli, specialmente con quelli minerali destinati ai motori.