Sono dell’idea che le persone vadano apprezzate ed amata con rispettosa confidenza soprattutto in vita, che sproloqui di belle parole quando si giunge all’ultima stazione terrena servano ben a poco …è anche per questo motivo che arriccio sempre un po’ il naso al pensiero di mettermi a scrivere ed affollarmi tra e nella miriadi di prevedibili, quanto pavoneggianti, commemorazione e apprezzamenti a posteriori; e a che titolo dopotutto arrogarsi un simile assurdo, stonato ed improprio egocentrico diritto?!  

Il 6 luglio è morto Ennio Morricone e come ogni volta, quando vola verso più alti cieli un essere umano di incredibile e meraviglioso spessore interiore e conseguentemente molto di più ancora culturale, quando se ne va un Artista con le sue innumerevoli, rare, sfumature e chiaroscuri d’inesausto e mai raggiunto equilibrio a motore propulsore, la mia prima reazione è non riuscire a capacitarmene. Rimango incredula, sbigottita. Mi interrogo istintivamente, istantaneamente, sul come è possibile che sia venuto a mancare e non tanto sul perché se n’è ito. Mi domando poi se non si fosse potuta evitare (quel)la morte e non per trovare un “capro espiatorio” della tale, bensì in quanto mi pare intollerabile l’assenza di un rimedio per ciò per cui mi sembra in ogni circostanza banale/ non originale – e cioè non all’altezza del portentoso quid – andarsene. Ecco quindi che alla triste notizia mi sono chiesta <<Ma davvero si può morire per un femore rotto?>>. Certo, egli non è il primo a terminare il proprio soggiorno così, eppure un semplice osso come ha potuto rubarci un Maestro oltremisura speciale al cui genio non si è riusciti a rispondere tuttavia con ugual prodigiosa medicina per il corpo? Sì, io in ogni frangente e campo ho difficoltà ad accettare che l’impegno e la volontà non siano sufficienti al nulla è impossibile


Breve parentesi, a seguire. La sottoscritta è consapevole che non si è ciò che si dice. Si è, aristotelicamente, atto ovverosia ciò che si fa. Personalmente, mi mortifica ed uccide l’aver abbandonato alcuni propositi e “rinnegato” alcune Passioni poiché la potenza non è costituzione, non è che un’abortita bugia. Artista, all’opposto, è colui che dell’invisibile potenziale (intra)vede già la forma ed il modo, e gliela dona, gli altri possono essere sia incapaci, timorosi, ciechi che millantatori per quel che uno ne può sapere.    

Compositore, musicista, direttore d’orchestra ed arrangiatore Morricone non ha bisogno di un’ennesima biografia né di un mio commento alla sua Musica. Dunque desidero omaggiarlo invece con una breve riflessione, non ad epitaffio e lode del defunto ma piuttosto a sprone per tutti i disillusi ed i non – ancora o più – riconosciuti, esuli, dalla trasfigurata patria Arte. Ché tra l’essere seguiti e noti per il dimostrarsi commerciali e il portare avanti una missione in cui si crede v’è enorme differenza, sono due livelli di profondità spesso assai distanti ed antitetici. E pur la costante ricerca della maratoneta e al contempo non di rado velocista verità un po’ più in là dell’adesso di cui è compagna, la cura per una fede valoriale, non sono nel 2020 quasi mai sinonimi di apprezzamento ed ascolto, osservazione. Oggi che la fretta mitraglia l’attenzione e l’imo scavo, la qualità ha la peggio e non rimane che il desiderio di consumo sfrenato a non poter però neutralizzare realmente i personali e sociali demoni, a non poter significare altro che vuoti d’onestà intellettuale.     

Giulia Quaranta Provenzano